Martedì, 25 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2878

Proseguono gli incontri pubblici di approfondimento delle Rotte del Mondo
MIGRAZIONI DALL'EST ALL'OVEST: LA CONDIZIONE DELLE DONNE

Tante storie anche oggi nell'incontro delle Rotte del Mondo dedicato alle donne migranti. Storie di donne che hanno abbandonato l'Est per l'Ovest, anche lasciando in patria i loro figli, storie di missionari che al contrario sono andati all'estero, in Germania, ad assistere i nostri, di emigranti, quando eravamo noi ad andare all'estero. Storie speculari, storie di vita, di lavoro, spesso di sofferenza, di illusioni infrante. Storie che fanno riflettere, perché a volte sono storie di schiavitù, e interessano l'Europa: quella dell'Est, da cui provengono i migranti, e quella dell'Ovest, che li "accoglie", anche se questa non è sempre la parola più appropriata. 500.000 persone attualmente in Europa vivono lontano delle loro case e in condizioni di schiavitù, ha detto Manuel Carballo, direttore del Centro internazionale per la migrazione, la salute e lo sviluppo di Ginevra: in gran parte sono donne, utilizzate nell'industria del sesso o in altre attività illecite, come pure per lavori molto gravosi e privi di tutele. Vengono rapite, vengono percosse se cercano di fuggire. Non si nutrono abbastanza, vivono rinchiuse in alloggi sovraffollati. Si ammalano e non vengono curate. E' l'altra faccia delle migrazioni internazionali, quella che nessuno vuole vedere.-

Presenti all'incontro in sala Depero, moderato dal direttore del quotidiano Trentino Alberto Faustini, Oleksandra Arendarchuck, nata in Ucraina, dove ha studiato teologia e psicologia, prima di trasferirsi, come tante donne dell'Est Europa, in Occidente, dove ha fatto molti lavori, fra cui la badante, prima di diventare mediatrice culturale; suor Michelina Bettega, di Mezzano di Primiero, della Congregazione delle suore della Provvidenza, infermiera, dal 1992 in Romania; padre Carletto di Stefano, dei padri Bertoniani, dal 1998 in Georgia; don Silvio Pradel, nato a Primiero, dal 1973 al 2006 incaricato per la Pastorale agli emigrati in Germania, oggi parroco di Barco e in collegamento skype Manuel Carballo, direttore del Centro internazionale per la migrazione, la salute e lo sviluppo di Ginevra e docente alla Columbia University di New York.
Oleksandra Arendarchuck ha seguito il marito in Italia, come tante sue connazionali. "Ci fidavamo di queste agenzie che promettevano il lavoro, ma quando arrivavamo qui scoprivamo che la situazione era molto differente. La mia illusione era di tornare a casa mia, dove avevo lasciato i miei bambini piccoli, dopo 6 mesi. Invece non è stato così. E' lo stesso destino di tante donne che partono, con grandi aspettative, e poi non riescono a soddisfarle. Pensavo che in Italia fosse tutto più facile, che fosse come in un sogno, come i film che avevamo visto in tv. La realtà è diversa. Innanzitutto, se non sai una lingua, come lo trovi un lavoro? La lingua è stata la chiave di svolta. Grazie alla lingua, ho potuto cambiare, migliorarmi e alla fine, aiutare gli altri, i miei connazionali, nel mio lavoro di mediatrice."
Storie di emigrazione anche con suor Michelina Bettega. "Nel 1994 dal governo israeliano è arrivata in Romania della richiesta di forza lavoro. Molti uomini sono partiti. Alcuni ci sono anche morti. Ma chi ritornava aveva risparmiato un bel gruzzoletto in dollari. Poi si è aperta la strada dell'Italia e di altri paesi dell'Europa occidentale. Molti emigravano clandestinamente, facilitati dall'assenza di un controllo elettronico sui passaporti. In Italia sono emersi fenomeni di gelosia, da parte degli uomini che avevano lasciato le loro donne a casa. Dopo un po', le donne hanno seguito i mariti, spesso lasciando i figli a casa dai nonni. Ma non sempre la situazione è migliorata. I figli crescono abbandonati, un problema che col tempo si è ingigantito. Le donne rumene in Italia fanno perlopiù le badanti. Le condizioni di lavoro per loro sono spesso molto dure. Hanno orari pesanti, non possono fare riposi adeguati. Molte si ammalano e perdono il lavoro. A volte invece iniziano una relazione con un membro della famiglia che le accoglie, come il figlio dell'anziano che devono accudire, e il risultato è che si sfasciano due famiglie."
Padre Carletto di Stefano lavora in una delle zone della Georgia più esposte all'emigrazione. "L'emigrazione femminile cresce in maniera esponenziale, si dice del 18% all'anno. Come si emigra? Con un visto turistico, o andando al seguito di gruppi folcloristici. Poi c'è l'emigrazione clandestina vera e propria, sui mezzi di trasporto, nascosti, corrompendo i funzionari alla frontiera se si viene scoperti, o ancora, con i canotti, verso la Grecia. Arrivati a destinazione per almeno un anno i clandestini devono lavorare per ripagare l'organizzazione che li ha aiutati. Gli uomini faticano a trovare lavoro. Spesso partono prima le donne, poi gli uomini le raggiungono. Ma può succedere che non facciano nulla, che restino a casa ad aspettare la moglie e lo stipendio."
"Anche il Trentino è stata terra di emigrazione - ha sottolineato invece don Silvio Pradel, spostando il focus della discussione su un paese occidentale, la Germania - . Io sono stato in Germania trent'anni, ho visto la crescita dell'emigrazione italiana. All'inizio c'erano situazioni di disagio sociale anche forti, oggi siamo arrivati alla terza generazione, siamo più integrati. L'emigrazione in Germania è iniziata con gli uomini. Gli uomini partivano, poi quando si erano stabilizzati le donne li raggiungevano. Di solito le donne all'estero non lavoravano. Seguivano i mariti per motivi di ricongiungimento. In seguito, essendoci all'epoca molta offerta di lavoro, anche la donna ha iniziato a lavorare, e questo spesso ha comportato disagi per i figli. La storia di tante donne italiane all'estero è per certi versi simile a quella di Aleksandra. Solo che lei quando è partita aveva fatto degli studi, e qui in Italia ha imparato la lingua. Le donne italiane all'estero spesso avevano un bassissimo livello di istruzione, venivano catapultate dalle campagne nelle metropoli. Non imparavano il tedesco. Per loro tutto era nuovo. Anche con gli altri italiani spesso facevano fatica a legare, perché venivano da altre regioni. Da qui sono nati anche tanti traumi psicologici, per le donne e per i figli che spesso rimanevano in Italia, e se seguivano i genitori in Germania venivano relegati agli ultimi posti nelle aule scolastiche."
"La migrazione non è un fenomeno nuovo - ha detto invece in collegamento telefonico Manuel Carballo, che ha inquadrato in maniera più sistematica il problema delle migrazioni forzate - e così le schiavitù che spesso essa genera. Tuttavia le migrazioni sono indispensabili per lo sviluppo economico. Lo sviluppo dell'Europa si è basato su questo e continuerà a basarsi su questo. Sarà ovviamente importante il come gestiremo questo fenomeno. Ma qui parliamo soprattutto di migrazione 'forzata'. La prima e più feroce forma di migrazione forzata è stata la tratta degli schiavi. La seconda è stata generata dalla Seconda guerra mondiale. Ebrei, minoranze etniche come i Rom, e molti civili, sono stati costretti a lasciare le loro case, a lavorare forzatamente e poi, come sappiamo, spesso sono state uccise. Tragicamente oggi vediamo una nuova forma di schiavitù legata all'emigrazione, riguarda le donne dei paesi poveri che vengono rapite e costrette ad andare in altri paesi. E' un problema mondiale ma è diventato particolarmente grave in Europa. Si stima ci siano più di 500.000 donne e a volte anche bambini, costretti a spostarsi all'interno dell'Europa per fare dei lavori in maniera forzata, dalla prostituzione al traffico di droga. Ci sono anche uomini che vengono costretti a fare lavori pesanti, generando profitti elevatissimi per chi tira le fila. Le condizioni di vita di queste persone sono terribili. Dal punto di vista della salute pubbliche questa realtà coinvolge molte più persone di quanto non ci piaccia pensare, in particolare nell'industria del sesso, dove ad essere colpiti da malattie di vario genere sono anche i clienti. In Albania si stima che 8 casi di aids su 10 riguardino donne che si sono ammalate prostituendosi, all'Ovest, e che ritornano in patria perché liquidate dai loro manager."
Una realtà tragica, che si preferisce non vedere.

Immagini a cura dell'ufficio stampa: evento di lunedì sera al Sass, varie della giornata, evento delle 17 "Migrazioni donne dall'Est" e intervista a Oleksandra Arendarchuck. Questo servizio anche sulla webtv della Provincia: www.webtv.provincia.tn.it/

Questa sera alle 20.30 allo spazio archeologico sotterraneo del Sass incontro pubblico sui bambini di Chernobyll.

Il programma completo e la photogallery al sito: www.missionetrentino.it

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