Ad introdurre il presidente Karunakara vi era il giornalista Pietro Veronese, che ha evidenziato proprio questa crescente negazione, nei conflitti, dello spazio di neutralità, che ormai ha fatto venir meno il detto "non si spara sulla croce rossa". Veronese ha anche messo in luce il recente concetto di "responsabilità di proteggere" che dovrebbe essere uno dei principi guida delle azioni internazionali: "Nel 2005 il concetto di 'responsibility to protect' ha avuto un riconoscimento dalle Nazioni Unite che hanno affermato come in presenza di crimini di guerra, genocidio, pulizia etnica le nazioni abbiano la responsabilità di intervenire, ignorando l'eventuale sovranità dello stato". Ma su questa strada c'è ancora molto da fare, anche perché: "Manca una chiarezza - ha spiegato a questo proposito Unni Karunakara - ovvero non si sa come e quando intervenire".
A fianco del presidente di Medici Senza Frontiere anche Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell'ASERI - l'alta scuola di economia e relazioni internazionali e professori alla Cattolica, che ha elogiato il Mart - "pur essendo veronese non avevo mai visto questo posto, è bellissimo" - prima di affrontare l'argomento dei conflitti nei quali è coinvolta l'organizzazione: "In tempi recenti sono drammaticamente aumentate le guerre civili, anzi si può dire che praticamente tutti i conflitti in cui siamo stati coinvolti negli ultimi 20 anni siano state guerre civili internazionalizzate. È cambiata la natura della guerra, il suo scopo e i teatri periferici sono sempre di più. Dal punto di vista militare l'Occidente è ancora il signore della guerra, ma il paradosso è che questi conflitti non producono più i risultati che producevano un tempo".
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