Giovedì, 23 Maggio 2024 - 19:32 Comunicato 1230

Lectio magistralis Fitoussi 2024: il malessere delle democrazie tra polarizzazione e populismo

Ogni anno, con il Seminario Jean-Paul Fitoussi, il Festival dell'Economia intende trattare temi di largo respiro, contribuendo così a ricordare la figura dell'economista francese scomparso all’improvviso il 15 aprile 2022. Quest'anno, il Seminario è stato tenuto da Massimo Egidi, professore di behavioral economics, nonché già Rettore alla LUISS Guido Carli di Roma e all’Università di Trento. Presente alla lectio, anche la moglie dell’accademico, Annie Zaïra Fitoussi.
Il malessere delle democrazie tra populismo e polarizzazione – Lezione Fitoussi 2024 Nella foto: Annie FITOUSSI; Alberto FAUSTINI; Massimo EGIDI [ Nicola Eccher - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Introdotta dal giornalista Alberto Faustini, la lectio magistralis su Jean-Paul Fitoussi, si è aperta con un ricordo appassionato della moglie, Annie Zaïra, di origine ebreo-berbera, nata in Tunisia ed emigrata in Francia, dove ha intrapreso gli studi di diritto.

Annie Fitoussi, che ha esercitato la professione di avvocato e scrittrice, prima a Strasburgo, poi a Firenze, a Roma e a Parigi, ha parlato del rapporto stretto, speciale, di Jean-Paul con l’Italia. “Mio marito è nato in Tunisia, un paese bagnato dal Mediterraneo e crocevia di popolazioni. Negli anni ’50, in Tunisia si parlava una lingua mista arabo, francese e italiano. L’orecchio di Jean-Paul così, si è presto abituato alla musicalità della lingua italiana. L’Italia - ha ricordato la scrittrice - è stata per Jean-Paul la patria del cuore, un legame magico, un vero e proprio amore. Jean-Paul amava l’Italia ancora prima di conoscerla. Amava la letteratura, la canzone, il cinema italiani. L’Italia era già nel suo cuore ancor prima di venirci a vivere". Annie ha accennato quindi a Firenze, dove con il marito ha vissuto per quattro anni in una villa medicea e ha ricordato infine, come in Italia, Jean-Paul Fitoussi sia stato anche un protagonista discreto della politica, soprattutto su temi di respiro europeo.

Uno spaccato intensamente umano quello regalato da Annie Fitoussi del marito economista. Ed è stato il professor Massimo Egidi che raccogliendo il testimone, ha continuato nel ricordo di questa figura emblematica, con una lectio magistralis che ha ripreso in più passi, alcuni temi tanto cari a Fitoussi. Primo fra tutti, quello che ispirava il titolo della lectio stessa: l’attuale malessere delle democrazie.

Il professor Egidi ha definito la democrazia, l’istituzione nella quale c’è competizione tra partiti per il potere e questa competizione è originata dal voto delle persone. Si riconosce nella democrazia  - ha spiegato l’accademico - un modo per risolvere il conflitto sociale e per trasformarlo in modo pacifico e permettere che le parti che hanno interessi diversi, possano dialogare fra loro. Quando il dialogo diventa difficile, ecco che nasce la polarizzazione, che significa che le parti non dialogano più o lo fanno difficilmente. La distanza tra le parti  - ha detto il professor Egidi - non diventa più un luogo per scambiare proposte, per avere un terreno comune fatto di un insieme di valori molto vasti, dove una parte del conflitto viene accettata. Aumentando la polarizzazione, si rischia di non riconoscere e di allontanarsi da questi valori condivisi e accertati.

Il professor Egidi ha spiegato come la polarizzazione non sia sempre stata così forte come oggi, negli Stati Uniti in particolare, ma anche in Europa. C’è una fase storica importante che è la fase prima degli anni ’70, dove i partiti riconoscevano comunque una serie di istituzioni costituite, come l’esistenza di modi di proteggere la popolazione, per ridurre le diseguaglianze. Queste istituzioni resistettero fino agli anni ’80, una parte riconosciuta che sopravvisse alla parte di conflitto dei singoli partiti. Il punto chiave del cambiamento avvenne con il presidente Reagan, emulato poi da altri, che introdusse il processo di liberalizzazione economica, che intendeva ridurre le posizioni del welfare state e diede origine ad una sorta di confusione tra liberalismo e liberismo. Liberalismo politico che riconosce la libertà degli altri, diverso dal liberismo economico, dove si dà al mercato un ruolo primario che riduce il ruolo delle altre istituzioni, prima di tutto lo Stato.

Questa fu la grande spinta che portò al superamento dell’”età del consenso” e all’arrivo di una situazione in cui si è confuso liberalismo e liberismo e dove la sinistra è stata portata a trovare altri diritti da difendere. Un processo che ha spostato anche il pubblico votante della sinistra e ha fatto sì che, paradossalmente, il voto dei ceti più poveri e degli operai andasse in mano alla destra. Un cambio di tendenza con un aumento della polarizzazione e un’inversione nei ruoli in ambito elettorale.

Il tema della polarizzazione, caro a Jean-Paul Fitoussi porta a capire perché da essa nasca il populismo. Questo  - ha spiegato bene il professor Egidi - è strettamente connesso alla caduta della capacità di leadership di lungo periodo.

Se i partiti non riescono a garantire alla popolazione una serie di risultati aspettati, in quel momento il problema del vero leader di partito che è quello di fare una promessa che possa essere mantenuta, non ha piena controparte. E’ una promessa parziale, contraria a quello che dovrebbe accadere nella politica del leader teorico, quello di approccio weberiano. La riduzione del conflitto avviene così nel lungo periodo che presuppone una condizione di fiducia, basata su principi, etica, idee morali. Ma come fa il cittadino a fidarsi oggi, in un periodo in cui le stesse norme etiche e morali si sono indebolite? C’è un problema serio, un calo di credibilità sia delle ideologie e l’interesse dei partiti sempre più deboli dal punto di vista etico, che preferiscono promesse a breve termine, più convenienti perché di sicura soddisfazione. Ma una promessa immediata non supera il problema e questo si chiama populismo. 

(ds)


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