
La Torre ha fondato il Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione, dirige lo studio legale Wildside Human First che si occupa di diritti civili, progetta percorsi di Diversity & Inclusion, insegna parità di trattamento, educazione all’uso consapevole del digitale.
In dialogo con la giornalista de Il Sole 24 Ore Manuela Perrone, ha parlato di come è nato il libro. “Dal racconto di mia nipote adolescente, che mi ha detto che quando ti fidanzi, se lui non ti chiede di geolocalizzarti entro due settimane significa che non ti ama. Ho iniziato a indagare quanto diffuso è il fenomeno, che poi il gps è la versione 2.0 di chi ti chiama continuamente per controllarti. Un modello che i giovani hanno imparato da noi, dai media che passano continuamente questi messaggi, veicolando la violenza psicologica come fosse una cosa normale” ha precisato.
Si è poi parlato di violenza economica. Un dato: il 58% delle donne italiane non ha un proprio conto personale, percentuale che si alza al sud. “Questo significa dover andare dall’altra persona a chiedere i soldi, qui c’è un controllo economico, che è il primo e più grande problema da superare per chi vuole scappare dal giogo della violenza: se non hai i soldi, un lavoro, dove vai? Ho provato a dare dei suggerimenti concreti per uscirne, per rendersi autonome. Ricordate, l’indipendenza economica è garanzia di libertà” ha proseguito La Torre, rivolgendosi alle numerose ragazze nel pubblico della Filarmonica.
Infine lo stalking e le tante storie assunte alla cronaca. “L’Italia è stata condannata cinque volte dalla Corte europea dei diritti umani per non aver protetto le vittime di stalking. Si sottovaluta culturalmente la violenza. Cosa non funziona? Diversi i motivi: ci sono problemi normativi, culturali, un linguaggio pubblico diffuso ed infine mancano le risorse” ha chiuso, rispondendo infine alle domande del pubblico.