Sabato, 02 Giugno 2018 - 18:44 Comunicato 1323

Le radici del populismo nel crollo dei salari

La Sala Margonerie del Castello del Buonconsiglio ha ospitato un incontro per discutere il legame tra il calo del reddito dei lavoratori e la crescita del populismo nelle economie avanzate. Nelson Barbosa, docente di Economia alla Scuola di economia di San Paolo, in Brasile, nonché ex ministro delle Finanze carioca, ha dialogato con Olivier Tosseri, corrispondente a Roma del giornale economico francese “Los Echos”. “La mia redazione si è spaventata per il nuovo governo anti-sistema italiano. Della serie, dopo Trump e la Brexit, ora tocca all’Italia”, ha esordito il cronista.

La tesi di Barbosa è che le disuguaglianze in Occidente abbiano spinto sempre più verso proposte populiste, anche a causa della repressione salariale, soprattutto nella politica fiscale. La quota salariale, infatti, dagli anni ‘60 è diminuita. “Nel breve periodo la fluttuazione subisce gli shock della recessione ma anche la politica macroeconomica ha influenza. A lungo termine i fattori da prendere in considerazione sono la demografia, i trend di produttività e di domanda, la globalizzazione finanziaria, i cambiamenti istituzionali e i conflitti di classe”. 

Il Fondo monetario internazionale, dalla sua, spiega il declino dei salari come il risultato di un cambiamento tecnico, legato alla riduzione nel prezzo relativo del capitale e all’automazione. Parte di questo cambiamento è frutto anche dell’integrazione commerciale e di fattori politici.

Un’elevata insicurezza lavorativa e salari più bassi sono associati a una disuguaglianza di guadagno percepita come ingiusta. Il populismo poi si nutre di questa insofferenza e si rinforza nel rappresentare i “reali interessi della gente”

Barbosa ha poi proposto un confronto tra populismi di destra e sinistra, tra Sud America e Paesi Occidentali. “In Sudamerica la molla che fa scattare il populismo di sinistra sono gli interventi a favore del capitale, a destra la corruzione e il governo inefficiente. Da sinistra il target sono i finanzieri, a destra i politici corrotti. Nei Paesi più avanzati, invece, la molla a destra è l’immigrazione e le perdite legate al commercio, con il bersaglio che diventano i burocrati del governo”.

Ci sono comunque tante alternative economiche per evitare l’insorgere del populismo che prevedono la divisione del rischio e dei costi del cambiamento strutturale. Il bilancio dei governi però deve essere riorientato verso la riduzione dei conflitti sociali e la crescita degli investimenti, approfittando dei bassi tassi di interesse. Esempio storico di questa strategia è stata la politica applicata dopo la riunificazione della Germania.

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