Venerdì, 03 Giugno 2016 - 19:22 Comunicato 1156

Le megalopoli del futuro? Deurbanizzate e in mano alla finanza, nuovo "padrone del vapore"

Nel 2030, fra meno di quindici anni, il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle città. Ma "città" significa anche diritti di cittadinanza attiva, partecipazione alla cosa pubblica, integrazione. Sapranno le nuove megalopoli garantire questi diritti? La domanda vera che si pone Saskia Sassen, studiosa di questi fenomeni alla Columbia University, dove presiede un Comitato sul pensiero globale, è "chi possiede le nostre città?" In casa nostra, ad esempio, potremmo essere tentati di rispondere ricordando "Mafia Capitale" con il 35 % di esercizi commerciali di Roma che si calcola essere nelle mani dell'usura. Ciò che però preoccupa maggiormente la studiosa americana, che non vuole parlare esplicitamente di "città in mano alla grande criminalità" preferendo invece fare riferimento ad una diffusa "illegalità" è la "deurbanizzazione" delle città, la loro crescita esponenziale che si accompagna alla perdita di identità, anzi alla dissoluzione dell'idea stessa di territorio.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, le grandi corporation, multinazionali immobiliari e delle assicurazioni, hanno iniziato ad acquistare a mani basse porzioni sempre maggiori di "terreno urbano". Detroit ne è forse l'esempio più lampante, una città che sta vivendo un impressionante fenomeno di abbandono da parte di settori sempre più consistenti di popolazione. "La finanza, il nuovo padrone del vapore - dice Sassen - spreme le città come una miniera, cercando di estrarvi quanto più valore possibile prima di abbandonarle; acquistano territorio semplicemente comprando del suolo edificabile o già edificato. Alla gente va però riconosciuto il diritto di protestare. Abbiamo il bisogno di creare città inclusive, capaci di accogliere masse di migranti che hanno la legittima aspirazione di integrarsi"



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