Domenica, 27 Settembre 2020 - 11:57 Comunicato 2238

Le imprese italiane di fronte alla sfida della sostenibilità

Coniugare sostenibilità ambientale e sviluppo economico. È questa la sfida che spetta alle imprese italiane, impegnate a superare un periodo storico complicato come questo, segnato dalla pandemia da coronavirus e da tutti i suoi effetti collaterali. All’incontro in videoconferenza organizzato dal Gei (Gruppo Economisti d'Impresa, che raggruppa coloro che svolgono la professione di economista) sono intervenuti Gregorio De Felice (Chief Economist di Intesa Sanpaolo), Alessandra Lanza (senior partner di Prometeia, uno dei più prestigiosi centri studi italiani) e Andrea Goldstein (senior economist dell’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Tutti e tre, assieme al coordinatore dell’incontro Massimo De Andreis (presidente di Gei), si sono trovati d’accordo su un punto importante: le imprese italiane riusciranno a superare questa fase.

“L’Europa si è data dei modelli di sviluppo molto stringenti, che puntano alla carbon neutrality e che impatteranno sul mercato - ha spiegato Massimo De Andreis - È facile trovare consensi sugli obiettivi ambientali, ma ben più difficile è trovare delle soluzioni per realizzarli”. Ci sono delle incongruenze che fanno capire quanto tutto sia complicato. “Ci stiamo concentrando sull'elettrico per avere meno emissioni, ma resta il fatto che il 46% dell’energia elettrica in Europa è prodotta attraverso risorse fossili, il 67% in Cina e negli Stati Uniti il 64%. C’è poi il tema delle batterie, che hanno delle conseguenze ambientali pesanti dal punto di vista del loro smaltimento”.

La ricerca della sostenibilità non è solo un dovere, ma può essere anche un'occasione. “C’è la consapevolezza che il pianeta non abbia risorse infinite, quindi la crescita deve tenere conto del concetto di sostenibilità - ha affermato Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo - Non ne va solo della salvaguardia dell’ambiente, ma è l’occasione per le aziende italiane di diventare leader in un settore che ha grandi possibilità di sviluppo. Uno dei filoni da seguire è quello della decarbonizzazione, ossia della riduzione delle emissioni”. Puntare sul green è la scelta giusta. “Abbiamo fatto delle stime secondo le quali le imprese che hanno puntato di più sull’ambiente hanno una decina di punti di fatturato più alta rispetto alle altre. L’Ocse ha stimato che occorreranno settemila miliardi di dollari per gli investimenti sostenibili per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La finanza già oggi si sta muovendo con decisione per favorire questo tipo di trasformazione”.

“Condivido con Gregorio che questa sia una sfida non più rimandabile - ha detto Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia, uno dei più prestigiosi centri studi e di analisi italiani - È evidente che bisogna porre in atto delle misure per contrastare il cambiamento climatico. La pandemia rende disponibili nuove risorse per finanziare un cambiamento. Le scelte da fare hanno bisogno di una politica industriale lungimirante, che guarda a tutti gli aspetti che coinvolgono la politica green, e impone scelte responsabili che hanno dei costi. Per produrre green, a volte, si inquina molto, quindi non è certo questa la strada da seguire. Il punto centrale è quello di recuperare il senso della politica industriale, una politica di sviluppo che guarda al futuro, e che deve guidare il processo green”.

“Questa crisi colpisce l’Italia più degli altri perché è un paese che negli ultimi vent’anni è cresciuto molto meno - ha spiegato Andrea Goldstein, senior economist dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - Bisogna andare verso delle riforme che aumentino la possibilità di allocare i fattori produttivi verso i settori che garantiscono la sostenibilità del sistema economico e del debito. La crisi colpisce inoltre le nascite e spinge ulteriormente verso l’estero i lavoratori italiani. Da non sottovalutare la conseguenza che ha portato la chiusura delle scuole: secondo una stima dell’Ocse Pisa abbiamo subito una perdita di sette punti percentuali”.

Le imprese italiane riusciranno a superare questa fase? Saranno resilienti e più forti, o ne usciranno più deboli? La risposta dei tre esperti è concorde.

“Sì, io sono ottimista - ha affermato Gregorio De Felice - le imprese ce la faranno perché hanno già subito una selezione molto dura dalla crisi del debito sovrano in poi. Quelle che hanno superato quella fase supereranno anche questa”.

“Le imprese che sono sopravvissute alla crisi dei mutui subprime e del debito sovrano sono già più forti, però è venuto il momento di non lasciarle sole - ha ricordato Alessandra Lanza - Non è sufficiente fornire loro soltanto gli elementi ambientali di cui hanno bisogno, è necessaria una vera politica di indirizzo europeo”.

“Sono ottimista anche io - ha concluso Andrea Goldstein - ma solo perché c’è già stata una selezione delle imprese, che probabilmente sopravvivranno anche alla nuova ondata di crisi che stiamo vivendo. Spero che ne usciremo, ma non ne usciremo così presto”.

 

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