Venerdì, 03 Giugno 2016 - 18:10 Comunicato 1149

Le Fondazioni Bancarie, luoghi di crescita sociale

“Bisogna ridare fiducia ai giovani e tranquillità agli anziani, bisogna credere in una finanza etica ed in un’economia che non produca scarti, pensando che le risorse siano sempre infinite. Ma bisogna anche credere in una visione unitaria d’Europa, perché il problema dell’immigrazione non si risolve localmente. Questa è la via per uscire dalla crisi globale. Una via non facile, ma vale la pena di provarci. E le Fondazioni Bancarie, in questo, hanno il compito di fare welfare di comunità, ciò vuol dire rispondere in maniera innovativa alle nuove emergenze sociali perché nessuno dev’essere lasciato indietro”. Istrionico e per nulla visionario, certamente controcorrente, il presidente di ACRI e di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha lanciato messaggi importanti nell’incontro organizzato da Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto (Caritro) nell’ambito del Festival dell’Economia.

Alle affermazioni di Giuseppe Guzzetti (Presidente di ACRI, l'Associazione Nazionale delle Casse di Risparmio e delle Fondazioni di origine bancaria, già presidente di Fondazione Cariplo), il vicedirettore de Il Sole 24Ore Alessandro Plateroti, che ha moderato l’incontro, ha aggiunto: “Al di là delle statistiche economiche c’è una creatività di fondo nel paese che è ancora straordinaria. Ci sono ancora speranze di uscire dalla crisi”. Certamente, in questo, anche le Fondazioni di origine bancaria possono giocare un ruolo importante. Nate con la legge Amato del 30 luglio 1990 – come ha spiegato Michele Iori, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto - sono soggetti privati non profit che godono di un’autonomia strutturale e gestionale: una “doppia natura”, frutto dell’incontro tra pubblico (da intendersi in questo caso non come “Stato”, bensì estensivamente come res publica) e privato.  Da un punto di vista etico, per la genesi del proprio capitale, che deriva dai risparmi, dalla fatica, dai sacrifici dei lavoratori italiani e per le responsabilità morali che ne derivano, le Fondazioni bancarie operano e investono “nell’esclusivo interesse generale delle comunità di riferimento”. Contemporaneamente, da un punto di vista giuridico, agiscono quali enti privati a servizio dei territori in cui si trovano e di cui sono espressione con dinamicità, flessibilità e autonomia decisionale. Nella loro storia hanno saputo rinnovarsi notevolmente per rispondere con più efficacia alle nuove esigenze del territorio, interpretando un ruolo multidisciplinare, che le rende attualmente incubatori di crescita e sviluppo sociale e culturale nonché volano per l’economia.

“Le Fondazioni gestiscono capitali che devono essere reinvestiti, ma in maniera oculata e diversificando gli investimenti – spiega Guzzetti – solo così il patrimonio diventa fruttifero e possono essere portate avanti azioni e progetti erogativi. “Dobbiamo dare fiducia ai minori e ai giovani, tranquillità agli anziani” – ha proseguito Guzzetti  -  Fino ad ora abbiamo vissuto in un sistema legato a certi paradigmi e schemi, un’economia di tipo lineare, basata sulla convinzione che le risorse naturali siano infinite, e quindi secondo uno schema di produzione-consumo-scarti-rifiuti. Oggi questo tipo di concezione non è più sostenibile. L’economia reale deve porsi l’obiettivo di un sistema circolare, dove le attività produttive sono in grado di riciclare lo scarto e di non produrre rifiuti”.

Grande è la capacita delle Fondazioni associate all’Acri di fare sistema: sia fra loro quando si tratta di sviluppare progetti comuni, come nel caso degli interventi di fronte alle situazioni di emergenza, sia con altri protagonisti della vita collettiva, in particolare il non profit e il privato sociale. Fra gli esempi più significativi di collaborazione citati da Guzzetti: la Fondazione con il Sud e l’Housing sociale. Altro punto approfondito da Guzzetti è quello del rapporto delle Fondazioni con le banche. Le banche italiane, rispetto alle altre sono molto più banche commerciali orientate al supporto della economia reale. “Negli anni – ha spiegato Guzzetti – le Fondazioni hanno dismesso consistenti quote delle banche che inizialmente controllavano e nel processo di dismissioni hanno tenuto presente, oltre la buona remunerazione del capitale disinvestito, come era giusto per la valorizzazione dei loro patrimoni, anche l’opportunità di cominciare a creare dei “campioni” nazionali in grado di competere su un mercato che si andava sempre più internazionalizzando”. Quindi, non stupisce che le Fondazioni siano tuttora azioniste delle banche italiane: delle Casse di Risparmio Spa e dei gruppi nati dalle aggregazioni realizzatesi negli anni. “Azionisti stabili – ha rivendicato Guzzetti – che non hanno mai fatto mancare il necessario sostegno per la crescita e il rafforzamento delle loro partecipate, anche, e soprattutto, in frangenti complessi come quelli degli ultimi anni e ancor più dei nostri giorni. Le Fondazioni hanno sottoscritto consistenti aumenti di capitale, evitando cosi che dovesse entrare in campo lo Stato – e quindi i soldi del contribuente – per rafforzare i patrimoni delle banche italiane, come e invece avvenuto negli Usa, in Gran Bretagna, in Germania con le Sparkassen, le Landesbanken, la Commerzbank, e come sta avvenendo in questi giorni in Spagna. Questo aspetto delle banche italiane partecipate dalle Fondazioni non viene mai messo in evidenza. Da parte delle Fondazioni non si e trattato dunque di voler mantenere posizioni di forza nelle banche, ma di accollarsi un impegno – gravoso – nell’interesse della banca e della stessa Fondazione, la quale ha cercato cosi di difendere il valore di un proprio asset. Ma anche e soprattutto, riteniamo sia stato nell’interesse del Paese”. Tra gli esempi citati prende forma anche quello dell’attuale Fondo Atlante (che non a caso si chiama come il Titano che reggeva sulle spalle il peso della volta celeste) il fondo promosso dal governo con risorse private per il settore bancario e lanciato dalla Sgr Quaestio di Alessandro Penati, Cariplo e altri soggetti istituzionali per fare da rete di sicurezza agli aumenti di capitale e risolvere il problema delle sofferenze, che “dev’essere sulle spalle di tutti”.

 

 

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