Alla conferenza hanno partecipato anche il sovrintendente scolastico Giuseppe Rizza e la dirigente generale del Dipartimento istruzione e cultura della Provincia autonoma di Trento Francesca Mussino.
il prof. Rizza ha spiegato nel dettaglio la riforma: “Il nuovo modello ha obiettivi molto alti e ambiziosi, si parte dalla centralità della valutazione come sistema equo che incoraggi la crescita degli studenti, con un focus molto forte sulla personalizzazione e l'accompagnamento della scuola, attraverso una progettazione e un contesto in cui l’apprendimento possa svilupparsi con serenità ed efficacia. Ciò che cambia è che alla fine del secondo e del quarto anno ci dovrà essere un recupero pieno delle carenze e sarà comunque il Consiglio di classe a valutarlo. Le famiglie saranno coinvolte nel processo di recupero del debito. Per l’esame di maturità avremo un’armonizzazione con il quadro nazionale, che prevede un elaborato critico in caso di valutazioni insufficienti nelle capacità relazionali. Alla fine di ogni biennio, se permangono carenze - per numero, gravità e tipologia - compatibili con la prosecuzione, il consiglio di classe può rinviare il giudizio finale a fine agosto, offrendo così un’ultima occasione di recupero. Al termine, lo scrutinio finale tiene conto dei risultati delle prove integrative. Il sistema proposto rafforza l’autonomia dello studente, potenzia i ruoli degli insegnanti come esperti disciplinari e come “facilitatori” dell'apprendimento e introduce meccanismi di rendicontazione e di valutazione come nelle migliori pratiche internazionali”.
La dirigente generale dott.ssa Francesca Mussino ha infine sottolineato come questo disegno di legge sia il primo tassello di una riforma più ampia e che mira alla revisione del sistema di valutazione nella sua totalità: “La riforma intervenuta lo scorso anno a livello nazionale ha sicuramente costituito un acceleratore, ma questo DDL si inserisce in una visione più ampia e di sistema: obiettivo prioritario è infatti quello di intervenire sul sistema di valutazione nella sua interezza e il disegno di legge rappresenta, certamente, il primo importante passo in questa direzione”.
Il testo del DDL, come ha sottolineato ancora Gerosa, oltre alla Commissione consiliare competente, sarà presentato al Consiglio del sistema educativo provinciale, ai dirigenti scolastici, alla Consulta dei genitori e degli studenti e a tutte le componenti della comunità scolastica.
I dati provinciali hanno messo in evidenza una situazione complessa: in media, il 30 per cento degli studenti presenta carenze, con punte più alte nel primo biennio e nelle discipline linguistiche e matematiche. Solo la metà degli studenti riesce a concludere il primo anno senza insufficienze o bocciature, e appena il 30 per cento completa l’intero ciclo in tempo, senza carenze. Questi numeri segnalano la necessità di un cambiamento profondo, capace di garantire percorsi più personalizzati e di prevenire la dispersione scolastica, esplicita e implicita.
Il nuovo disegno di legge propone di riformare l’attuale sistema di valutazione integrando in modo più organico gli aspetti formativi e quelli sommativi, promuovendo al tempo stesso processi di autovalutazione e di apprendimento consapevole. La valutazione non sarà più concepita come momento di verifica isolato, ma come parte di un percorso di crescita continua, in cui lo studente è accompagnato e sostenuto nella costruzione delle proprie competenze. I docenti avranno un ruolo centrale nel progettare attività di recupero e potenziamento curricolare ed extracurricolare, con l’obiettivo di personalizzare i percorsi di apprendimento e di potenziare la motivazione individuale. Gli studenti saranno comunque obbligati a partecipare ai corsi di recupero organizzati dalle scuole.
Elemento qualificante della riforma è il riconoscimento del valore educativo delle capacità relazionali, considerate parte integrante del percorso formativo e non più un aspetto marginale della condotta. Le difficoltà relazionali, se gravi e reiterate, potranno incidere sull’ammissione alla classe successiva o all’esame di maturità, ma potranno anche essere recuperate attraverso progetti educativi e civici mirati, volti a promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione responsabile.
Il nuovo modello dei “Cicli biennali chiusi” prevede un’articolazione del percorso di studi in tre fasi: un primo biennio dedicato al consolidamento delle basi culturali e metodologiche, un secondo biennio orientato al potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali, e un quinto anno volto al completamento e alla certificazione delle competenze acquisite. Il recupero delle carenze sarà progressivo e costantemente monitorato, evitando accumuli e disparità di trattamento tra scuole. La comunicazione con le famiglie e gli studenti sarà continua e trasparente, per favorire la corresponsabilità educativa e la consapevolezza del percorso di crescita.
La riforma sarà avviata in via sperimentale a partire dall’anno scolastico 2026/2027, coinvolgendo le classi prime per un periodo di cinque anni. Il Dipartimento Istruzione e Cultura coordinerà il monitoraggio dell’attuazione in collaborazione con enti di ricerca e valutazione come IRVAPP, IPRASE e ISPAT. I risultati saranno analizzati per individuare eventuali aree di miglioramento e per guidare l’entrata a regime del nuovo sistema.
Con questa riforma viene superata la logica dell’anno scolastico come unità chiusa e posta attenzione al percorso complessivo di crescita personale e relazionale, segnando un cambiamento culturale profondo. Il nuovo modello investe sul futuro dei giovani e rafforza la responsabilità educativa della comunità scolastica, valorizzando la scuola come luogo di apprendimento, di relazioni significative e di costruzione della cittadinanza.
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