Giovedì, 23 Maggio 2024 - 18:26 Comunicato 1222

La soluzione alla crisi dell’Occidente? Resistere, fortificare e vincere

“Oggi regna la superficialità e una forte spinta l’hanno data prima le TV commerciali, poi internet, con le speranze di democrazia della Rete dove si trova tutto, troppo, vale a dire niente; oggi, invece, è l’epoca dei social.” Così Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore e Presidente del Comitato scientifico del Festival dell’Economia di Trento ha aperto al Cinema Vittoria l’incontro sul tema “Così cadde l’impero romano”, con Francesco Gaetano Caltagirone, Presidente del Gruppo Caltagirone e Aldo Cazzullo, Giornalista del Corriere della Sera. Di fronte alla superficialità regnante occorre, ha detto Tamburini, capire dove stiamo andando, aumentare una conoscenza che diventi consapevolezza e protagonismo. Dobbiamo trarre insegnamento dal passato per capire il futuro, mentre vediamo che il pendolo della storia si sposta oggi da occidente a oriente. Ecco perché è importante capire le ragioni della caduta dell’Impero romano.
Festival dell'Economia Così cadde l’impero romano Nella foto: Francesco Gaetano CALTAGIRONE; Fabio TAMBURINI; Aldo CAZZULLO [ Nicola Eccher - Archivio Ufficio Stampa PAT]

La risposta è arrivata da Francesco Gaetano Caltagirone, che ha ricostruito ascesa e declino dell’Impero. A renderlo grande fu il patrimonio valoriale dei romani: la libertà come bene supremo, l’equità, la sacralità dello Stato che contava molto più dell’individuo, la dignità e lo spirito di sacrificio per la collettività rispetto agli interessi del singolo, accanto naturalmente alla potenza militare. Tutte queste qualità hanno reso grande prima la Repubblica e poi l’Impero, guidato da un’oligarchia illuminata coadiuvata dal popolo e da ottimi amministratori, costruttori e manutentori di grandi opere. Ma l’espansione territoriale, il riconoscimento a tutti della cittadinanza romana ha portato le genti dell’Impero a reclamare autonomia, sino ai tentativi di scissione e alle auto-proclamazioni di vari imperatori. È arrivata poi la “de-romanizzazione”, con il riconoscimento del cristianesimo, lo spostamento della Capitale, la centralità della fede e poi l’intolleranza.
Ma l’Impero non è mai completamente caduto, almeno nei simboli, ha affermato Aldo Cazzullo, Giornalista del Corriere della Sera. Ogni imperatore della storia si è presentato come un nuovo Cesare, anche dal punto di vista etimologico, basti pensare a termini come “Kaiser” e “Zar”. Diversi Paesi usano simboli che derivano dall’Impero romano. Il lessico di tante lingue, il nome dei mesi, persino i segni zodiacali testimoniano l’eredità dei romani. Anche le principali questioni con le quali oggi ci confrontiamo sono simili alle sfide che l’Impero ha affrontato, come i flussi migratori. E i romani non erano razzisti. Capirono anche – ha aggiunto Cazzullo – l’importanza di “aprire” al Cristianesimo, anche se questo ha rappresentato il capovolgimento degli stessi valori romani.
Guardando al presente, secondo Caltagirone oggi in occidente abbiamo perso le qualità per essere “i primi”. Qualità che abbiamo maturato in decine e decine di generazioni. Ormai, però, abbiamo esportato il nostro modello, la nostra conoscenza altrove. In una società dove l’economia governa, la produzione si sposta dove abbiamo portato questo patrimonio di conoscenza e l’occidente si sta de-industrializzando. Per invertire la rotta dobbiamo andare oltre la convenienza economica pensando anche alla convenienza strategica, altrimenti la decadenza sarà inevitabile. Saranno ormai le prossime generazioni a trovare una soluzione.
La chiusura è stata di Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore: resistere, fortificare e vincere di fronte allo spostamento del pendolo della storia da occidente a oriente.

(ac)


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