
La risposta è arrivata da Francesco Gaetano Caltagirone, che ha ricostruito ascesa e declino dell’Impero. A renderlo grande fu il patrimonio valoriale dei romani: la libertà come bene supremo, l’equità, la sacralità dello Stato che contava molto più dell’individuo, la dignità e lo spirito di sacrificio per la collettività rispetto agli interessi del singolo, accanto naturalmente alla potenza militare. Tutte queste qualità hanno reso grande prima la Repubblica e poi l’Impero, guidato da un’oligarchia illuminata coadiuvata dal popolo e da ottimi amministratori, costruttori e manutentori di grandi opere. Ma l’espansione territoriale, il riconoscimento a tutti della cittadinanza romana ha portato le genti dell’Impero a reclamare autonomia, sino ai tentativi di scissione e alle auto-proclamazioni di vari imperatori. È arrivata poi la “de-romanizzazione”, con il riconoscimento del cristianesimo, lo spostamento della Capitale, la centralità della fede e poi l’intolleranza.
Ma l’Impero non è mai completamente caduto, almeno nei simboli, ha affermato Aldo Cazzullo, Giornalista del Corriere della Sera. Ogni imperatore della storia si è presentato come un nuovo Cesare, anche dal punto di vista etimologico, basti pensare a termini come “Kaiser” e “Zar”. Diversi Paesi usano simboli che derivano dall’Impero romano. Il lessico di tante lingue, il nome dei mesi, persino i segni zodiacali testimoniano l’eredità dei romani. Anche le principali questioni con le quali oggi ci confrontiamo sono simili alle sfide che l’Impero ha affrontato, come i flussi migratori. E i romani non erano razzisti. Capirono anche – ha aggiunto Cazzullo – l’importanza di “aprire” al Cristianesimo, anche se questo ha rappresentato il capovolgimento degli stessi valori romani.
Guardando al presente, secondo Caltagirone oggi in occidente abbiamo perso le qualità per essere “i primi”. Qualità che abbiamo maturato in decine e decine di generazioni. Ormai, però, abbiamo esportato il nostro modello, la nostra conoscenza altrove. In una società dove l’economia governa, la produzione si sposta dove abbiamo portato questo patrimonio di conoscenza e l’occidente si sta de-industrializzando. Per invertire la rotta dobbiamo andare oltre la convenienza economica pensando anche alla convenienza strategica, altrimenti la decadenza sarà inevitabile. Saranno ormai le prossime generazioni a trovare una soluzione.
La chiusura è stata di Fabio Tamburini, Direttore de Il Sole 24 Ore: resistere, fortificare e vincere di fronte allo spostamento del pendolo della storia da occidente a oriente.