Martedì, 29 Novembre 2016 Comunicato 2550

Spettacolo di musica e danza tradizionale africana venerdì 9 dicembre al Teatro Concordia di Povo
La rassegna “Contamigrazioni” chiude con "Speranza nel futuro"

L'Associazione di Promozione Sociale “Giardino delle Arti" ha programmato nel corso mese di dicembre 2016 gli ultimi due eventi della stagione culturale CONTAMIGRAZIONI. Venerdì 9 sarà proposto al Teatro Concordia di Povo (Trento) lo spettacolo YAKAROU EULLEUK "Speranza nel futuro" e sabato 10 si aprirà a Palazzo delle Albere la mostra "Appartenenze", con protagonisti i ragazzi richiedenti asilo della Residenza Fersina di Trento.

YAKAROU EULLEUK "Speranza nel futuro" è uno spettacolo proposto in collaborazione con l'Associazione Yan Kadi di Trento che, mescolando musica dal vivo e danza tradizionale dell'Africa occidentale, vuole rappresentare i timori e la paura dell’ignoto, ma soprattutto le aspettative e le speranze di chi, come il suo protagonista, intraprende un viaggio che lo condurrà a confrontarsi con una realtà totalmente diversa da quella di origine. La scoperta della comunità occidentale con i suoi usi e costumi, prima tanto difficili da comprendere e poi sempre di più accettati e condivisi, e  infine l'incontro con una donna bianca e la nascita di un amore: sono l'esempio della migliore contaminazione culturale e sociale possibile. Il tutto sarà veicolato attraverso l'arte, la musica e la danza come strumento di conoscenza e di contaminazione. Lo spettacolo è in calendario al Teatro Concordia di Povo venerdì 9 dicembre 2016 con inizio alle ore 21.00.
La storia, raccontata da ballerini e musicisti, vuole rappresentare i timori e la paura dell’ignoto, ma soprattutto le aspettative e le speranze di chi intraprende un viaggio che lo condurrà a confrontarsi con una realtà totalmente diversa da quella di origine.
In partenza da un piccolo villaggio del Senegal, Ndongo con il cuore gonfio di Yakarou Elleuk - speranza di domani - saluta i suoi cari tra i gioiosi festeggiamenti di chi lo ritiene un privilegiato. Il viaggio è duro, lungo e sfiancante e una volta calcato il suolo straniero le cose non migliorano: difficoltà linguistiche, burocratiche e iniziale diffidenza verso persone con abitudini diverse non facilitano le cose.
Nessuno saluta (“a casa mia è tradizione salutare anche gli sconosciuti che incontri sul tuo cammino”); tutte le porte di casa sono chiuse, anche quelle delle stanze interne! (“a casa mia, nel villaggio, non sempre ci sono le porte e se ci sono, sono sempre aperte, senza chiavi”), tutti mangiano chiusi in casa (“a casa mia a ora di pranzo e cena si fanno dei piatti molto grandi e tutti si siedono sotto gli alberi condividendo con gli altri quello che c’è").
Piano piano le cose cambiano, Ndongo approfondisce la conoscenza con i Tubab, i bianchi, ne diventa in molti casi amico e spesso – perfino! - non trova poi così malvagia l’idea di avere un po’ di privacy. La nostalgia di casa è tanta, soprattutto della mamma, la colonna portante della famiglia, quella che gli ha dato la vita, ma la consapevolezza che, attraverso i suoi sacrifici, la sua famiglia riesca a vivere più dignitosamente di prima lo ripaga di tutta la sofferenza, e la nostalgia si fa più lieve.
Un giorno - chi lo avrebbe mai detto! - l’incontro con una donna bianca cambia definitivamente la sua vita: la nascita di un figlio “latte macchiato” o “cappuccino”, come ama definirlo lui, lo ripaga di tutte le sofferenze e i timori: quell’anelito provato alla vigilia della partenza, Yakarou elleuk, trova il suo fondamento e la sua più bella realizzazione nella condivisione, nell’unione e nell’amore che mai come in questi casi, non ha confini.

Protagonista: Alseny Bangoura (Seny)

Altri artisti: Igor Amadou Ndiaye, Samba Sagna, Papa Camara, Ndiogou Diene, Assane Dieng, Alseny Bangoura (Seny)

La mostra CONTAMIGRAZIONI "Appartenenze" costituisce invece l'atto conclusivo di un laboratorio d'arte, luogo di incroci e di racconto, di abbattimento delle barriere alla conoscenza tra culture migranti, dove incontrare altre storie ed esperienze diventa momento di dialogo tra italiani e stranieri. È da questo spazio che prendono forma i disegni dai segni essenziali e dai tratti incisivi dei ragazzi richiedenti asilo della Residenza Fersina di Trento, che si impastano alle immagini delle artiste che hanno partecipato al laboratorio. Nasce così questa mostra, testimone di un dialogo possibile tra culture. 
Il laboratorio 'OpenLabArt' tenuto presso la Residenza Fersina è un progetto di Sonia Lunardelli e Manjola Shehu in collaborazione con l'Associazione Il Gioco degli Specchi e Atas Onlus. L'APS Giardino delle Arti ha accolto con entusiasmo il progetto e si fatta promotrice della realizzazione della mostra che  si terrà a Trento al Palazzo delle Albere dal 10 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017.

(at)


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