
Eliminare la povertà del mondo è il target numero uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile redatti dall’Onu e sottoscritti da tutti gli Stati: questo è il punto di partenza dell’incontro ospitato in biblioteca comunale e moderato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni. “Il libro è uscito incompleto, non potevamo pretendere di prendere il posto di Anthony”, racconta Brandolini, incaricato dallo stesso autore di rendere pubblicabile il testo, presentato oggi in anteprima al Festival dell’Economia a cura dell’editore Princeton University Press.“La misurazione della povertà globale deve essere mondiale, compresi i Paesi ricchi: è questa una delle principali raccomandazioni, per niente scontata, che si trovano nel volume. Inoltre è necessaria l’integrazione sistematica tra statistiche nazionali e globali ”, aggiunge l’esperto di Bankitalia.
Elena Granaglia si è soffermata su quella che ha definito “la lezione morale sui dati di Atkinson”. “Da un lato i dati vengono citati senza interrogarsi troppo su che cosa ci dicono veramente. Dall’altra c’è diffidenza verso i dati, come fossero delle opinioni”. Nonostante i problemi e la parzialità, invece, essi sono centrali a qualsiasi politica riformista, ha sottolineato la docente.
Giovanni Vecchi ha spiegato che la povertà economica in Italia ha due facce: relativa, riferita al livello economico medio di vita dell’ambiente, e assoluta, legata alla semplice sopravvivenza. Quella assoluta riguarda 5 milioni di persone, ovvero l’8,5%. Quella relativa invece tocca 10 milioni di italiani. “Non possiamo prendercela solo con i governi. Noi tutti abbiamo perso di vista le parti marginali della popolazione”, ha precisato.
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