Venerdì, 11 Ottobre 2019 - 22:21 Comunicato 2495

La “nuotanalisi” di Raul Bova con i campioni delle vasche

“L’ultima gara” è una storie di bracciate, di nuotatori che si mettono in gioco per una nuova avventura che è contemporaneamente nelle acque del Lago del Salto (Lazio) e davanti a una macchina da presa. Venerdì sera all’auditorium Santa Chiara sono stati proiettati i primi spezzoni del film voluto e ideato da Raoul Bova, attore “fissato” con il nuoto, che ha coinvolto i campioni Emiliano Brembilla, medaglia olimpica ad Atene 2004, Filippo Magnini, bi-iridato e bronzo olimpico, Massimiliano Rosolino, oro a Sidney 2000, e Manuel Bortuzzo, talento del nuoto ferito gravemente da due malviventi il 3 febbraio a Roma, da allora impegnato in una faticosa riabilitazione.

Il film, girato da Marco Renda, lega i percorsi di vita di cinque amici-colleghi accomunati da anni “aromatizzati al cloro”. “Se vinci ti stanno tutti vicino, se perdi anche le persone più care si allontanano”, recita nel film Bova, che nella pellicola si fa aiutare dai campioni ad allenarsi per battere in staffetta il record del mondo categoria master, in onore del padre. “Durante le prime riprese si è creato un gruppo splendido”, ha detto Brembilla davanti a una platea da tutto esaurito, con sullo sfondo le immagini del backstage. “Il primo giorno Raul ci ha chiamati e ci ha fatti buttare in acqua, che è la cosa che indubbiamente sappiamo fare meglio. Poi man mano ha alzato l’asticella e noi l’abbiamo seguito”.

Ecco che allora si è passati a quella che i protagonisti hanno chiamato “nuotanalisi”; “per raggiungere determinati obiettivi segui dei percorsi che di solito non appaiono all’esterno, fatti di enormi sacrifici”, ha ammesso Magnini con i giornalisti Cristina Fantoni e Valerio Piccioni. “Anche nei momenti più bui comunque non sono mai stato solo”, ha realizzato con commozione il nuotatore, “poi allontanandomi da quell’ambiente per certi versi ho cominciato a respirare un po’ meglio”.

“Uscito dal coma non sapevo nemmeno di essere vivo - ha raccontato Bortuzzo -. Poi ho scoperto che in realtà ero sempre stato forte; in questi mesi mi sono solo studiato e capito veramente”. “Non mi sembrava vero quando mio padre mi ha chiamato in ospedale per dirmi che Bova voleva proprio me in un suo film - ha aggiunto -, non ci ho dovuto pensare un attimo. Le riprese sono state un vero lavaggio del cervello, anche se non c’è rabbia in me, penso sempre a me stesso e mai a quelle persone (i suoi aggressori ndr)”. 



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