Venerdì, 25 Settembre 2020 - 13:09 Comunicato 2194

La nazione delle piante e l'arte della convivenza

C'è voluto il lockdown per entrare un po' meglio nella mentalità delle piante. Parola di Stefano Mancuso, celebre botanico e autore di diversi saggi di successo sulla società delle piante. Mancuso al Festival dell'Economia ha spiegato come, di fronte alla paura del contagio, abbiamo accettato con disciplina una forte limitazione della libertà e di movimento. Una situazione statica cui sono da 5 milioni di anni abituate le piante. Che non si muovono (apparentemente), che sono costrette a vivere al meglio il rapporto con l'ambiente e con le altre piante, a dosare le risorse. Per Mancuso i problemi ambientali non si risolveranno solo con la tecnologia (l'anidride carbonica aumenterà per 30 anni anche se finissimo oggi stesso di emetterla in atmosfera), ma con un cambio di mentalità. Imparando dal mondo vegetale.

Le piante hanno al centro il valore della comunità. Concetto che gli esseri umani stanno perdendo. Stefano Mancuso, botanico dell'Università di Firenze, neurobiologo vegetale, autore di diversi bestseller sul mondo delle piante, ha dialogato con l'editore Giuseppe Laterza nella seconda giornata del Festival, negli spazi del Muse, il Museo delle Scienze. Da anni Mancuso studia le peculiarità del mondo vegetale rispetto a quello animale e cerca di individuarne modelli e soluzioni utili a migliorare il rapporto tra Uomo e ambiente. "Per le piante la comunità è fondamentale per la propagazione della specie" ha subito chiarito Mancuso, che ha portato un esempio concreto: "Il bosco è un unico super-organismo, non un semplice insieme di alberi. Attraverso le radici si scambiano acqua, nutrienti. Un mutuo appoggio che non nasce da virtù evangeliche, ma per proteggere e propagare la specie". L'Uomo, invece, crede di essere il padrone del pianeta. "Eppure - ha proseguito Mancuso - noi siamo sulla Terra solo da 300.000 anni e solo negli ultimi 15.000 abbiamo iniziato a fare quello che vediamo, fino alla Cappella Sistina o a Internet. Ma le piante esistono da ben 5 milioni di anni. Noi animali rappresentiamo una quantità irrilevante della vita, solo lo 0,3%". Numeri che relativizzano di molto il ruolo degli esseri umani sulla Terra, che - a detta dello scienziato Mancuso - hanno uno svantaggio evolutivo: l'essere predatori. "Le piante non hanno un'organizzazione verticistica come noi. Non hanno un cervello centrale e organi periferici specializzati. Così sopravvivono meglio. Con un'organizzazione diffusa che permette loro di essere utilizzate come cibo fino al 70-80% del loro volume e vivere ancora". Le piante, insomma, vivono, respirano, vedono e sentono con tutto il "corpo". Mentre noi, esseri umani e quindi animali, quando troviamo un problema, come ora quello ambientale, non cerchiamo di risolverlo, ma reagiamo da animali, ovvero ci spostiamo. "Forse - ha aggiunto Mancuso - abbiamo imparato a capire un po' meglio la comunità delle piante nei tre mesi di confinamento causa Coronavirus. Abbiamo visto come eravamo subito costretti a migliorare l'ambiente intorno a noi, ad avere contezza delle risorse disponibili, a entrare in simbiosi con gli altri che occupavano piccoli spazi con noi". 

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