Domenica, 05 Giugno 2016 - 14:13 Comunicato 1231

La mobilità internazionale dei talenti: la lezione degli Stati Uniti e le difficoltà di attrazione dell’Italia

La mobilità internazionale dei talenti permette alle persone di non sprecare le proprie doti anche se nascono in aree con poche opportunità. Una maggior mobilità è infatti un bene per gli individui migranti ma anche un vantaggio per i luoghi in cui si recano rendendoli ancora più dinamici. Da qui la considerazione che l’emigrazione è un segno preoccupante mentre l’immigrazione è un segno positivo. Queste le conclusioni a cui è arrivato Giovanni Peri docente e preside del Dipartimento di Economia presso l'Università della California, Davis, e Ricercatore associato del NBER a Cambridge nell’incontro sul tema “Mobilità dei talenti e crescita economica” moderato, nella cornice di Palazzo Geremia, dal giornalista della Rai Duilio Giammaria. La ricerca di Giovanni Peri da anni si concentra proprio sull'impatto delle migrazioni internazionali sui mercati del lavoro e la produttività dei paesi di accoglienza e sulle determinanti delle migrazioni internazionali.

Giovanni Peri, dopo aver spiegato come la mobilità internazionale sia più alta per chi ha un’elevata istruzione o particolari abilità professionali , ha illustrato la situazione negli Stati Uniti un Paese che attira sempre più laureati in discipline scientifiche e tecniche cruciali per la crescita economica in una nazione. Più in generale gli immigrati si recano nelle grandi città che sono luoghi di innovazione e di crescita. “Se si guardano gli immigrati negli Stati Uniti si vede come un 40% di essi svolge lavori di assistenza e agricoltura ma che un altro 40% ha un dottorato ed è occupato ai livelli più alti. Entrambe le categorie comunque rispondono alle necessità dell’economia del Paese”. Negli ultimi dieci anni il gruppo di stranieri che sta crescendo di più negli Stati Uniti è quello degli studenti universitari: “Gli atenei americani  - ha sottolineato Peri – stanno scommettendo il loro futuro sull’abilità di attrarre studenti stranieri da ogni parte del mondo compresa l’Africa. Gli Stati Uniti sono un esempio di come un Paese che ha scommesso sull’attrazione dei cervelli sta crescendo e vuole proseguire su questa strada”.  Ma non mancano le contraddizioni: nonostante gli Stati Uniti siano un motore d’attrazione come detto per gli studenti universitari, la politica legata all’immigrazione, poco lungimirante in questo caso,  impedisce in molti casi a questi studenti, ormai formati ed integrati e quindi diventati in potenza importanti per l’economia,  di rimanere sul suolo americano. Più in generale un Paese può avere “cervelli” sia formati in casa quindi legati all’istruzione e formazione interna, attrarli da altre nazioni e anche non perderli. “Per quanto riguarda le persone fra i 25 e i 30 anni nella creazione di cervelli l’Italia, secondo i dati relativi al 2010 è fra le ultime posizioni fra i Paesi Ocse. Riguardo alla capacità di attrarre cervelli la situazione è ancora più fosca con l’Italia fanalino di coda sempre facendo riferimento ai Paesi Ocse”. L’attenzione di Giovanni Peri si è posta quindi sulle conseguenze avute dalle ultime due crisi economiche, quelle del 2008 - 2009 relativa ai mutui americani e quella del debito greco del 2011 – 2012, sui fenomeni di emigrazione dall’Italia: “I dati relativi agli ultimi quindici anni – ha spiegato il preside del Dipartimento di Economia presso l'Università della California, Davis -  ci mostrano come l’ultima recessione abbia causato un’ impennata di italiani che hanno lasciato il loro Paese in maniere permanente. Le cifre sono chiare: siamo passati da quarantamila persone ad oltre centodiecimila all’anno la maggior parte delle quali cercano lavoro nella Comunità Europea”- Riguardo agli italiani che se ne vanno all’estero, specie in Inghilterra, Germania e Svizzera due dati emergono chiaramente: si tratta di giovani, ovvero di persone che hanno meno di 45 anni e si tratta di persone che provengono dal Nord ovvero dalla zone del Paese più sviluppate e dalle città più dinamiche.

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