“La globalizzazione fece un gran passo in avanti quando l’energia del vapore e la pace mondiale diminuirono i costi della transizione delle merci attraverso i confini portando le nazioni ricche (USA, Europa) al dominio assoluto. Questa è nota come la “grande divergenza”. La seconda globalizzazione, guidata dalla tecnologia dell’informazione, ha poi radicalmente ridotto il costo di spostare le idee oltre i confini (la grande convergenza). Ciò ha reso conveniente per le imprese multinazionali trasferire il lavoro ad alta intensità di manodopera nelle nazioni in via di sviluppo. Ma per mantenere l’intero processo produttivo in sincrono, le imprese hanno anche trasferito il loro know-how di marketing, manageriale e tecnico all’estero. La nuova possibilità di combinare l’alta tecnologia con bassi salari spinge così la rapida industrializzazione di una manciata di nazioni in via di sviluppo, che fino ad oggi erano ai margini dell’economia, e la simultanea deindustrializzazione delle nazioni sviluppate.” Questa è invece “la grande convergenza” descritta in sintesi nel libro di Baldwin.
Il dibattito di oggi ha dato la parola a due insigni economisti che hanno letto il libro e ne hanno discusso. Alessandro Merli, economista, ha introdotto una riflessione personale sulla politica anti-globalizzaione di Trump "un errore gravissimo che in poco tempo si ritorcerà contro l'economia americana. Il mondo ha bisogno della globalizzazione e vedo con dispiacere manifestazioni di tal genere anche in Europa con la Brexit ad esempio. La globalizzazione deriva dalla parola "am blending" che significa in italiano spacchettamento." Merli ha poi tratteggiato in sintesi le sue origini: "Nel 19° secolo i costi dei trasporti hanno cominciato a scendere grazie alle nuove tecnologie ed i Paesi del G7 in primis ne hanno tratto vantaggio, il commercio è cresciuto ed anche l'import-export. Questa si può definire "la prima grande convergenza" che è stata seguita dalla seconda tenutasi negli anni 80-90 con l'avvento dell'informatica. Da questi due fenomeni hanno sempre tratto beneficio però solo i paesi del nord del mondo a discapito del sud fino a che i paesi in via di sviluppo hanno iniziato a prosperare e migliaia di persone sono uscite dall'indigenza. Questo grazie ai rapporti commerciali con i paesi del nord che, portandovi le loro fabbriche, visti i bassi costi di manodopera, indirettamente, vi trasportavano anche il know how."
Ha preso poi la parola Paolo Guerrieri economista e docente a Parigi e Bruges: “La politica dovrebbe affrontare questi problemi per risolverli. Nei decenni si sono alimentati dei divari enormi a livello internazionale, ad esempio, su un piano salariale, ed ora è difficile intervenire. La globalizzazione ha introdotto un evento di portata storica: il mondo è passato da una economia bipolare (Usa-Europa) a un’economia multi polare. Con la multipolarità si è sgretolata la precedente governance offrendo opportunità di crescita economica ad altri paesi come India, sud Africa, Cina. Però grazie a questi fenomeni si sono alimentate le diseguaglianze tra I lavoratori.”
Infine, ha chiuso il dibattitoRichard Baldwin, professore di economia a Ginevra e autore del libro “La grande convergenza”. Innanzitutto ha sottolineato gli errori commessi finora dall’azione politica di Trump “se gli USA mettono barriere al commercio, il paese sarà destinato a divenire un’isola ad alto costo sul piano della manifattura” e a breve – ha proseguito - “dovrà tornare sui suoi passi e delocalizzare per tornare a esportare a livello internazionale. Inoltre, la mia preoccupazione più grande è vedere che va di pari passo alla globalizzaizone, il fenomeno dell’anti-immigrazione. Trump è stato votato anche per questo e per la sua campagna contro gli immigrati. “Immaginate un mondo dove tutti i flussi immigratori si bloccassero, sarebbe un collasso per l’economia. Anti globalizzaizone si verifica nei paesi dove non si sono presi cura della gente e dei lavoratori. Il problema della globalizzazione è che le persone devono cambiare lavoro, quindi occorrono politiche attive come formazione e sostegno. Noi dobbiamo proteggere I lavoratori non i posti di lavoro come hanno fatto tanti Paesi del nord Europa in modo lungimirante ed efficace. Infine, una riflessione sull’Italia e sulle recenti dichiarazioni di alcuni partiti politici sull’uscita dell’Italia dall’euro. in passato la lira produceva inflazione e si doveva svalutare la moneta. Il vantaggio di avere l’euro ha stabilizzato l’economia italiana, gli scambi commerciali e gli stipendi dei lavoratori. Se l’italia dovesse abbandonare l’euro si avrebbe un rialzo enorme dei tassi di interesse e dell’inflazione: sarebbe una scelta folle”.
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