Sabato, 02 Giugno 2018 - 17:15 Comunicato 1315

La governance della politica è necessaria per guidare tecnologia e creare lavoro

Fino a 10 anni fa, Tampere in Finlandia, era conosciuta come la "città di Nokia”. Oggi il colosso telefonico ha perso il primato ma Tampere è sopravvissuta ad una crisi, non solo occupazionale, che avrebbe potuto segnare il futuro della città. La soluzione l’ha svelata oggi il vicesindaco di Tampere, Aleski Jäntti, al pubblico del Festival dell’Economia di Trento, in occasione dell’incontro “Tecnologia e lavoro”: “Eravamo preparati e siamo riusciti a creare nuove conoscenze e sviluppare nuove tecnologia grazie all'impegno comune del governo locale, delle aziende, dell’università e del nostro capitale umano. Senza questa capacità di governance oggi avremmo un’altra Tampere”.

Organizzato da Ocse, l’incontro “Tecnologia e lavoro” ha posto al centro della discussione la necessità della governance della politica per gestire una trasformazione trasversale dettata dalla tecnologia con l’obiettivo di generare nuove opportunità di lavoro. 

Nel suo intervento, Aleksi Jäntti, vicesindaco della città di Tampere (Finlandia) ha raccontato le politiche messe in campo per contrastare gli effetti occupazionali ed economici a seguito del declino di Nokia: “Non è stato uno shock enorme perché eravamo preparati”.

La città ha lavorato su tre aspetti: tradizione, conoscenza e innovazione. “Tampere è stata la culla dell’industria manifatturiera e tessile della Finlandia, quindi abbiamo potuto contare su una tradizione industriale forte. A questo abbiamo affiancato la conoscenza, grazie al ruolo fondamentale della nostra Università e dei nostri istituti tecnici. Facendo rete abbiamo investito, grazie anche ai fondi europei, sull’innovazione, andando ad attrarre nuove competenze per sviluppare ‘Tampere 3’, modello di innovazione creativa e aperta tra cittadini, istituzione, aziende e università. Il risultato è Demola, una piattaforma di open innovation che offre agli studenti universitari l’opportunità di contribuire a veri progetti per le imprese durante il proprio curriculum di studi”. 

Tampere ha in ogni caso potuto contare sull’apporto di un governo nazionale, oggi rappresentato a Trento dall’ex ministra finlandese Mari Kiviniemi, vice segretario dell’Ocse: “ I governi possono aiutare le persone a cogliere le opportunità portate dalle nuove tecnologie e indirizzare aziende e territori verso le sfide future. Le nuove tecnologie apriranno nuovi mercati e nuove opportunità, ma rischiano di dividere il mercato le professioni tra lavoratori ad alte competenze con ottimi stipendi e lavoratori con basse competenze con bassi salari”. 

“In Italia - ha proseguito Mari Kiviniemi -, come in altri Paesi dell’Ocse, il 15% dei posti di lavoro rischiano di sparire e il 30% dovranno essere ristrutturati. I dati ci dicono che i lavoratori più a rischio sono quelli che dispongono di minori competenze e le conoscenze”. Secondo Mari Kiviniemi, i governi stanno cercando delle soluzioni per cogliere opportunità delle nuove tecnologie e ridurre l’impatto negativo: “Devono capire come incrementare la crescita economica in maniera inclusiva e sostenibile, perché i cambiamenti non riguarderanno in maniera omogenea e simmetrica i territori”.

Sul rischio che le nuove tecnologie portino non tanto disoccupazione quanto disuguaglianza tra i lavoratori ha parlato anche l’economista Stefano Scarpetta, direttore per l'occupazione, il lavoro e gli affari sociali presso l'Ocse dal 2013. “La rivoluzione digitale - ha spiegato - Scarpetta - è diversa dalle altre del secolo scorso per velocità di cambiamento e profondità”. 

Secondo le stime Ocse, la tecnologia digitale porterà alla creazione di  posti di lavoro molto frammentati e concentrerà il rischio di perdite di lavoro in specifiche aree, soprattutto in aree della periferia. In generale, la rivoluzione digitale porterà alla perdita del 14% dei posti di lavoro nei paesi Ocse, mentre un altro 30% sarà mantenuto, così come il 50% del lavoro attuale sarà svolto da macchine. “Il mercato del lavoro - ha continuate Scarpetta - richiederà nuove competenze e conoscenze. Non ci sarà disoccupazione di massa ma corriamo il rischio di diseguaglianze nel mercato mercato del lavoro. Dobbiamo evitare la trappola del determinismo tecnologico e capire che l'adozione di nuove tecnologie dipende soprattuto dalle politiche e dal contesto sociale e civile”.

Per Scarpetta esiste una scelta obbligata all’interno delle politiche di governance di cambiamenti tanto profondi: “E’ necessario prevenire questi fenomeni aiutando i lavoratori al cambiamento prima che lo stesso si imponga e questo è possibile con la formazione continua, soprattutto a favore dei lavoratori meno preparati”.

(pff)


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