Dall'incontro tenutosi oggi nella sala della Fondazione Caritro è emerso come quello che si sta delineando nello scenario mondiale attuale sia un sistema costituito da tre poli, che effettuano molti scambi tra loro ma rimangono comunque distinti: il polo asiatico, il polo europeo e il polo americano. Nonostante si pensi spesso alla Cina come uno dei protagonisti della globalizzazione, i dati ci mostrano come il suo indice di apertura al resto del mondo sia in realtà decrescente. La Cina sta infatti diventando meno globale di quanto fosse tempo fa. L’Europa, al contrario, è l’area del mondo più aperta e globalizzata che esiste in questo momento, e tutti i Paesi del continente beneficiano di questa situazione, soprattutto i più piccoli.
Quali sono i vantaggi della globalizzazione? "Il punto di forza dell'apertura internazionale è quello di poter specializzare un Paese in uno o pochi settori, concentrando le risorse produttive dove si è più bravi, ma consentendo ai consumatori di disporre di un'ampia varietà di beni esteri tra cui scegliere. In definitiva, considero l’impatto della globalizzazione complessivamente positivo per le economie" ha concluso Lucia Tajoli.
Anna Giunta ha parlato invece delle catene globali del valore. “Sono l’assetto organizzativo con le quali le imprese scambiano i beni intermedi, e possono essere di due tipi - ha affermato la professoressa ordinaria dell’Università di Roma Tre - la catena semplice prevede un solo passaggio di confine, come ad esempio l’acciaio che la Cina esporta negli Stati Uniti. Nella catena complessa, invece, i beni intermedi travalicano più confini, come succede con l’iPhone”.
Alessandra Venturini si è occupata del ruolo dei flussi migratori. “Il fenomeno migratorio è molto eterogeneo e complesso - ha spiegato la docente dell’Università di Torino - il suo effetto dipende dalle caratteristiche della domanda di lavoro nel paese di destinazione, dalle caratteristiche dell’offerta, e dalla politica migratoria di uno stato”. “Bisogna distinguere il motivo per cui si entra in un Paese: ricongiungimento famigliare, studio, lavoro e la categoria altro - ha proseguito Venturini - Questi quattro canali caratterizzano in modo molto diverso le migrazioni a seconda delle nazionalità”.
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