Martedì, 10 Aprile 2012 - 02:00 Comunicato 894

È giunto sulle Alpi grazie ad un fenomeno di naturale espansione, rinvenuto un esemplare morto in Valsugana
LO SCIACALLO DORATO: UN NUOVO ARRIVO PER LA PROVINCIA DI TRENTO

Nota informativa del Servizio Foreste e Fauna

Un nuovo arrivo per il Trentino, che contribuisce ad arricchire il patrimonio faunistico: si tratta dello sciacallo dorato, di cui è stata rinvenuta in Valsugana una carcassa la mattina di Pasqua. Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è una specie nuova per le Alpi orientali: ha fatto la sua comparsa per la prima volta circa trent'anni fa e non esistono precedenti storici. In Trentino vi sono state, in passato, segnalazioni non verificabili, ma l'esemplare investito da un'automobile in località Barricata di Villa Agendo, costituisce la prima conferma certa. La carcassa è stata notata a bordo strada da un cacciatore il quale, insospettitosi per le caratteristiche insolite del canide, ha avvisato il guardiacaccia di zona dell'Associazione cacciatori trentini. L'animale è stato recuperato ed è stata data segnalazione alla Stazione forestale di Strigno: da un esame preliminare ci si è subito accorti che si trattava di un esemplare maschio di sciacallo, del peso di 11,4 kg.-

Lo sciacallo proviene dall'Europa sud orientale (Balcani), area raggiunta nel tardo Pleistocene (circa 10.000-15.000 anni fa) provenendo dalla vicina Anatolia (attuale Turchia). La sua diffusione successiva è stata limitata, si ritiene da ragioni climatiche e dalla competizione con il lupo, alle porzioni più aride e steppiche della penisola balcanica.
Negli ultimissimi decenni però si è assistito ad un progressivo ampliamento dell'areale che ha portato lo sciacallo dalle aree dove era già presente con popolazioni cospicue (soprattutto Bulgaria e Croazia) attraverso i paesi della ex-Yugoslavia in direzione nord-ovest sino alla Slovenia, all'Austria, alla Repubblica Ceca, alla Germania e all'Italia Nord orientale. Si ritiene sia stato favorito non poco dalla diminuzione della presenza del lupo registrata nel corso degli ultimi 150 anni. Questo fenomeno di espansione e di distribuzione della specie è stato (ed è tuttora, probabilmente) sottostimato in quanto la specie è scarsamente conosciuta ed è confondibile con altre specie di canidi selvatici e domestici.
In realtà già nel 1984 un esemplare venne catturato a san Vito di Cadore (Belluno) dunque non lontano dai confini provinciali. Da allora le segnalazioni sono state pressoché continue, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, ma anche in provincia di Belluno, di Treviso e di Venezia. Nel 2009 un esemplare è stato abbattuto, scambiato per una volpe, in val Pusteria (BZ): si è trattato della prima segnalazione per la regione.
I rilievi condotti negli ultimi anni evidenziano una situazione più consolidata, con nuclei riproduttivi presenti nell'Italia nord-orientale, certamente in Friuli Venezia Giulia dove è stimata la presenza di almeno cinque di questi nuclei, e probabilmente anche in provincia di Belluno.
In Trentino orientale e nelle aree attigue segnalazioni non verificabili sono pervenute in diverse occasioni, tanto che nel 1995 l'allora Servizio Faunistico emanò una circolare per il personale di vigilanza, ma l'esemplare rinvenuto, investito alle 6.20 del mattino di domenica scorsa, in località Barricata di Villa Agnedo lungo la strada di fondovalle, costituisce la prima conferma certa della presenza della specie in provincia.
È stato un cacciatore a notare la carcassa a bordo strada e a segnalare al guardiacaccia di zona dell'Associazione cacciatori trentini l'insolito canide. L'animale è stato recuperato ed è stata data segnalazione alla competente Stazione forestale di Strigno. Da un esame preliminare della carcassa è parso subito trattarsi di un esemplare maschio di sciacallo (11,4 kg di peso).
Il Servizio Foreste e Fauna si attiverà perché vengano effettuate le verifiche biometriche e sanitarie sull'esemplare, ed affinché si provveda alla sua conservazione.

Infine si segnala, per chi volesse approfondire la conoscenza della specie, la serata in programma al Museo delle Scienze il prossimo 2 maggio alle ore 20.30, nell'ambito del ciclo di conferenze "I mercoledì del museo per parlare di fauna", nel corso della quale verrà illustrata la storia e la distribuzione della specie in Europa.

Scheda: lo sciacallo dorato (Canis aureus)
Lo sciacallo dorato è un canide di media taglia dal corpo particolarmente snello, coda corta, muso affilato, orecchie grandi e triangolari, colore dominante grigio-rossastro. In generale l'aspetto del mantello muta notevolmente nelle stagioni: i soggetti in abito estivo appaiono più chiari, snelli, slanciati, con collo più lungo e coda più corta rispetto a quelli in abito invernale.
Lo sciacallo può essere confuso con un piccolo lupo o un magro cane randagio. Rispetto alla volpe è invece maggiormente distinguibile perché la taglia è decisamente superiore, il profilo laterale del tronco è inscrivibile in un quadrato, piuttosto che in un rettangolo e la coda, decisamente più corta, ha l'apice nero anziché biancastro. Difficile invece risulta essere per questa specie la distinzione tra maschi e femmine, poiché simili nelle dimensioni e nella colorazione, sebbene i maschi siano leggermente più massicci e con colori del mantello più contrastanti rispetto alle femmine.
Il peso può raggiungere i 15-17 kg negli adulti mentre nei giovani, dall'indole più erratica, è in media 8-10 kg.
Le orme sono in genere più grandi e allungate di quelle della volpe, ma in realtà non sono distinguibili da quelle del cane o di una grossa volpe.
L'habitat tipico dello sciacallo è costituito da territori collinari ricoperti da fitta macchia arbustiva o da estesi ambienti umidi con canneti e macchie golenali intricate. In genere evita i boschi montani, sia per la cospicua permanenza del manto nevoso che ostacola la cattura dei piccoli mammiferi, sia per evitare la competizione con il lupo. In fase di dispersione e di ampliamento del proprio areale può però attraversare ambienti tipicamente alpini, sfruttando principalmente gli alvei dei fiumi per gli spostamenti.
Lo sciacallo dorato solitamente non si scava la tana, preferisce piuttosto utilizzare tane di tasso o volpe, oppure giacigli ricavati nella vegetazione più impenetrabile.
Di abitudini alimentari prettamente onnivore, predilige piccoli mammiferi (soprattutto roditori, fino al 70-80% delle prede) e uccelli, alternandoli ad alimenti di origine vegetale durante la stagione tardo estiva-autunnale. Non disdegna i rifiuti. Il regime alimentare molto simile lo mette spesso in competizione con la volpe.
Le femmine si riproducono a circa 9 mesi di età, mentre i maschi sono maturi sessualmente a due anni di vita. La stagione riproduttiva si colloca nei mesi di febbraio-marzo. La gravidanza dura 60-63 giorni e tra aprile e maggio viene partorito un numero variabile di cuccioli tra 4 e 7. I piccoli vengono allattati fino a luglio-agosto, per poi assumere cibo semisolido rigurgitato dalla madre nel periodo successivo, processo che li porta gradatamente ad alimentarsi in modo autonomo. Generalmente i giovani restano con la madre fino alla primavera dell'anno successivo. Non di rado, soprattutto le femmine, restano a far parte del nucleo familiare per contribuire all'allevamento dei cuccioli.
L'aspettativa di vita in cattività di questa specie è alta, fino a 16 anni, mentre in natura difficilmente supera i 3 anni.
Si ritiene che la reputazione negativa che in genere accompagna la figura dello sciacallo si sia originata dall'erronea convinzione che egli si nutra soltanto di carogne e/o rifiuti, mentre in realtà ha abitudini alimentari assai variegate.
Le maggiori minacce per la specie, almeno in Europa, sembrano essere gli investimenti stradali ed i casi di bracconaggio o di abbattimento erroneo. In questo senso risulta particolarmente importante la corretta informazione sulle caratteristiche della specie, soprattutto nel mondo venatorio.
Lo sciacallo dorato contribuisce di fatto ad arricchire la biodiversità dell'ecosistema alpino, essendo una specie nuova per lo stesso ed essendo giunto in seguito a naturali fenomeni di espansione. In Italia è sottoposto a tutela integrale (Legge nazionale n. 157/1992) e non costituisce alcun pericolo per l'uomo, né mai sono stati registrati comportamenti aggressivi nei confronti dello stesso. (cg) -