Un progetto che affrontava il problema degli stili di vita "a rischio" a 360', dunque, questo "Liberare la scuola"", partendo dalle problematiche di carattere sociale per arrivare agli aspetti sanitari e ai percorsi per la costruzione di una identità equilibrata e responsabile. Tutto questo nella scuola ma anche fuori di essa, nella consapevolezza, come sottolineato dall'assessore Dalmaso, "che la scuola è un mondo a cui oggi si chiede molto, anche a fronte della crisi delle altre realtà a cui i giovani fanno riferimento", ma anche nella convinzione che l'aula scolastica sia uno dei luoghi privilegiati per lo sviluppo psicosociale dell'individuo.
Fra gli interventi che si sono susseguiti nella sala Rosa della Regione, quello di Federico Samaden, già responsabile della Comunità di San Patrignano presso Pergine, e da quattro anni dirigente dell'istituto professionale Alberghiero di Rovereto e Levico. "La scuola non ha più solo la missione di trasferire delle conoscenze - ha detto Samaden - ma ha il compito, molto maggiore, di dare ai ragazzi degli strumenti di crescita e di maturazione, attraverso quel rapporto particolare che si crea fra giovane e adulto. Là dove la relazione si inceppa, si vedono anche gli effetti negativi. Oggi i ragazzi crescono in un mondo fatto prevalentemente di immagini. Sono capaci di stare su più mondi ma spesso in maniera superficiale. Noi dobbiamo aiutarli ad andare un po' più in profondità".
Rispetto al passato, insomma, le problematicità sono in parte cambiate. Se in precedenza il problema era Edipo, era, simbolicamente, "uccidere il padre", per crescere ed emanciparsi, ora il problema è piuttosto quello di trovare un adulto che dia fiducia e permetta al giovane di esprimersi . Non è più centrale, insomma, il momento della ribellione generazionale. Al centro vi è semmai un bisogno di riconoscimento, che spesso la famiglia e la società non riescono a soddisfare. Le dipendenze, a loro volta, sono le vie di fuga rispetto a una realtà percepita come troppo frustrante e problematica. In quest'ottica le droghe non sono un fatto sanitario. Lo diventano in seguito, perché l'uso prolungato di droghe debilita il fisico e crea dipendenza. Ma a monte la questione è sociale, riguarda le relazioni che si creano nei diversi ambienti e contesti in cui il giovane si muove. Da qui il monito: attenzione a non medicalizzare un problema che invece attiene alla relazione.
Alessandro Gallo, responsabile del progetto, ne ha riassunto obiettivi, sviluppi e risultati. Si è partiti dai dati noti, in particolare da un'indagine condotta nel periodo 2005-2009, centrata sulle sostanze illegali, da cui era emerso che il 31 per cento dei giovani trentini almeno una volta ha consumato una sostanza illegale. "Siamo nella media nazionale - ha chiosato Gallo - ma già questo dato diceva di un problema tutt'altro che trascurabile". Senza contare che l'approccio agli stili di vita è più ampio, e tocca ad esempio anche altre sostanze, considerate legali, come l'alcol.
"Gli obiettivi che ci eravamo posti - ha detto ancora Gallo - erano la sensibilizzazione sugli stili di vita a rischio, la promozione della legalità e la promozione della partecipazione. Il risultato di questa esperienza, come scaturisce anche dalla valutazione effettuata ex post, è stato molto positivo. Ne hanno beneficiato tutti: gli studenti, i professori, le famiglie, gli operatori sociali. prova ne è che i risultati di questo progetto saranno pubblicati a breve sulla più importante rivista scientifica italiana dedicata alle dipendenze".
Scheda: il progetto "Libera la scuola: dieci azioni per la promozione di stili di vita sani e responsabili a scuola"
Si è tenuta oggi presso la Sala Rosa del Palazzo della Regione in Piazza Dante, il seminario conclusivo del progetto "Libera la scuola: dieci azioni per la promozione di stili di vita sani e responsabili a scuola", apertosi con gli interventi dell'assessore provinciale alla salute e politiche sociali Ugo Rossi e dell'assessore all'istruzione Marta Dalmaso.
Il progetto, nato da un sodalizio tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l'Assessorato alla salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento, è iniziato nel maggio 2011 con il coordinamento dall'Associazione Educ@re. Le scuole che hanno aderito nel primo anno di esperienza sono: M. Curie di Levico e Pergine, Alberghiero di Rovereto e Pergine, Degasperi di Borgo Valsugana, Don Milani di Rovereto, Tambosi di Trento, Pilati di Cles, per un totale di 45 classi (15 seconde, 26 terze, 2 quarte superiori). Ad esse si sono aggiunte nell'anno scolastico 2012-13: Istituto professionale Pertini di Trento, Università popolare trentina di Trento, liceo Russel di Cles.
Le iniziative proposte durante lo svolgersi di questi quasi due anni scolastici - il progetto era stato pensato originariamente per il solo 2011-12, ma si è deciso in seguito di estenderlo anche all'anno scolastico 2012-13, senza modificare lo stanziamento di risorse originario - hanno coinvolto più di un migliaio di giovani delle scuole superiori trentine tra i 14 e i 18 anni con l'obiettivo di promuovere stili di vita sani e responsabili per sé per gli altri.
La proposta progettuale si è articolata in tutta una serie di azioni, dal cineforum e dal teatro agli incontri di prevenzione in aula con esperti e di educazione alla legalità, dai corsi di prevenzione anche dalle sostanze non proibite che creano dipendenza, alcol e fumo, fino alla visita alla comunità terapeutica di San Patrignano nei pressi di Pergine. Significativa anche la partecipazione di una parte degli studenti ad un concorso di idee per la creazione di prodotti comunicativi (spot e messaggi promozionali) contro le droghe.
Le iniziative hanno visto coinvolte sinergicamente le agenzie educative che, a vario titolo, lavorano con i giovani. La scuola in primo luogo, ma anche le famiglie, le cooperative sociali, le associazioni di volontariato, i professionisti del settore sanitari e sociali.
Tre le aree tematiche affrontate:
• sensibilizzazione degli studenti e degli insegnanti attorno agli stili di vita salutari;
• promozione della legalità;
• promozione della partecipazione giovanile,
con l'obiettivo finale di stimolare lo studente, in modo diretto e coinvolgente, verso l'acquisizione di uno stile di vita affrancato dal consumo di sostanze psicotrope e stupefacenti e, nello stesso tempo, responsabile dei propri comportamenti e delle conseguenze su se stesso e sugli altri delle azioni che compie. Si è quindi cercato di coniugare prevenzione e promozione in una prospettiva di rafforzamento dei comportamenti solidali, altruistici e delle azioni partecipate.
Fra i risultati rimarcabili, una crescita della conoscenza dei problemi causati dalle diverse sostanze stupefacenti e che creano dipendenza, un significativo cambiamento di atteggiamento tanto negli insegnanti quanto di studenti riguardo al consumo di droghe ma anche alle strutture terapeutiche. Cresciuto anche l'outing degli studenti e delle famiglie e parimenti la collaborazione fra le diverse agenzie educative.
Immagini video a cura dell'ufficio stampa
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