Martedì, 25 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2863

Al S.A.S.S. l'incontro pubblico serale delle "Rotte del Mondo" sulla condizione femminile nelle minoranze
LA VITA E IL RISPETTO DELLE DONNE IN KOSOVO

Nella serata di ieri, allo Spazio Archeologico Sotterraneo del S.A.S.S. di Piazza Cesare Battisti a Trento, di fronte ad un folto pubblico è stato affrontato il tema della condizione femminile in Kosovo, in particolare delle donne appartenenti a gruppi etnico-linguistici di minoranza. Hanno portato la loro testimonianza sette donne in rappresentanza delle comunità turche, serbe, bosniache, rom, egyptian e haskali in Kosovo. Con la moderazione della giornalista Antonella Carlin, l'incontro si è svolto nell'ambito della manifestazione "Sulle Rotte del Mondo" che ha inaugurato ieri una settimana di iniziative e dibattiti incentrati sull'esperienza dei missionari trentini in Europa e nel mondo.-

Erano presenti Shpresa Agushi, direttrice della rete di organizzazione delle donne, di etnia rom; Diana Shaka, di etnia egyptian, che si occupa della condizione sanitaria delle donne in Kosovo; Arta Asllani, del ministero kosovaro della cultura e dello sport, donna di etnia haskali; Mirjana Marinkovic, giornalista televisiva serba; Elsa Kasap, giovane giornalista di etnia turca; Dzevahira Kolenovic, bosniaca, giornalista radiotelevisiva e Drita Berisa, giornalista radiotelevisiva rom.
L'assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, ha dato il benvenuto alle ospiti e ha parlato delle donne come vera speranza di pace, in quanto prime responsabili dell'educazione dei figli: "E' nella donna la via prima, la chiave che apre le porte dei diritti per tutti". L'assessore ha poi ricordato di quando 8 donne palestinesi e israeliane si incontrarono a Trento in concomitanza del G8, in occasione di "Officina medio Oriente"; il loro incontro fu definito non a caso "Il G8 delle donne".
"Stasera siamo di fronte ad un G7, composto da donne speciali che ci parlano di come declinare al femminile il cammino per le minoranze - ha detto ancora l'assessore Beltrami - . Ci siamo incontrate a Pristina e io ho imparato qualcosa della loro storia e delle loro differenze: è loro il compito di lottare per i diritti delle minoranze in Kosovo".
Ha poi portato un saluto Gari Berisha, dell'associazione Trentino per i Balcani, che ha ricordato l'analfabetismo e le violenze di cui sono vittima 2000 persone, senza che mai alcuno ne parli: "Il Trentino è vicino a queste popolazioni, che di fronte alla speranza di un aiuto riescono a trovare grinta e autostima per superare la loro condizione". L'incontro è entrato nel vivo delle testimonianze dopo l'introduzione di Antonella Carlin, giornalista di radio Trentino in Blu, che ha tracciato il quadro della situazione del Kosovo, dove purtroppo la dichiarazione di indipendenza seguita alla dissoluzione della Jugoslavia non ha creato le condizioni per superare i problemi che affliggono il paese, il più giovane e il più povero d'Europa. Shpresa Agushi ha parlato dell'orgoglio di essere una donna di minoranza e della necessità di far sentire la voce di tutte le donne, che hanno uguali bisogni e possono lavorare per il bene di tutte le etnie. I principali settori su cui intervenire sono l'istruzione e la sanità, in particolare il contrasto agli abusi e alle violenze, che purtroppo si registrano ogni anno in migliaia di casi. Uno studio risalente al 2008 evidenziava che ben il 61% delle donne fra 16 e 28 anni ha subito violenza. L'aiuto delle associazioni non governative permette di allontanare la donna dal contesto di abuso, ma solo per 6 mesi, trascorsi i quali il ritorno a casa diventa inevitabile.
Diana Shaka ha delineato una situazione molto difficile, anche per ragioni socio economiche, per cui le donne rappresentano lo strato sociale più debole della popolazione. Ben il 21% delle donne vivono una condizione di salute seria o grave e solo il 24% si definisce in buona salute, mentre il 19% delle donne ha una malattia che impedisce fortemente le normali attività lavorative.
Arta Asllani ha parlato della scarsa rappresentatività delle donne in parlamento, nelle istituzioni e nel pubblico impiego, in modo particolare delle appartenenti alle minoranze: su 120 deputati sono previsti soltanto 10 rappresentanti delle etnie rom, haskali e egyptian. Mirjana Marinkovic, ha chiaramente definito un ghetto il luogo di vita delle minoranze in Kosovo e ha accennato a come fino a poco tempo fa le donne vivevano all'ombra dei padri, dei mariti e dei fratelli.
Oggi però hanno incominciato a comprendere il valore dell'indipendenza e sono definite "il sesso più bello". Tuttavia il problema principale resta quello degli abusi e delle violenze, che avvengono soprattutto in famiglia. Elsa Kasap ha denunciato la totale assenza di un sistema di istruzione che permetta ai cittadini di formarsi nella lingua di appartenenza. L'uso della lingua di minoranza è limitato al contesto familiare e non esiste un giornale in lingua minoritaria, anche se un aiuto all'uso pubblico del turco in Kosovo è dato dalla presenza di due radio e una tv con 2 notiziari.
Dzevahira Kolenovi ha fatto chiarezza sulla condizione multietnica del paese, dove vivono 4 piccole comunità di minoranza (serbi, bosniaci, turchi e rom) accanto alla maggioranza albanese. La condizione delle donne serbe è più favorevole rispetto ad altre minoranze, con 2 rappresentanti femminili al governo e con la presenza di una donna alla presidenza della repubblica.
Un grave problema però è l'abbandono scolastico delle bambine, tema affrontato anche da Drita Berisa, unica donna rom che lavora nei media del paese. La Berisa ha invocato l'approvazione di una legge che estenda l'obbligo scolastico almeno fino agli 8 anni e ha illustrato lo sconcertante fenomeno dei matrimoni delle bambine già al termine della scuola primaria, con l'impossibilità dello stato ad intervenire in molti settori per mancanza di fondi. Nonostante la grave situazione presentata, tutte le ospiti al tavolo hanno espresso la loro forte speranza di un miglioramento delle condizioni della donna, grazie anche alla loro determinazione e alla capacità di lavorare insieme, superando le differenze. Una prospettiva positiva, accompagnata dall'augurio di mons. Massafra, della conferenza episcopale albanese, presente in sala, che ha espresso la speranza che tutte le donne in Kosovo e in Albania possano avere al più presto il loro ruolo.

Ieri nel frattempo ha aperto i battenti il tendone allestito in piazza Duomo che ospita gli stand delle associazioni di volontraiato trentine, la casa-base dell'evento, visitabile.
Molto intenso l'incontro che si è tenuto in questa sede nel tardo pomeriggio con lo scrittore montenegrino Ognjen Spahic, tradotto da Zandonai e introdotto da Michele Ruele. L'autore del romanzo "I figli di Hansen", ambientato nel 1989 nell'ultimo lebbrosario d'Europa in Romania, ha affrontato i temi del rapporto corpo-malattia e dell'universalità del valore della letteratura.
Questa mattina invece il diplomatico rumeno George Gabriele Bologan ha incontrato le associazioni trentine che operano in Romania e quelle rumene presenti in Trentino per una reciproca conoscenza e uno scambio di opinioni in materia di solidarietà e collaborazione internazionale. La comunità rumena è numericamente la prima in Trentino fra quelle create dall'immigrazione. (s.m.)

Il programma completo dell'evento e l'archivio fotografico al sito: www.missionetrentino.it

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