Sabato, 02 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1603

La moltiplicazione delle cose che possediamo e l'impatto ecologico sul pianeta
LA VITA DEGLI OGGETTI E' ANCHE LA NOSTRA VITA

Gli oggetti che consumiamo tutti i giorni, quelli che ci circondano in casa e sul lavoro, quelli che vediamo sugli schermi televisivi sono parte della nostra storia e per questo possiamo parlare di una loro nascita, vita e morte. Una vera e propria biografia che cambia notevolmente in base al contesto storico. A discutere dell'argomento, al Festival dell'Economia, Emanuela Scarpellini, professore di Storia contemporanea all'Università degli Studi di Milano.-

Il nostro rapporto con gli oggetti non va ridotto alla sola dimensione economica ma anche a quella sociale e simbolica. Gli oggetti hanno una storia temporale e una individuale. Fanno parte della nostra vita quotidiana e rappresentano il panorama paesaggistico e domestico che abbiamo intorno. Spesso però non diamo loro molta importanza, anche perché sono talmente numerosi che non li vediamo nemmeno.
"Le cose però - spiega Emanuela Scarpellini - non sono andate sempre così. Concentriamoci sulla prima parte della biografia, ossia sulla nascita". In passato gli oggetti erano pochissimi perché quelli che potevano permetterseli si contavano sulle dita di una mano. Con la rivoluzione industriale cambia tutto. Arriva, infatti, la produzione di serie che porta gli oggetti a una massa di popolazione molto più ampia. A fare da apripista furono le armi seguite poi dalle macchine da cucire della Singer e dagli abiti. Risultato: prezzi notevolmente più bassi e pezzi sostituibili.
Veniamo alla seconda tappa della biografia, ossia la vita. "Una volta – dice la Scarpellini – l'esistenza di un oggetto terminava quando era rotto e non più riparabile. Il valore vero era il risparmio non il consumo". Oggi, invece, la speranza di vita degli oggetti è radicalmente diminuita. La loro durata sociale è brevissima. La tecnologia ci spinge a prendere oggetti sempre più nuovi, così come la moda. La tendenza è quella di un continuo cambiamento e dell'accelerazione del turnover.
Veniamo alla morte. In passato la spinta era verso il riuso e il riciclo. Un oggetto vecchio veniva portato dal rigattiere che poi lo rivendeva alle persone più povere. Nel ventunesimo secolo, come è stato più volte sottolineato nell'incontro tenutosi alla Facoltà di Economia, si butta via con troppa facilità e molto prima della morte naturale dell'abito o del cellulare che abbiamo acquistato. C'è però un elemento che unisce passato e presente. "E' il problema dello smaltimento delle cose non più utilizzabili. Secoli fa le città erano sommerse dai rifiuti. Oggi – commenta la relatrice – abbiamo le discariche ma spesso non sono sufficienti. A complicare la situazione ci si mettono pure la non biodegradabilità della merce e un modo errato di smaltire"
"Il risultato, allora, qual è?" - chiede Giorgio Zanchini, giornalista di Radio 3, che ha aperto l'incontro.
"Il risultato – dichiara Emanuela Scarpellini – è che la moltiplicazione degli oggetti, la vita più breve, l'errato smaltimento ha creato il problema della nostra impronta ecologica sul pianeta".
In un anno ognuno di noi consuma quello che la Terra ci mette a dare in un anno e mezzo. Nel 2030 il rapporto sarà di 1 a 2, mentre nel 2050 salirà a 1 a 3.
"Dobbiamo pensare di più ai nostri oggetti, all'uso che ne facciamo, al loro destino. La vita degli oggetti – conclude la Scarpellini – è anche la nostra vita. Il loro futuro è nelle nostre mani oggi".

Per seguire e partecipare online al Festival l'hashtag ufficiale è #festivaleconomia -