Giovedì, 31 Maggio 2012 - 02:00 Comunicato 1509

Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo editoriale L'Espresso protagonista al Festival dell'Economia
LA CRISI ECONOMICA? RENDERÀ PIU' POVERA L'ITALIA

"Il nostro destino dipende dall'Europa e dalla Spagna, in particolare. Se escono loro dall'Euro, noi rischiamo di seguirli. Ed allora da questa crisi usciremo più poveri". A sostenerlo è Carlo De Benedetti, imprenditore, uomo d'affari ed proprietario di quotidiani e settimanali, da decenni protagonista dalla finanza e dell'editoria italiana, e per una sera "testimone del tempo" al Festival dell'Economia di Trento.-

L'Ingegnere - così è chiamato negli ambienti economici - è da sempre uomo ottimista, ma questa volta dipinge il futuro con toni grigi: "L'Italia sta perdendo il treno verso il futuro. Tutta colpa di 50 anni di politica dissennate. Oggi siamo qui grazie all'intuizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: fuori Berlusconi (che ha in ogni caso negoziato al meglio la sua uscita di scena) e dentro un governo tecnico. Ma non dimentichiamo che la nostra sorte la decideranno altrove".
L'esordio della serata è, invece, tutto in stile amarcord, con il racconto dell'incontro fortuito in California con due giovanissimi Steve (Jobs e Wozniak): un incontro durato appena il tempo di sentirsi chiedere la bellezza di 1 milione di dollari per il 20 per cento di una società (la Apple) raccolta ancora dentro un garage della Silicon Valley: "Oggi avrei in mano circa 100 miliardi di dollari... Credo proprio di non aver un buon intuito imprenditoriale", aggiunge ironico.
De Benedetti ripassa i ricordi paterni maturati tra Asti e la Germania, fino all'entrata negli anni '70 in Fiat con il 5 per cento delle quote (in cambio del controllo della sua Gilardini) e il successivo passaggio alla Olivetti a cavallo degli anni '70 e '80.
"Quelli furono anni durissimi - ricorda l'Ingegnere - credo di aver lavorato come pochi. L'Olivetti mi diede grandi soddisfazioni ma anche grandissime preoccupazioni". Ad incominciare dai 7500 licenziamenti in un'azienda il cui primo vanto era di non aver mai lasciato a casa alcun operaio. Ma Olivetti è anche il primo pc prodotto in Europa.
Il passo dai pc alla telefonia mobile è dovuto a "fortuna e coraggio": l'imboccata di un uomo d'affari ebreo che durante una colazione a New York gli consiglia la telefonia cellulare da attivare nei paesi del Sud, "dove la gente parla moltissimo". E la determinazione a reperire 1500 miliardi di lire (tanto serviva). Gli esordi non furono incoraggianti a causa del no di Enrico Cuccia di Mediobanca: "Dovemmo girare il mondo per trovare i soldi ma vincemmo la gara, nonostante gli insider tentati dai concorrenti".
Infine, la storia dei giorni nostri, segnati - per De Benedetti - da una recessione senza precedenti, dovuta allo spostamento della geografia economica: "Sui mercati sono entrati centinaia di milioni di persone, figli dei Paesi emergenti, e l'Europa si è scoperta troppo vecchia e viziata, con poco senso dell'innovazione".

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