Giovedì, 26 Ottobre 2017 - 17:00 Comunicato 2862

Lo studio è stato presentato stamane nella sede del Cinformi
L’immigrazione in Italia fotografata dal Dossier Idos

Al 31 dicembre 2016 il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia (5.047.028) è aumentato di appena 20.875 persone rispetto al 2015; eppure tra sbarchi, altri flussi in arrivo e cancellazioni anagrafiche, i movimenti migratori hanno interessato quasi 1 milione di persone. L’esiguo aumento netto di questa popolazione è stato anche determinato dal gran numero di acquisizioni della cittadinanza italiana.
I dati emergono dal Dossier Statistico Immigrazione 2017 realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con l’UNAR e in partenariato con Confronti, presentato stamane a Trento presso il Cinformi e in contemporanea in tutta Italia.
Tra i 5 milioni di residenti stranieri, 3.509.805 sono i non comunitari. Tuttavia, l’archivio dei permessi di soggiorno ne attesta 206.866 in più, costituiti soprattutto da nuovi arrivati, ancora in attesa di essere registrati come residenti. Tenuto conto del divario tra arrivi regolari e registrazioni anagrafiche, che riguarda anche i cittadini comunitari, la stima della presenza straniera regolare complessiva è – secondo il Dossier – di 5.359.000 persone.

Sono poco meno di 200 le nazionalità degli stranieri residenti in Italia. I cittadini comunitari sono il 30,5% (1.537.223, di cui 1.168.552 romeni, che hanno in Italia il loro maggiore insediamento), mentre 1,1 milioni provengono dall’Europa non comunitaria. Africani e asiatici sono, rispettivamente, poco più di 1 milione. Solo 13 paesi hanno più di 100.000 residenti: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India, Moldavia, Bangladesh, Egitto, Pakistan, Sri Lanka e Senegal.

Oltre agli ingressi temporanei, sono continuati i flussi in entrata per insediamento stabile: il maggior numero di visti è stato rilasciato per motivi familiari (49.013), studio (44.114), lavoro subordinato (17.611), motivi religiosi (4.066), adozione (1.640) e residenza elettiva (1.274) e, in totale, sono stati rilasciati 131.559 visti nazionali che autorizzano a una permanenza superiore ai 3 mesi. Seppure estremamente ridotte, le quote programmate per i nuovi lavoratori non comunitari sono state 13.000 per gli stagionali e 17.850 per tutti gli altri comparti, in larga misura (14.250) riservate a cittadini già presenti in Italia e interessati a convertire il proprio titolo di soggiorno (ad esempio, da studio a lavoro).

Acquisizioni di cittadinanza

Significativo l’ulteriore aumento degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, più per naturalizzazione (che presuppone 10 anni di residenza previa) che a seguito di matrimoni con cittadini italiani (17.692 nel 2015). Tali acquisizioni, da appena 35.266 nel 2006 sono salite a 178.935 nel 2015 e a 201.591 nel 2016 (in tutta l’Ue 841mila nel 2015, con un ritmo meno vivace rispetto a quello in atto in Italia).

Mercato del lavoro

Gli occupati con cittadinanza straniera sono aumentati a 2.401.000 (+42.000 unità), con un’incidenza del 10,5% sul totale. Si sono concentrati per i due terzi nei servizi (66,4%), quindi nell’industria (27,5%) e solo in maniera residuale nel settore agricolo (6,1%). Il tasso di occupazione è leggermente risalito (59,5%) e, seppure più basso rispetto al passato, supera di due punti percentuali quello degli italiani. Le donne sono il 44,8% degli occupati stranieri (incidenza in calo). Diversi sono gli aspetti del loro inserimento subalterno. Per oltre i due terzi svolgono professioni non qualificate o operaie (appena il 6,7% professioni qualificate). Sono spesso sovraistruiti rispetto alle mansioni svolte (lo è il 37,4% contro il 22,2% degli italiani), mentre 1 su 10 è sottoccupato. La loro retribuzione (in media 999 euro netti mensili) è inferiore del 27,2% rispetto a quella degli italiani e l’anzianità di servizio attenua poco questo divario. I disoccupati stranieri sono leggermente diminuiti, sia in valori assoluti (437.000 cioè 19.000 in meno in un anno) sia in valori percentuali (tasso del 15,4%, quasi doppio rispetto all’inizio della crisi, mentre per gli italiani è dell’11,2%), ma non nel Mezzogiorno. Le donne prevalgono tra i disoccupati (51,5%), il 45,3% dei quali è anche genitore. Tra gli occupati stranieri il 13,4% svolge un lavoro autonomo-imprenditoriale (tra i cinesi il 50,4%). Alla fine del 2016 sono 571.255 le imprese a gestione immigrata.

Arrivi via mare

Gli arrivi in Italia via mare sono passati dai 153.842 del 2015 ai 181.436 del 2016 (+17,9%) e le richieste d’asilo, secondo Eurostat, da 84.085 a 122.960 (+46,2%). L’Italia si colloca a livello mondiale subito dopo la Germania, gli Stati Uniti, la Turchia e il Sudafrica per domande d’asilo ricevute (Unhcr). In particolare tra gli sbarcati, i minori non accompagnati sono stati 25.843, mentre sono 6.561 quelli che, censiti, si sono poi resi irreperibili.

Il quadro trentino

La contabilità anagrafica provinciale evidenzia, per il terzo anno consecutivo, una contrazione della popolazione straniera residente, ancora più consistente di quella degli anni precedenti. I dati Istat conteggiano 46.456 stranieri residenti in provincia alla fine del 2016, in calo rispetto all’anno precedente di circa 2.000 unità (-4,1%). Anche la loro incidenza sulla popolazione residente complessiva continua a scendere, attestandosi all’8,6%, valore inferiore a quello della vicina provincia di Bolzano (8,9%), dove per la prima volta il numero di stranieri supera quello del Trentino.

Decisa la contrazione delle nascite, che interrompe la ripresa che si era invece registrata a cavallo tra 2014 e 2015: nel 2016 sono nati in provincia 746 bambini da entrambi i genitori stranieri (-13,7% rispetto al 2015), con un’incidenza relativa sul totale dei nati che perde quasi due punti percentuali (passando dal 17,9% al 16,1%).

La principale determinante del calo della popolazione straniera è rappresentata dalle acquisizioni di cittadinanza italiana, che hanno sottratto 3.461 persone alla contabilità degli stranieri trasferendole alla lista anagrafica degli italiani. Questi neo-cittadini italiani di origine straniera, in aumento del 5,1%, mostrano una distribuzione di genere equilibrata. Soltanto negli ultimi cinque anni, il passaggio alla cittadinanza italiana ha interessato circa 11.800 ex-stranieri, con un peso sempre più rilevante delle acquisizioni per lungo-residenza, o “naturalizzazione”.

Guardando alla distribuzione in base al paese di provenienza, circa due terzi dei residenti stranieri ha origine europea. È comunitario il 30,8%, mentre il 34,4% proviene da paesi dell’Europa centro-orientale; seguono i cittadini dall’Africa settentrionale (11,9%). La graduatoria dei principali paesi di cittadinanza rimane invariata nelle prime tre posizioni: i romeni costituiscono la comunità più consistente (22,1% dei residenti stranieri, quasi 10.300 persone), staccando nettamente albanesi (12,4%) e marocchini (8,2%).



Immagini