
La moderatrice Tonia Mastruobuoni ha chiesto al panel di esprimersi sul concetto di negazionismo applicato all’economia. “Nel 1979 il New York Times ha pubblicato un articolo che negava gli effetti negativi del fumo, vent’anni dopo che la scienza aveva provato e divulgato risultati conclamati. Questo è il negazionismo”, è stato lo stimolo della giornalista.
Claire Jones, giornalista del Financial Times, ha sottolineato l’importanza della scienza per analizzare tutti i fenomeni. “Gli economisti usano metodi empirici per scavare dietro i fenomeni sociali. Nel dibattito pubblico è fondamentale seguire gli scienziati, anche se la scienza non è esente da errori. Il metodo scientifico però è efficace. La storia lo dimostra: se i politici avessero ascoltato John Maynard Keynes sulle conseguenze del trattato di Versailles forse avremmo evitato la Seconda guerra mondiale”.
Luigi Zingales è partito dall’assunto che l’economia è una scienza sperimentale e che è importante portare l’innovazione a un pubblico più ampio, anche se questo può generare controversie. “Innanzitutto l’economia è influenzata da interessi economici, sappiamo che gli incentivi alla ricerca spesso non sono sufficienti a garantire totale indipendenza. Un altro rischio che gli economisti corrono è escludere la sociologia. Inoltre il dibattito, anche con chi non ha alle spalle tante citazioni e pubblicazioni, è fondamentale per il progresso”.
Giorgio Barba Navaretti, ha evidenziato che il 70% degli errori nell’analisi economica derivano dall’incapacità di evidenziare i link causali tra eventi. Come vengono costruite quindi le false verità? “Un problema grave è l’uso di fatti economici a sostegno delle false verità. Questo processo è basato su tre step: si identifica un’entità suprema, che oggi è il popolo libero di dire quello che è vuole (ethos), si cerca un capro espiatorio (pathos), si decostruisce il ragionamento logico (logos). Questo percorso è facilitato dal fatto che non c’è mai una verità economica assoluta, perché la realtà è complessa”.
L’autore francese Pierre Cahuc ha sottolineato che l’economia è cambiata tantissimo negli ultimi 25 anni perché è stata invasa dai dati. “Anche il metodo è cambiato: usiamo le informazioni come si fa in biologia e medicina. E poi siamo sempre più multidisciplinari”. Di fronte alla domanda della regina Elisabetta sulla crisi, “Perché l’economia non l’ha prevista?”, la risposta di Cahuc è stata che “nessuna scienza può prevedere un evento così complesso ma questo non significa che la scienza sia inutile”.
“Anche se molte delle critiche che riceviamo sono infondate - ha aggiunto - l’ignoranza non è una costruzione vuota, ci sono elaborate strategie dietro. La gente distrugge il nostro campo chiamando in causa complotti e cospirazioni. Per combattere questa tendenza noi scienziati dobbiamo affidarci alla conoscenza faticosamente costruita attraverso le peer review. Si potrà sbagliare ma il dibattito nel mondo scientifico ha un valore”.
Sito: www.festivaleconomia.it
Twitter: https://twitter.com/economicsfest
Facebook: https://www.facebook.com/festivaleconomiatrento
Instagram: https://www.instagram.com/festivaleconomia/