Sabato, 30 Maggio 2015 - 02:00 Comunicato 1299

"Incontro con l'autore" questo pomeriggio alla Biblioteca comunale di Trento
L'INTERVENTISMO DELLO STATO COME LEVA STRATEGICA PER LO SVILUPPO ECONOMICO DEL PAESE

Come far ripartire l'impresa italiana? Questo quesito ha alimentato nel pomeriggio in Biblioteca comunale uno stimolante dibattito che ha visto due posizioni confrontarsi sul tema: "interventismo sì/interventismo no dello Stato per dare impulso al comparto industriale italiano." È emerso, in conclusione, il primo fronte considerando i vari strumenti di intervento dell'amministrazione pubblica per azionare la spinta del mercato: usare la leva della domanda per stimolare lo sviluppo e la produzione industriale e crescere al contempo la scala del valore, trovare nuove alleanze con le multinazionali, rafforzare le politiche di spending review, sostenere le start up e le spin off per investire nell'innovazione strategica, incentivare gli investimenti pubblico/privati e sbloccare i capitali per dare nuovi canali di finanziamento alle imprese.-

Il libro "Cacciavite, robot e tablet. Come far ripartire le imprese" è stato l'oggetto del controverso e ampio dibattito tenutosi oggi in Biblioteca comunale a Trento tra i due suoi autori Dario Di Vico e Gianfranco Viesti, portatori di due posizioni diverse nel trovare la ricetta per far uscire l'Italia dalla crisi economica.
Di Vico nel libro illustra l'elaborazione della sua ricognizione del settore industriale nazionale, che lo ha spinto ad appoggiare l'interventismo dello Stato. Per quali motivi? "Perché lo Stato - ha dichiarato - ha una visione a 360 gradi del tessuto economico territoriale e, alla luce di questo, è in grado di pianificare interventi strategici ad hoc nei settori in sofferenza o, diversamente, alle spin off che necessitano di aiuto per lanciarsi nel mercato. Inoltre – ha proseguito – è in grado di controvertire il "fattore culturale" dilagante in Italia, che frequentemente spinge l'imprenditore medio, di fronte alle criticità, a chiudere l'azienda piuttosto che affidarla ad un manager". Di Vico ha aggiunto che l'azione statale dovrebbe anche investire maggiormente nel dialogo con le multinazionali, chiave di crescita e soggetti che, più di altri, possono attrarre risorse dall'estero e importarle in Italia.
Altri ingredienti della ricetta di Di Vico per salvare l'Italia sono: credere nella specializzazione di prodotto e nel "Made in Italy", che occorre rafforzare per riconquistare il vantaggio competitivo di un tempo. "L'austerity – ha aggiunto – ha appesantito ulteriormente la già critica situazione in cui versava il nostro Paese e congelato ogni possibile passo avanti. Occorre puntare su imprese strutturate e innovative, creare alleanze globali capaci di sopravvivere nel contesto odierno".
Il co-autore del volume "Cacciavite, robot e tablet. Come far ripartire le imprese", Gianfranco Viesti, ha invece portato un quadro della situazione contingente economica in cui, per auspicarne uno sviluppo e l'uscita dalla crisi, la posizione dello Stato dovrebbe ridursi e limitarsi ad una regia super partes: "L'intervento statale non è da demonizzare, ma deve essere comunque attivato un sistema di monitoraggio costante dell'effettiva efficacia delle politiche che introduce nel Paese – ha esordito. In Italia sono stati implementati numerosi interventi strategici e non, ma quanti nei fatti hanno portato frutti? La politica può essere preda del cattivo management (l'esempio di Alitalia è il più dimostrativo in tal senso)." L'Italia oggi è minata da svariati problemi sociali, economici, finanziari ed è incapace di affrontarli e gestirli "l'immobilismo in cui versa la nostra nazione – ha detto Viesti – fa sì che prevalgano politiche di laissez faire, che lasciano campo libero alla concorrenza estera che si sta ingerendo sempre più nel nostro comparto industriale acquisendo quote se non intere società. La leva più efficace è e rimarrà sempre l'innovazione: investire nei comparti innovativi è vincente!". E ha concluso: "Qual è la soluzione per la sopravvivenza di molte aziende? Collocarsi sulla catena del valore e sviluppare i suoi punti di forza che sono meno attaccabili e più produttivi ed utilizzare la domanda pubblica – ad esempio la sanità - come grande leva dell'innovazione." -



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