Sollecitati da Nicola Saldutti, Onado e Nicastro hanno dialogato a lungo sulle cause delle crisi bancarie e sui costi (pubblici e privati) dei salvataggi delle banche. Le prime fanno riferimento alla "scalata al cielo" perseguita da chi le dirigeva derogando all'obbligo di garantire una sana e prudente gestione del risparmio, all'inamovibilità dei dirigenti, ai prestiti generosamente rogati agli amici degli amici ed ai manager infedeli. I secondi sono riassumibili in una cifra: 25 miliardi di Euro, a fronte dei 30 miliardi in Francia, ai 56 in germania, ai 32 in Olanda e i 73,2 in Spagna.
Quanto si è incrinato il rapporto di fiducia dei risparmiatori italiani nei confronti delle banche? "In condizioni ragionevolmente normali - afferma Onado - il rapporto di fiducia rimane stabile, ma in questo momento il risparmiatore ha le orecchie dritte, si vede dall’andamento dei depositi. Quelli del MPS in questi anni sono andati su e giù. Ci vuole pochissimo per seminare il panico localmente, ma poco anche per passare da quello locale al panico generalizzato. Ci siamo avvitati su questa crisi per colpa dell’Europa, che ha sbagliato nel non affrontare subito il problema come europeo, cavalcando l’idea che ogni Paese avrebbe dovuto lavarsi i panni sporchi in famiglia".
Nicastro: "E' stato il circolo vizioso di una crisi sistemica, era molto difficile fare azioni ordinate di salvataggio. Cosa avremmo dovuto fare diversamente? Tra l’estate 2012 e del 2013 collettivamente abbiamo sbagliato tutti, la Spagna ottenne aiuti dall’Europa in cambio di un controllo europeo, ora ha un sistema bancario risanato, noi siamo andati avanti come prima. La Banca d’Italia non lanciò l’allarme per non spaventare i risparmiatori. Il problema è che non spieghiamo abbastanza alla gente cosa è una banca, che salvarle con denaro pubblico significa salvare tutta la collettività che ci sta attorno. Pro futuro la lezione è quella di anticipare i tempi, senza aspettare sempre l’ultimo minuto."