Giovedì, 27 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2915

Prosegue Sulle Rotte del Mondo, l'evento dedicato ai missionari trentini
L'EST EUROPA ALLA RICERCA DELLA FEDE VISSUTA

Fede vissuta, fede riscoperta, fede che si alimenta del dialogo interreligioso: si è parlato di questo stasera nella sala Depero della Provincia nell'ambito degli incontri pubblici in cui si articola la manifestazione "Sulle Rotte del Mondo". Si è parlato di fede cristiana in paesi dove i cattolici sono una minoranza, come la Romania e la Moldavia, tradizionalmente ortodossi, e in paesi dove i cristiani complessivamente intesi sono quasi scomparsi, come in Turchia, dove alcuni trentini e soprattutto alcune trentine tengono vivo un legame forte, nato con i martiri Sisinio, Martirio e Alessandro, che partirono dalla Cappadocia per venire a morire in Anaunia, nella loro missione evangelizzatrice. Tanti aspetti di una fede e di una Chiesa che oggi si confrontano con la globalizzazione, le nuove povertà, la nascita di nuove confessioni, con gli spazi apertisi dopo la caduta del comunismo ma anche con nuovi conflitti politici e sociali.-

Presenti all'incontro di oggi , moderato da Alessandro Martinelli, direttore del Centro diocesano per l'ecumenismo, padre Stefano Conotter,trentino, classe 1967, attualmente superiore del monastero carmelitano di Snagov, in Romania, mons. Cesare Lodeserto, segretario della Conferenza episcopale moldava, padre Lorenzo Piretto, teologo, docente di teologia a Instanbul, Vicario generale di Istanbul e Ankara, impegnato in Turchia sul fronte del dialogo interreligioso, padre Marius Resceanu, sacerdote ortodosso della diocesi di Craiova, in Romania, Isabella Sartori, di Ranzo, dal 1995 in Turchia dove tiene aperta, nell'altopiano anatolico, la chiesa di San Paolo assieme a Serena Vanzetta, di Tesero, condotta in Turchia da un percorso di Fraternità che l'ha portata dal Vanoi a Tavodo, in valle di Non, e quindi a Konya.

"Perché sono qui? mi sono chiesto spesso - ha detto padre Connotter, presentando la sua esperienza in Romania - . Parto dal mio essere Carmelitano, Il mio ordine è nato in Oriente, sul monte Carmelo, ma ha radici latine, Con i monaci ortodossi ho scoperto di avere delle cose in comune, a partire da Sant'Elia. Ci sono molti punti di contatto fra il carisma carmelitano e la cultura romena. In secondo luogo, la ricchezza di questo paese, storica, culturale, religiosa, linguistica. Ed ancora: Giovanni Paolo II, quando ha visitato la Romania, ha parlato di un cristianesimo che vive con 'due polmoni', e in Romania questo è particolarmente evidente. Il rischio che abbiamo corso dopo la caduta del comunismo è stato semmai quello di mostrare una chiesa cattolica che fa solo attività di ordine sociale, trascurando l'aspetto religioso e spirituale, conservato in maniera più forte nella liturgia ortodossa. Ma naturalmente quando si vedono tanti bisogni, non è possibile rimanere inerti. Oggi abbiamo un monastero e un santuario, e però anche un villaggio che svolge attività di carattere sociale, accoglie bambini abbandonati e così via. Sono due facce della stessa medaglia."
Padre Marius, sacerdote ortodosso, ha illustrato a sua volta i cambiamenti intervenuti dopo la caduta di Ceausescu, quando i giovani si riavvicinavano alla Chiesa, nell'ambito delle novità prodotte dall'apertura delle frontiere e dall'avvento della globalizzazione. Cambiamenti che in Romania hanno fatto riscoprire anche tradizioni per lungo tempo sopite. "I giovani, partendo dai più piccoli, sono tornati alla liturgia, assieme alle loro famiglie. Nella mia famiglia sono cresciuto respirando la fede ortodossa nel 'fare assieme'. E anche oggi ci sono paesi in cui tutti gli abitanti, la domenica, partecipano alla liturgia, dal più piccolo al più anziano. Questo è importante e ci dà forza."
"La Moldavia non è la Romania - ha detto invece Cesare Lodeserto - , La Chiesa cattolica è giovane, in una terra storicamente ortodossa e anche ebrea, non saremo noi a raccogliere i frutti del seminato. Ma siamo orgogliosi di essere una piccola minoranza, E' una buona base di partenza. La Moldavia è molto povera. Viene definita la terra dei bambini abbandonati. Certo, del resto l'Italia è la terra delle badanti; le donne vengono qui e i loro bambini rimangono soli. E così spesso anche gli anziani. Così, abbiamo fatto una scelta ben precisa: la Pastorale della strada. Portiamo nella strada e tra i poveri il pane e la Parola di Dio. Poi c'è la Transnistria, una fascia di terra fra Moldavia e Ucraina che ha deciso di autoproclamarsi indipendente, ma non viene riconosciuta da nessuno. Un buco nero nel cuore dell'Europa, che la Russia tenta di utilizzare come propria base. Dobbiamo essere presenti anche lì. E c'è il turismo sessuale. La Moldavia è a solo due ore o poco più di aereo dall'Italia. Dobbiamo combattere questo flagello."
Padre Lorenzo Pretto ha aperto una finestra sulla storia della Chiesa in Turchia. "Innanzitutto un grazie al Trentino, dove sono venuti a morire tre tre martiri, tre evangelizzatori, provenienti dalla Turchia. E anche oggi ci sono trentini in Turchia, in Cappadocia, in Anatolia. La Turchia Turchia è un paese giovane, con più di 70 milioni di abitanti. Ha conosciuto uno sviluppo enorme. I cristiani però sono quasi scomparsi, sono lo 0,2%,. Ataturk aveva dato il via ad una esperienza nuova per il mondo islamico, la costruzione di uno stato laico, ispirato alla tradizione europea. Sul piano ecumenico c'è un grande dialogo fra cattolici e ortodossi, e più recentemente anche fra cristiani e musulmani. La costituzione apre indubbiamente possibilità sconosciute in altri paesi islamici. C'è una certa libertà di dibattito, di discussione, anche se non assoluta. Ma la libertà religiosa è intesa soprattutto come libertà di culto, all'interno della Chiesa. Fuori da questa sfera, la libertà di azione è più limitata. E poi, recentemente, come noto, due nuovi martiri. E' un fatto grave. Ma sappiamo che dal sangue dei martiri cresce una Chiesa più forte."
Isabella e Serena hanno portato la loro esperienza di vita quotidiana a Konya, città dove san Paolo aveva formato la prima comunità cristiana. Una città che è oggi al 100 per 100 musulmana. "Noi siamo lì per il legame di riconoscenza che la Diocesi di Trento ha verso la Turchia per il dono della nostra fede in Gesù che da lì è arrivato a noi. Quando il vescovo Giovanni Maria Sartori ci ha mandato a Konya ci ha detto: andate, e lasciate al Signore i tempi e i modi per dare un significato alla vostra presenza. Noi oggi teniamo aperta la chiesa di san Paolo, la più recente, costruita ai primi del '900, e l'unica rimasta. La comunità cristiana locale in questi anni è andata scomparendo. Quando siamo arrivate, 3 anni fa, i cristiani erano in 3. Due si sono trasferiti, uno, più anziano, un armeno, si è spento. Adesso invece ci sono dei profughi cristiani dall'Iraq. Un paio di giornate in settimana teniamo la chiesa aperta, per tutti. Nei primi tempi non potevamo fare molto, adesso possiamo accogliere chi è curioso, possiamo parlare, spesso vediamo i loro volti che si illuminano quando parliamo loro di un Dio misericordioso." (m.p.)

Domani, venerdì 28 settembre, alle 10.30, nella sala Depero della Provincia, conferenza stampa sui lavori "a porte chiuse" condotti in questi giorni dai missionari convenuti a Trento e di sintesi del percorso dei quattro anni delle Rotte del Mondo.

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