Sabato, 02 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1578

Al Festival dell'Economia si è parlato anche del Museo del Risparmio, da poco inaugurato a Torino
L'EDUCAZIONE FINANZIARIA COSTA, MA L'IGNORANZA COSTA DI PIÙ

In un futuro dove molte decisioni, come l'accantonamento pensionistico, saranno sempre più demandate al singolo, appare necessario, soprattutto per le giovani generazioni, sapersi orientare tra risparmi, banche, finanziamenti. "Una sana educazione economica crea più solidi presupposti perché la competenza finanziaria sia forte negli anni cruciali della vita", ha esordito Enrico Castrovilli , presidente dell'Associazione Europea per l'Educazione Economica – Italia. La scuola può essere il luogo di apprendimento di conoscenze che, altrimenti, sono per pochi.-

L'educazione finanziaria deve cominciare fin da piccoli, perché le competenze crescono con l'individuo in quanto "sono costituite da apprendimenti non solo di natura cognitiva, ma anche psicologica e comportamentale basati sull'esperienza", ha puntualizzato Castrovilli.
Anche secondo Anna Lusardi, docente di Economia al Dartmouth College USA e presidente del gruppo di esperti OCSE-PISA sulla financial literacy, la scuola riveste un ruolo centrale nella tramissione di queste conoscenze, perché permette di superare la naturale diseguaglianza legata all'estrazione sociale di ognuno. "Le competenze che si formano in età scolastica hanno delle conseguenze sul futuro dell'individuo – ha affermato Daniele Checchi, preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Statale di Milano - e man mano che invecchiamo le competenze declinano, ma chi ha più istruzione ha un declino più lento. Trasmettere delle competenze è un obbiettivo strategico. Gli individui guadagnano di più, trovano lavoro più facilmente, escono da una situazione di disuguaglianza sociale. Non ultimo, migliorando le competenze di una generazione, si migliorano anche quelle della successiva".
Andrea Brandolini, Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, dati alla mano ha focalizzato la sua attenzione sulla "Disparità intergenerazionali nel tenore di vita". "Le generazioni più giovani stanno meglio se stanno nella famiglia di origine, stanno meglio a scapito di una minore indipendenza. L'Italia ha smesso di crescere. Dagli anni '90 si è registrato uno stallo e dal 2007 un crollo dei redditi delle famiglie. Le famiglie per mantenere i loro tenore di vita hanno ridotto i risparmi. In questo quadro l'educazione finanziare è molto importante. Il risparmio deve diventare il punto focale nel passaggio del testimone tra generazioni".
Alla scuola, dunque, il compito di fare educazione finanziaria. Un compito arduo in un periodo di ristrettezze finanziarie, ma necessario. Roberto Fini, docente di Economia all'Università di Verona-Vicenza, ha ne ribadito l'importanza anche per garantire la crescita economica. "Tutti i sistemi sociali spendono relativamente molto nell'istruzione e dunque in formazione del capitale umano. Il problema è monitorarne l'efficienza. Spendere nell'istruzione è impegnativo perché l'istruzione costa, ma i dati ci dicono che costa di più l'ignoranza".
Ed in attesa che la scuola si attrezzi, a Torino, due settimane fa è stato aperto il "Museo del Risparmio", già visitato da 2800 persone. "L'Italia registra una diffusa carenza in tema di educazione finanziaria – ha detto Andrea Beltratti, presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo – eppure c'è molto interesse. Ce lo dice l'affluenza registrata fin dall'apertura del Museo, creato da Intesa Sanpaolo". Un approccio soft per curiosi e non solo, per chi ha qualche nozione o per chi è completamente digiuno: attraverso giochi, simulazioni finanziare, interviste ad esponenti del mondo dell'economia e della finanza, riflettendo sul rapporto tra risparmio ed arte e ascoltando interviste impossibili a personaggi storici come Dante e Shakespeare, s'impara che l'economia e la finanza possono essere anche molto interessanti.

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