Venerdì, 28 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2917

L'Officina dell'autonomia: nel Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme l'incontro finale dopo il lavoro dei forum
"L'AUTONOMIA È...". A CAVALESE IL FORUM CONCLUSIVO

L'Autonomia trentina? E' "rispetto della libertà e dell'autonomia altrui con lungimiranza", è "consapevolezza", "responsabilità", "provincialismo", "indipendenza dal governo", "partecipazione", "un progetto concreto", "libertà delle proprie azioni", "un progetto compiuto di autodeterminazione responsabile".... A definirla così sono gli stessi trentini, quelli almeno che hanno lasciato detto ciò che pensano a Specchio/rifletto, l'installazione multimediale che sta accompagnando, presso il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme e alle Gallerie di Piedicastello, "L'Officina dell'autonomia", iniziativa promossa dalla Fondazione Museo storico che si è chiusa ieri a Cavalese con il forum conclusivo, ospitato dal Palazzo della Magnifica, con i coordinatori dei gruppi tematici di riflessione dedicati ad approfondire quattro aspetti legati all'Autonomia, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai, lo Scario Giuseppe Zorzi e Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino.-

Specchio/rifletto si proponeva proprio questo, stimolare i cittadini a "giocare" con l'Autonomia misurando le proprie conoscenze rispetto alla sua storia, ma anche per chiedere loro cosa intendono per Autonomia, cosa vogliono che diventi, quali valori trovano in essa riflessi. Specchio/rifletto appunto, un gioco sì ma molto serio, perchè sulla tenuta ma anche sullo sviluppo dell'Autonomia ci giochiamo il nostro futuro. Ma rispecchiarsi, e riflettersi, nella "specialità" trentina è oggi soprattutto un esercizio di democrazia, pratica partecipativa, protagonismo civile, lo stesso protagonismo che ha mosso i partecipanti ai quattro forum di discussione - giovani/territorio, autonomia/autonomie, Alpi/scenari, rappresentanza/partecipazione - sui quali Officina ha lavorato nelle scorse settimane. Un dibattito che ha avuto il merito di cercare di "liberare", riuscendoci almeno in parte, la parola Autonomia dal recinto istituzionale ed elitario nel quale è stata fino ad ora declinata.
Ieri sera, nello storico salone del Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, uno dei luoghi in cui è facile rinvenire il senso vero dell'autogoverno dei territori, che è di gran lunga preesistente alla nascita dello Statuto, è andata in scena una possibile rappresentazione di come questa Autonomia è percepita "dal basso" e di cosa dovrebbe essere. Un'Autonomia che "non sta bene", è stato detto, ma alla quale nessuno vuole in ogni caso rinunciare.
Per i giovani imprenditori di "Fiemme piace", ad esempio, è la serenità e la sicurezza psicologica data da un territorio verso il quale forte è il senso d'appartenenza, ma anche la richiesta alle istituzioni di avere maggiori occasioni di confronto. Un'Autonomia che non sta solo nel Palazzo ma anche, soprattutto, nelle azioni di ogni giorno e di ognuno di noi: dal pagare le tasse all'acquisto dei prodotti made in Trentino all'Università "provincializzata". Un'Autonomia che nasce dall'allenamento all'autogoverno delle popolazioni di montagna e che oggi alla montagna, allo spazio alpino europeo in particolare, torna a guardare per contribuire a definire una nuova idea d'Europa animata non più dagli antichi Stati nazionali, e dai loro veti incrociati, ma dai territori, con le proprie identità e reti. Un'Autonomia, ancora, che non si giustifica solo con la presenza delle minoranze linguistiche, ma che trova fondamento nel radicamento dell'associazionismo, il quale vorrebbe però abbattere quel tetto di cristallo che avverte sopra di sè e che lo separa fisicamente dal ceto politico. Un'autonomia che deve "continuare a proteggere le fasce più deboli", essere condivisa, aprirsi e qualificarsi come "spazio dell'innovazione", non solo tecnologica ma anche nel campo della partecipazione collettiva alla gestione del bene comune.

Con queste visioni dell'Autonomia uscite dai forum dell'Officina - rispettivamente coordinati da Francesca Re, Francesca Merz, Valentina Bergonzi e Alice Manfredi - ha interloquito ieri sera a Cavalese il presidente Lorenzo Dellai.
"Non ci rendiamo ancora conto dei meccanismi che si sono messi in moto - la diagnosi di Dellai - e delle insidie profonde per l'Autonomia, che non sono solo quelle finanziarie. Di fronte alla messa in discussione alla radice del concetto di autonomia la barriera che possiamo erigere è anche sviluppo della coscienza autonomistica, i trentini devono recuperare un senso più pieno della loro storia. C'è però una difficoltà particolare: assistiamo oggi ad una verticalizzazione delle istituzioni della società, noi siamo in controtendenza perché non vi è nulla di più orizzontale dell'Autonomia. Ce l'hanno con noi principalmente perché siamo la dimostrazione che un'Autonomia forte è possibile, siamo dunque un segno di contraddizione. Oggi in Italia dire Regione significa malaffare, e il rischio è che si indichi una via tra statalismo e iperliberismo, e questa è la radice della nostra difficoltà. La nostra Autonomia è antitetica allo statalismo e la nostra cultura antitetica all'iperliberismo. Sì, dobbiamo migliorare le nostre performance ma - avverte il presidente - attenti a non buttare via il bambino con l'acqua sporca".

Dellai è poi entrato nel merito di quanto emerso dai quattro forum. Ecco, in sintesi, le sue risposte.
"E' vero, i giovani si sentono lontani dalla politica ma è anche vero che nei consigli comunali ci sono moltissimi giovani che si impegnano. Va ripreso un grande programma di educazione alla vita civile."
"La storia del Trentino è fatta di appartenenze plurime (al Tirolo storico, alla nazione, all'Europa) un tratto distintivo dei territori di confine, e ciò porta a dire che identità vuol dire oggi apertura e dinamismo, è compito della cultura guidare un processo di trasformazione dei processi. ma non esiste Autonomia senza la microautonomia, quella delle piccole e numerose esperienze di autogoverno che per molto tempo sono rimaste isolate e che poi si sono potute riconoscere nella macro autonomia".
"Il territorio alpino è fragile ma carico di grandi risorse, soprattutto immateriali, culturali, è un contenitore di valori della solidarietà, che nonostante tutto è rimasta sopravvivendo al benessere, e di valori di democrazia. Quando questa follia collettiva finirà, resterà l'esigenza di non avere il deserto democratico nei nostri territori. La questione dei beni comuni (acqua, paesaggio, il nostro volontariato e il diffuso valore civile) diventa importante. La Macroregione alpina di cui si discute in alcune regioni del Nord? Bene, ma che sia alpina e non una "Bavania" (Baviera più Padania)".
"Dobbiamo dare segnali di sobrietà e semplificazione, quindi riordino, governance degli enti pubblici, mettersi in rete (la gestione associata dei servizi comunali non un'esercitazione ma una necessità)".
"Guai a noi - la conclusione - se ci convinciamo che tutto va bene. Nelle classifiche siamo messi bene ma abbiamo punti critici (la partecipazione delle donne e dei giovani, la propensione all'innovazione, la scarsa propensione al rischio oggi necessaria); i valori di cui siamo orgogliosi e che fanno il nostro carattere devono essere riposizionati".

Immagini a cura dell'Ufficio Stampa
In allegato un commento audio del presidente Dellai -