Lunedì, 25 Gennaio 2021 - 16:48 Comunicato 191

Appuntamento domani alle 10 e alle 20.30, nell’ambito del Festival della Memoria
Incontro-testimonianza con Oleg Mandić, sopravvissuto alla detenzione nel campo di Auschwitz

All’età di 12 anni, Oleg Mandić fu l’ultimo prigioniero ad uscire vivo dal campo di concentramento di Auschwitz, il 27 gennaio 1945. Collegato in streaming, Mandić interverrà in diretta domani – martedì 26 gennaio – nell’ambito di “Living Memory”, il Festival della Memoria creato dall’associazione Terra del Fuoco Trentino in collaborazione con la Fondazione Museo storico e con il sostegno della Provincia autonoma di Trento. Per ascoltare la sua testimonianza in diretta alle 10 e alle 20.30, gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e tutta la cittadinanza potranno collegarsi al sito https://www.terradelfuocotrentino.org/living-memory-on-air.

Nel 1944 Oleg Mandić ha undici anni, viene arrestato dai nazisti con la mamma e la nonna: sono prigionieri politici, perché il padre e il nonno all'occupazione tedesca si erano uniti ai partigiani titini. Oleg passerà dal carcere di Via Roma a Fiume, poi al “Coroneo” di Trieste e infine arriverà ad Auschwitz dove rimarrà fino alla liberazione: sarà lui, ragazzino di 12 anni, a chiudere il cancello del campo. L'ultimo prigioniero ad uscire vivo da Auschwitz dopo la fine della guerra ha sepolto nella memoria il tempo della prigionia, per dieci anni non ha voluto parlarne e nemmeno sentirne parlare: “Negavo di conoscere la lingua tedesca, per esempio, perché mi riportava ai fatti” racconta. Nel 1955 arrivò come uno shock la richiesta del suo caporedattore di scrivere come era stato Auschwitz per lui. Dopo qualche giorno di riflessione, Oleg quell'articolo decise di scriverlo e da allora ha fatto i conti con le sue memorie e quanto accaduto nella sua infanzia. Ma anche con la memoria collettiva, decidendo di diventare un testimone dello sterminio e degli orrori accaduti, un seminatore di pace nel mondo. “Non odiare - ammonisce -. Non conviene: l’odio porta altro odio, anche superiore al nostro. Porta sciagure e catastrofi. E raramente se ne trae soddisfazione. Siccome l’odio lo fomentiamo noi stessi, esso nasce e si riproduce nel nostro cervello. Di conseguenza siamo in grado di governarlo: possiamo e dobbiamo sopprimerlo. Per il nostro bene. Credetemi: io ci sono passato”.

(us)


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