
La guerra in Siria continua. I civili continuano a morire sotto le bombe, anche quelle al napalm, vietate dalla comunità internazionale.
Anche lì, come in altri paesi del mondo che soffrono, è attiva Operazione Colomba. I suoi volontari vivono assieme ai profughi, li accompagnano quotidianamente dentro e fuori i campi profughi, in particolare quelli del Libano, “perché accompagnarli significa evitare, qualche volta, che vengano arrestati o fatti oggetto di violenze”. Questa situazione dura dal 2013. “Ad un certo punto – ha detto Capannini – molte persone ci hanno detto: così non si può vivere, prenderemo i barconi e proveremo ad andare in Europa. Noi abbiamo provato a percorrere un’altra strada, quella dei corridoi umanitari. In questo modo alcune famiglie sono potute arrivare in Italia, anche in Trentino, in maniera legale e sicura. Il loro desiderio è di portare la loro testimonianza, innanzitutto. Ma anche, provare ad avanzare una proposta di pace sulla Siria”.
La proposta è modellata sull’esempio di una realtà colombiana completamente demilitarizzata, nel cuore di un Paese che attraversa un conflitto pluridecennale. L’ipotesi è di replicare questa esperienza in Siria. La proposta spesso viene accolta con cinismo. “La reazione - ha proseguito Capannini - in genere è: vi uccideranno tutti. Noi crediamo che non sia così ma crediamo anche che i governi europei debbano essere coinvolti. Probabilmente l’Europa adesso non è pronta ad accogliere questa richiesta. Ma noi crediamo che prima o poi dovrà farsene carico. Anche perché la lezione della Siria è: la guerra oggi non rimane confinata entro i confini di uno stato. Esce da lì, con i profughi, ma anche con il terrorismo. Ecco perché bisogna imparare a pensare ad una fuoriuscita dai conflitti, in maniera differente rispetto all’intervento armato”.
“In Libano ci sono oggi 2 milioni di profughi siriani, su 4,5 milioni di abitanti complessivi. Purtroppo il regime libanese è alleato di Assad, e quindi la loro condizione non è molto migliore che in patria – ha detto Rahim Hsyan. – I rifugiati quindi hanno di fronte a sé tre possibilità: rimanere il Libano, nei campi profughi, senza alcun diritto, e continuamente minacciati da Hezbollah, tornare in Siria, col rischio di venire arrestati oppure arruolati a forza nell’esercito del regime, e infine affrontare l’attraversata del Mediterraneo via mare, con tutti i rischi che questo comporta, magari lasciando indietro i membri più deboli della famiglia, che in questo modo si trovano ad essere ancora più esposti a violenze. La proposta di Operazione Colomba è di creare le condizioni per un ritorno dei profughi in patria in una zona sotto la protezione dell’Onu”
L’europarlamentare Elly Schlein ha sottolineato l’altissimo prezzo che i civili stanno pagando nel conflitto siriano, puntualmente documentato da Amnesty International. “Per quanto riguarda l’Unione europea, non riesce a ritagliarsi un ruolo attivo per la costruzione di una pace possibile e duratura nel Paese. Ciò soprattutto perché non riesce ad esprimersi con una voce unitaria, nonostante gli sforzi di Federica Mogherini, alta rappresentante della Ue per la politica estera. Per questo abbiamo deciso di portare in Parlamento la proposta di Operazione Colomba”.
L’Europa libera e unita, ha detto ancora Schlein, è nata dal desiderio delle vittime delle dittature e dei nazionalismi di dare un futuro diverso ai propri figli. Ma in politica estera questo desiderio non ha prodotto risultati apprezzabili. Sulla Siria così come ad esempio sulla Libia, all’interno della Ue si registrano voci molto diverse. Anche le risoluzioni votate dal Parlamento europeo, sono state troppo deboli. Le sanzioni al regime di Assad sono state rinnovate fino al 2020 ma l’assistenza ai civili e ai profughi rimane difficile e scarsamente incisiva.
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