Venerdì, 01 Giugno 2018 - 16:37 Comunicato 1252

Imprese, scuola, università: un'alleanza per il lavoro del futuro

Le imprese italiane stanno investendo fortemente nella digitalizzazione della produzione, sostenute anche dagli incentivi del piano Industry 4.0 varato dallo scorso Governo. Nonostante questo, il gap di competenze digitali è ancora significativo ed è urgente investire in formazione. Ma in che modo? La trasformazione digitale ha interessato sinora alcune grandi aziende e diversi settori. Il vero gap è la disponibilità di competenze che possano far crescere un Paese come il nostro.
Se n’è discusso oggi nell’incontro moderato da Luca de Biase presso la sala conferenze di FBK ed al quale hanno partecipato Donato Iacovone, CEO di EY Italia, Alessandro Cattani (CEO Esprinet) e Sandro De Poli (presidente & CEP, GE Italy e Israele).

Lo sviluppo di capacità professionali nuove è una delle priorità sulle quali dover investire. Questo è particolarmente vero quando i ritardi si registrano nel settore pubblico e nelle PMI, che sono la vera catena di connessione del nostro sistema Paese – ha proseguito Donato Iacovone, CEO EY Italia – Di quali competenze, però, vi è bisogno? La vera urgenza è rappresentata dai giovani, che sono risorsa vitale del Paese e “naturalmente” dotati di un “digital mindset”.  Nessun Paese può affrontare le sfide del futuro con questa percentuale di bassa occupazione giovanile e senza un sistema qualificato per portare tutte le giovani leve a partecipare alla costruzione dell’Italia del futuro.

Molte grandi aziende hanno rilevato questa necessità e stanno agendo di conseguenza. Per questo EY si è fatta promotrice di un’Alleanza tra imprese e mondo dell’istruzione universitaria e superiore – definita l’ “Alleanza per il lavoro del futuro“ - che intende, tra l’altro, contribuire all’inserimento di giovani con competenze nuove nel mondo professionale. Un network che può affiancare le PMI in questo processo di trasformazione, contribuendo a promuovere azioni concrete, compresa l’immissione di giovani nel mondo del lavoro con competenze nuove. Abbiamo stimato che se aderiranno almeno 50 aziende si potranno creare più di 100.000 posti di lavoro nei prossimi 5 anni. 

Va ovviamente salvato, e potenziato, quanto di buon fatto finora, come il degli incentivi Industry 4.0, che ha favorito gli investimenti finalizzati alla trasformazione tecnologica e digitale del nostro sistema produttivo. La partita ora si gioca soprattutto sul fronte delle nuove competenze. Da questo punto di vista, sono già state adottate misure che vanno nella giusta direzione, come ad esempio il “Credito di imposta su Formazione 4.0”, a disposizione delle imprese che investiranno in formazione focalizzata su almeno una tecnologia Industry 4.0. Importanti segnali d’innovazione si sono visti anche nel settore pubblico, soprattutto con la prevista “staffetta generazionale”: 500.000 lavoratori saranno sostituiti nei prossimi anni.

Bisognerà continuare a stimolare lo sviluppo di capacità professionali nuove, dirigendo però gli investimenti in coerenza con una politica strategica organica di sviluppo di alcuni settori: manufacturing, turismo, benessere, creatività, Made in Italy del fashion e del food, ma anche il no profit,  destinato a svilupparsi in maniera esponenziale nei prossimi anni. Su questa “coerenza” c’è maggiore sensibilità, ma occorre ancora lavorare.

Sono da valorizzare anche i recenti sforzi provenienti  dal comparto dell’industria creativa (es. beni culturali e ambientali) di generare innovazione, ma anche settori che saranno interessanti nel futuro per nuove forme di sviluppo economico. Un altro elemento utile è costituito dalle principali Università, Politecnici e Business School, che hanno innovato l’offerta e aumentato la capacità di presidio dei temi chiave dell’innovazione, ma ancora scontano uno scollamento con il sistema dell’education, delle imprese e una bassa capacità di attrarre i migliori talenti dall’estero e farli rimanere in Italia. In sintesi l’obiettivo nell’immediato futuro è un Business 4.0, perché tutte le aree aziendali e i diversi settori sono coinvolti,  una Pubblica Amministrazione 4.0 come leva essenziale di crescita. Un’Italia 4.0 che coinvolga l’intero Paese in un radicale cambiamento

A conclusione sono state portate due testimonianze interessanti. La prima da parte di Sandro De Poli – Presidente & CEP, GE Italy e Israele – che ha parlato di introduzione di nuove tecnologie nelle industrie portando l’esempio dello stabilimento in provincia di Novara, leader nella produzione additiva. Chi si muove prima in questa direzione riuscirà ad essere un polo di riferimento per l’industria nei mercati mondiali. Noi abbiamo iniziato già dieci anni fa, e di tutto il gruppo la componente italiana è quella che giocherà un ruolo trainante nel produrre pezzi fatti con questo sistema di tecnologia. Le trasformazioni partono da un processo tecnologico rapido e innovativo: la grande sfida è vedere in questo un’opportunità, non un rischio.

E' intervenuto poi Alessandro Cattani – CEO di Esprinet –  che ha portato l’esperienza di chi vende le tecnologie, nello specifico Esprinet, leader europeo nella distribuzione di informatica di largo consumo. “Per noi – ha detto Cattani – tecnologia vuol dire innovazione accelerata, che permette di rivoluzionare interi settori industriali. Anche le aziende devono saper interpretare questo cambiamento e questa transizione".

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