Venerdì, 01 Giugno 2018 - 17:51 Comunicato 1259

Imprese più grandi, produttività maggiore

Più le imprese sono grandi, più riescono a spingere la produttività. Lo dimostrano i dati: con 80mila euro di valore aggiunto per occupato, in Italia la grande impresa ha una produttività doppia rispetto a quella delle piccole e medie aziende. Questo avviene perché esiste una correlazione tra indice di produttività e capacità di mettere in atto investimenti, di svolgere ricerca e sviluppo e di formare il capitale umano. Tra il 1995 e il 2016 nel nostro Paese si è registrato un aumento dello 0,3% annuo della produttività oraria del lavoro, contro l’1,2% di Germania e Francia, e lo 0,7% della Spagna. Soprattutto nel settore manifatturiero che registra un aumento del 30%, ma non nei servizi.

«Il segnale positivo è il recupero della manifattura italiana dal 2003. Nonostante la forte concorrenza il comparto dal 2009 si è attestato sui livelli degli altri Paesi europei. Mentre la nota dolente sono i servizi, che nell’ultimo ventennio hanno registrato un andamento piatto senza segnali di recupero in termini relativi e assoluti» ha spiegato Matteo Bugamelli di Banca d’Italia. «Il problema dell’Italia rispetto agli altri Paesi è proprio la produttività, che è determinata da alcuni aspetti: il tasso di innovazione tecnologica, la politica industriale per l’innovazione, il capitale umano e la regolamentazione del mercato del lavoro. L’Italia è in ritardo su alcuni fronti: prima di tutto la ricerca e sviluppo, ma anche i brevetti e l’adozione di infrastrutture tecnologiche e tecnologie digitali. Da fine 2011 si è avviato un piano di ridisegno della politica industriale e per l’innovazione con iniziative di sostegno alle start-up innovative, a favore del credito d'imposta per ricerca e sviluppo e interventi sul Patent Box per prevenire fughe all’estero delle multinazionali dei settori più innovativi. Il Piano nazionale Industria 4.0 ha inoltre promosso incentivi fiscali temporanei agli investimenti in nuove tecnologie e incentivi per investimenti finanziari nelle start-up e PMI innovative e ha promosso partnership pubblico-privato per favorire accumulazione competenze digitali e stanziato fondi pubblici per la rete a banda ultra larga. Ora serve uno sforzo ulteriore per rafforzare gli investimenti in equity delle start-up e lavorare per sostenere venture capital, incubatori, acceleratori. Un’altra leva su cui agire è la valutazione, da svolgere in modo sempre più accurato e cercare di correggere le basse competenze logico-analitiche e cognitive nella popolazione adulta».

«L’economia si basa su una regola fondamentale: il buonsenso» ha aggiunto Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento e del Fondo italiano SGR. «La produttività non va letta solo come una piramide. Può essere letta anche come leva di redistribuzione. Noi cresciamo meno degli altri ma va tenuto conto a che punto eravamo all’inizio? Negli anni Novanta lo sdoganamento del lavoro a tempo determinato ha permesso di allargare la base occupazionale. Vanno bene le raccomandazioni alle imprese a essere più produttive e a prestare attenzione ad assorbire giovani sempre più specializzati. Ma questo non basta. Per far crescere l’economia occorre far ripartire la domanda».

Per Gregorio De Felice, chief economist di Intesa San Paolo, la strada per la competitività è chiara: «Bisogna lavorare meno per produrre meglio e accelerare negli investimenti per colmare la distanza che ancora persiste con gli altri Paesi, soprattutto Germania e Francia. Investire però anche in ricerca e sviluppo, in software e nelle strategie immateriali (macchinari, mezzi, brevetti, certificazioni) senza rincorrere solo le necessità ma gettando uno sguardo al futuro. In Italia la manifattura italiana è in recupero, nonostante la diversità di performance che si osserva tra settore e settore. Anche se molto rimane da fare, si registrano più occupati qualificati sia di tipo white collar che di tipo blue collar rispetto al passato. È dimostrato che le imprese che hanno investito in formazione negli ultimi tre anni hanno visto aumentare la produttività».

 

 

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