Sabato, 10 Marzo 2018 - 13:38 Comunicato 416

Oggi ultima giornata al Festival delle Lingue con Marello, Sorace, Novelli, Marsh
Imparare una lingua fa bene a tutte le età

Imparare una seconda lingua, fa bene a tutte le età. Ne sono convinti i relatori che si sono alternati al Festival delle Lingue promosso da Iprase a Rovereto, in questa terza e ultima giornata. In particolare le relazioni del mattino si sono concentrate sull'evoluzione della lingua. Uno dei fattori determinanti per i cambiamenti di una lingua è sicuramente l'inserimento dei neologismi e della creatività linguistica, in grado di sbaragliare le barriere grammaticali, come ha spiegato il giornalista Silverio Novelli.
Anche le nuove tecnologie influenzano il mutamento di una lingua, perché non solo ampliando la possibilità di trovare informazioni grazie alla rete, ma sono in grado anche di sviluppare capacità di analisi critica, ha ribadito Antonella Storace. E se la mente degli adulti reagisce in maniera forte alla sfida linguistica, la metodologia non va però improvvisata, quanto pianificata, come ha chiarito David Marsch, ideatore dell’acronimo CLIL.

“Rispetto a un passato non troppo lontano, e mi riferisco a 20/30 anni fa, la lingua italiana ha subito una mutazione – ha spiegato il giornalista Silverio Novelli nel suo intervento dal titolo “La grammatica nella testa, la grammatica a scuola” – oggi i parametri della lingua sono cambiati e si arricchiscono di neologismi e di nuove forme di comunicazione. La messaggistica istantanea, i social, le email rafforzano le novità lessicali e la 'lingua parlata', quella di uso comune, che invade sempre più il campo di quella scritta e le regole grammaticali, così come le conosciamo, perdono i propri confini”. In questo contesto che ruolo hanno gli insegnanti? “I docenti devono avere 'pazienza' e non dare nulla per scontato – aggiunge Novelli – “E’ necessario saper accogliere, da parte dello studente, le numerose sollecitazioni che derivano dal mondo contemporaneo, perché la lingua è un concetto multistrato e ciascuno può trovare un modo e una forma di comunicazione propria. Senza per questo commettere veri errori”. Come dire, la lingua italiana oggi è più viva che mai e prende linfa dal contesto reale nel quale siamo inseriti. 

Dimentichiamoci della carta stampata, il dizionario, oggi, è on line. Una grande banca dati da utilizzarsi a supporto dell’apprendimento linguistico, che non deve essere vista con timore. Lo ha spiegato Carla Marello docente di didattica delle Lingue Moderne all’Università di Torino: “Gli insegnanti possono sfruttare le opportunità offerte dalla rete, insegnando ai ragazzi ad esercitarsi in maniera critica. Si sviluppano così capacità di problem solving che vanno al di là di un mero risultato linguistico. E in quanto ai problemi di veridicità dei contenuti, non è che oggi vi siano più pericoli di prima. Anzi, la rete consente più facilmente di controllare la provenienza delle fonti. Si può fare storia della lingua e della letteratura anche attraverso la rete, applicando però accuratezza nella scelta dei risultati. In questo gli insegnanti possono giocare un ruolo fondamentale".

Imparare una lingua differente da quella propria fa bene a tutte le età, ne è convinta Antonella Storace, professore di linguistica all’Università di Edinburgo, che nel suo intervento ha spiegato come il plurilinguismo sia in grado di aprire la mente. In molti sensi. Nel bambino, ad esempio, porta ad un’apertura sul piano culturale: “Perché dietro ogni lingua ci sono delle tradizioni, delle sfumature e dei punti di vista differenti dal proprio”. Ma anche nell’adulto, dove il processo di apprendimento, seppur con meccanismi differenti, porta ad una notevole elasticità mentale. Se il bambino apprende attraverso un processo di assorbimento implicito, nell’adulto il meccanismo è ancora più efficace e reattivo, in quanto il cervello reagisce alla 'sfida linguistica' con maggiore forza”.

"Il CLIL non si improvvisa, si pianifica – ha infine spiegato nel suo intervento il professore David Marsh, ideatore dell’acronimo CLIL–. Questa metodologia di insegnamento infatti prevede l’apprendimento di una lingua straniera attraverso il suo utilizzo concreto: gli studenti apprendono contenuti insieme alle competenze linguistiche. In un certo senso possiamo dire che CLIL fa rima con SKILL, dove ques’ultimo termine indica quelle competenze e abilità che fuoriescono da un campo strettamente didattico. La sua efficacia dipende quindi da molteplici fattori, su tutti una adeguata pianificazione che mette sullo stesso piano l’apprendimento linguistico e quello di contenuto. Un approccio integrato e multidisciplinare che offre una visione a 360° e rende gli studenti parte attiva della lezione, per favorirne l’apprendimento”.

L'intervista a Silverio Novelli:

 

L'intervista a Carla Marello:

 

L'intervista ad Antonella Sorace:

 

Riprese e immagini a cura dell'Ufficio Stampa

(at)


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