Venerdì, 24 Maggio 2024 - 17:12 Comunicato 1276

Illy e Sachs: “La transizione ambientale non deve farci paura. Avrà risvolti economici positivi”

Sul fatto che la transizione ambientale sia inevitabile, concordano Andrea Illy, presidente Illycaffè e Jeffrey Sachs, docente della Columbia University, nonché entrambi co-presidenti di Regenerative Society Foundation e concordano anche nell’idea che non sia un cambiamento spaventoso, quanto piuttosto una via ricca di risvolti positivi. “Siamo andando in rotta di collisione con la natura – dichiara Sachs – e dunque siamo costretti a cambiare il modo in cui produciamo e usiamo l’energia, ma anche i materiali che utilizziamo, e molto altro. Tutto questo non ci deve terrorizzare.” Al contrario, continua Illy, “si tratta di un processo possibile perché già in atto - il treno ha già lasciato la stazione – e di un processo che garantirà la sopravvivenza dell’economia stessa: secondo le stime, un aumento di un grado della temperatura della Terra causa la perdita del 12% del Pil mondiale, mentre investire in energia pulita ha una serie di benefici, tra cui ad esempio la riduzione dello 0,4% della disoccupazione entro il 2050”.
Festival dell'Economia La transizione ambientale, inevitabile ma dirompente/The inevitable but disruptive environmental transition Nella foto: Giulia CRIVELLI; Jeffrey SACHS (da remoto); Andrea ILLY [ Daniele Paternoster Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

È una transizione ambientale tutta concreta, quella di cui parlano Andrea Illy e Jefferey Sachs al Festival dell’Economia di Trento. “Al momento sono in atto tre grosse crisi ambientali, che interagiscono l’una con l’altra – spiega il docente della Columbia University: il cambiamento climatico, la catastrofe ecologica che impatta sugli ecosistemi e l’inquinamento. Questo comporta necessariamente un cambiamento del modo in cui “facciamo le cose”, ma perché tale cambiamento sia reale, deve coinvolgere tutti: tutte le persone e tutti i settori economici, nonché la politica. Abbiamo bisogno di piani che accelerino quanto abbiamo già iniziato a fare in questa direzione, e che coordino i movimenti. Abbiamo bisogno di leader che discutano di transizione ambientale e che diano ascolto e voce alla classe politica che oggi ha capito l’importanza di questi cambiamenti, ovvero i giovani”.

La transizione ambientale non è quindi più una scelta, ma un dato di fatto: “Dobbiamo spostarci verso un modello rigenerativo che consenta alle aziende di essere molto più efficienti dal punto di vista delle risorse, inquinando, al contempo molto meno – aggiunge Illy. È dimostrato da ricerche e previsioni, infatti, che potremmo avere vita migliore anche con il 10% delle risorse che stiamo utilizzando attualmente. E se ad ora la transizione sembra non essere per tutti, prima o poi lo sarà: o si agisce o si fallisce e tutte le aziende che non lo capiranno saranno destinate a svanire. Dobbiamo finalmente ammettere che non stiamo cercando di salvare il Pianeta – conclude - ma noi stessi, e che è nostro dovere dar vita a cicli di impatto positivo sugli ecosistemi, perché sono essi stessi a consentire la nostra vita sulla Terra”.

(kd)


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