In posizione strategica lungo quelle che in antichità erano importanti vie di comunicazione, frequentato fin dalla protostoria, il sito di San Martino ai Campi è caratterizzato da significative strutture di età romana e medievale. Nel periodo di passaggio fra queste due epoche, nel IV secolo d.C., sul versante meridionale del Monte viene costruito un villaggio, probabilmente con finalità militari. Circa duecento anni dopo un incendio distrugge la gran parte dell’abitato, che però continua a vivere, anche attraverso la devozione cristiana.
Nel corso dell'inaugurazione Franco Marzatico, a capo della Soprintendenza dei Beni culturali della Provincia di Trento, ha plaudito al il progetto curato da Dal Rì, Granata e Pisu, sottolineando “il risultato di grande effetto dal punto di vista espositivo” e allo stesso tempo “il valore della conoscenza nei termini di eredità-patrimonio culturale della collettività”, citando la Convenzione di Faro sul valore dell’eredità culturale per la società. Questa mostra, secondo il soprintendente, “conduce al piacere della conoscenza delle radici, in una prospettiva di conoscenza che ci permette di guardare al futuro. Gli antichi ci riguardano infatti perché sollevano i nostri stessi dubbi”.
All’inaugurazione è intervenuto anche il nuovo responsabile del Museo Alto Garda, Matteo Rapanà, il quale alla sua prima inaugurazione di una mostra al MAG ha riconosciuto al progetto “il merito di saper raccontare un momento storico attraverso diversi linguaggi, dall’esposizione di reperti alla ricostruzione fotografica, dal video al disegno delle luci”.
La curatrice della mostra Nicoletta Pisu, funzionaria dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, si è addentrata nel merito dei contenuti della mostra: “Abbiamo voluto far conoscere un contesto meno noto del sito scoperto cinquant’anni fa e studiato nel corso degli anni, ovvero quello del villaggio “che vive”, il suo “quotidiano”, come evoca appunto il titolo della mostra, in un arco di tempo che si colloca tra il IV e il VI secolo d.C. Ciò che è emerso nelle ricerche, e da qui il titolo Il Sacro e il Quotidiano, è quanto il sacro permeasse in maniera forte e trasversale, in ogni epoca, la vita di tutti i giorni del villaggio, e come questi due concetti messi in luce in mostra si intrecciassero continuamente”.
Riprese e interviste a cura dell'Ufficio Stampa
Fonte: Ufficio Stampa MAG