L'autore Biondani, nel suo intervento iniziale, ha illustrato i contenuti del volume, riassumendo in breve le vicende relative alle verità scomode sul leader di Forza Italia: dal patto con i boss per assumere ad Arcore il mafioso Vittorio Mangano, al lavoro sporco di Marcello Dell’Utri, condannato perché portava a Cosa Nostra le buste di denaro di Silvio, ogni sei mesi, dal 1974 al 1992. Fatti comprovati e accertati in tutti i gradi di giudizio, ma ignorati nella campagna elettorale.
Ma qual è quel particolare meccanismo “sociale” che influenza gli italiani ad osservare queste vicende quasi come se fossero parte integrante di un film? Ne ha parlato Gianni Barbacetto, autorevole firma del Fatto Quotidiano, spiegando che "La percezione è che in tutte queste vicende i cittadini abbiano guardato ai fatti - che pur si tratta di vicende passate in giudicato - quasi come spettatori di un film. Notizie, fatti e misteri che hanno intrigato la discussione popolare riflettendo nell’insieme una struttura economica finanziaria come quella italiana, dove è facile inceppare in situazioni ambigue quando viene abbassata la soglia della legalità: si lasciano così scoperti lati oscuri. Al di là di quelli elencati, di esempi se ne potrebbero portare tanti altri e "Il Cavaliere Nero" - conclude Barbacetto - è un libro che deve far riflettere il nostro Paese".
Cristiano Vezzoni, sociologo che insegna all’Università di Milano ed analista dei movimenti elettorali, aggiunge che il grande dilemma del ventennio “Berlusconiano” è stato anche rappresentato dal paradosso per il quale a fronte di verità processuali, il consenso popolare non è diminuito. Ciò è stato influenzato - secondo Vezzoni - anche dalla particolare dinamica elettorale che fin dal 1994, anno che vide l’ingresso in politica del Berlusconi-imprenditore, per molto tempo è stato giocato sull’astensionismo e sulla popolarità, un insieme piuttosto eterogeneo rappresentato da quegli elettori che, pur recatisi al seggio elettorale, hanno espresso un voto nullo o, semplicemente, non hanno espresso alcuna preferenza (scheda bianca). Dal punto di vista comunicativo, poi, la pubblica opinione è stata catalizzata quasi esclusivamente dalle vicende dii quegli anni spostando il dibattito politico sul fronte di una pubblicità elettorale continuativa. Quanto, invece, al peso di voti nulli e schede bianche risalta, in entrambi i casi, il picco delle elezioni del 1994, 1996 e 2001, con dati regolarmente al di sopra della media, ma che possono essere letti alla luce dello specifico sistema elettorale adottato in quelle consultazioni.