“Intervenendo in queste aree – ha spiegato l'assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa. Provincia autonoma di Trento, Carlo Daldoss, intervenuto al convegno – abbiamo messo in campo le nostre forze e competenze migliori per fornire una consulenza di alto livello su un tema specifico: individuare le opportunità di sviluppo turistico che in queste zone interne delle Marche sono ancora molto limitate. Volevamo raggiungere un obiettivo di solidarietà, tipica della nostra gente trentina. Ma lo abbiamo centrato, fornendo stavolta “beni immateriali” fondamentali per fare formazione e dotare questo territorio di strumenti per garantire il suo sviluppo futuro.
Questa donazione di “beni immateriali” fatta di competenze e conoscenze è stata resa possibile tramite gli esperti della Trentino School of Management, scuola voluta dalla Provincia Autonoma di Trento per operare nella formazione e nella ricerca applicata per il settore pubblico e privato e offrire percorsi per l’aggiornamento di manager, di imprenditori e del personale dipendente.
Per effettuare una mappatura accurata dei flussi di visita del territorio interno del Piceno, il gruppo di lavoro TSM ha adottato una metodologia di analisi messa a punto dall’Università di San Gallo, in Svizzera. “Un approccio molto pratico e partecipativo” ha ricordato Sabina Zullo, presidente di Trentino School of Management. “Ai workshop organizzati da TSM hanno preso parte oltre 40 operatori del turismo piceno. Ciascuno di loro è stato chiamato a rappresentare graficamente sulle cartine tutti i flussi turistici. Per ogni flusso i partecipanti hanno individuato luoghi geografici interessati, risorse e servizi territoriali richiesti dagli ospiti, attori attivi nella fornitura dei servizi stessi, ma anche punti di forza e di debolezza di ciascun flusso e la relativa fase di sviluppo”.
Sono stati analizzati 58 flussi e questo patrimonio di conoscenza condivisa ha permesso di definire le sfide strategiche del turismo delle aree interne del Piceno. “Questo ha reso possibile possibile tre interventi rilevanti: migliorare la rete di accoglienza turistica, intervenendo sui servizi e sulla cultura dell’ospitalità; sviluppare i prodotti turistici, valorizzando le risorse giacenti e potenziali e progettando interventi di incremento dell’accessibilità e della fruibilità del patrimonio tangibile e intangibile; definizione un’architettura di governance attraverso la messa in rete degli operatori e la definizione di meccanismi di coordinamento” ha proseguito Zullo.
“In questo senso è stata sicuramente utile – ha osservato l'assessore Daldoss – l'abitudine, tutta trentina, a lavorare per porre in essere politiche contro lo spopolamento della montagna e in favore della valorizzazione sostenibile del territorio”.
Il lavoro è stato tutt'altro che semplice. “Abbiamo prima di tutto esplorato il territorio, grazie ai referenti locali” ha spiegato Paolo Grigolli, direttore di Trentino School of Management. 700 chilometri quadrati, l'area interessata dalla “esplorazione” dei tecnici trentini. “Percorrendolo abbiamo individuato alcuni possibili attrattori nei Comuni dell’area interna. Abbiamo poi coinvolto gli operatori, di persone che sono quotidianamente impegnate con la domanda turistica sul territorio, che conoscono i flussi che insistono su quest’area, per capire attraverso i loro racconti ‘che cosa fanno le persone che arrivano nell’area’. Il terremoto ha modificato alcuni comportamenti dei visitatori, ovviamente, ma gli operatori hanno tracciato molti flussi turistici. Quello che ci interessava far emergere, attraverso questi incontri, è che per indirizzare lo sviluppo locale dobbiamo comprendere quali siano le vere attrazioni del territorio dal punto di vista del turista”.
È stato proprio questo l'approccio più innovativo del contributo trentino. Partire dalla considerazione che è il turista che sceglie la destinazione del luogo e attorno a lui va costruita la proposta degli operatori turistici. “Abbiamo così potuto intercettare diverse tipologie di flussi” ha proseguito Grigolli. “Quelli che riguardano il trekking, la mountain bike, ma anche le esperienze che riguardano temi molto particolari e i numerosi eventi che animano i diversi Paesi. Queste indicazioni ci aiutano a capire come creare o accrescere l’esperienza del turista per contribuire a costruire una domanda più robusta, migliorando i servizi, come la segnaletica, la ciclabilità, la gestione dei sentieri, le aperture delle attrazioni presenti sul territorio, la formazione di guide capaci di andare oltre la spiegazione degli artefatti per coinvolgere l’ospite verso l’elaborazione di vere esperienze”.
Per sviluppare e rendere più efficace il progetto, la TSM ha anche coinvolto il Centro OCSE di Trento. “Ci è stato chiesto in particolare – spiega Paolo ROSSO, policy analyst del centro OCSE - un programma di capacity building, di formazione per gli amministratori locali dei Comuni coinvolti nella Strategia Aree Interne”. Utilissime in tal senso le iniziative già sviluppate in Trentino nelle aree interne del Tesino e della Val di Sole. “Abbiamo mutuato tali esperienze per accompagnare le realtà locali a migliorare e rendere più efficiente e più rapido il loro processo di ricostruzione e sviluppo”.
Un vero patrimonio di conoscenze cruciale per aiutare il territorio interno del Piceno a risollevarsi. Non sorprende quindi le parole di grande ammirazione e gratitudine espresse dal presidente dell'Unione Montana Tronto e Valfluvione, Giuseppe Amici.“Ai tecnici della TSM andrà sempre il mio ringraziamento. Ci hanno aiutato molto: i primi incontri con i tecnici Tsm li abbiamo avuti a dicembre. In appena 5 mesi abbiamo portato a casa un risultato ottimo, in maniera gratuita”. (mv)
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