Martedì, 08 Maggio 2012 - 02:00 Comunicato 1207

Oggi alla sala congressi della Federazione trentina della Cooperazione, il seminario con oltre 300 persone
INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA E PUNTO UNICO DI ACCESSO

Una sala piena di professionisti ed operatori del settore ha accolto oggi i relatori del seminario dedicato all'integrazione socio-sanitaria e al Punto Unico di accesso, promosso dall'Assessorato alla salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento. Obiettivo, quello di presentare lo stato di attuazione dell'integrazione fra i comparti sociale e sanitario e i punti unici di accesso - previsti dalla legge provinciale in materia di tutela della salute 16/2010 - per la presa in carico delle persone fragili e non autosufficienti. Nell'ambito della riorganizzazione dell'Azienda provinciale per i Servizi sanitari avviata dalla legge 16, infatti, è prevista la creazione di un punto per ogni Comunità di Valle, nelle aree della non autosufficienza, disabilità, salute mentale, dipendenze, materno-infantile, attraverso il quale concretizzare valutare e individuare il piano di assistenza individuale, per ogni paziente, da parte di un team socio-sanitario.-

In apertura, alle 9, il benvenuto del presidente del Consiglio delle Autonomie - Consorzio dei Comuni trentini, Marino Simoni, che ha ribadito il ruolo degli enti locali del territorio come rete vicina agli utenti in grado di individuare bisogni e problemi, affiancato dall'assessore all'igiene, sanità e welfare del Consiglio delle Autonomie, Sergio Menapace, che ha invece ricordato i tanti risultati raggiunti in questi mesi nel campo dell'integrazione socio-sanitaria grazie alla collaborazione fra gli enti locali, la Provincia e l'Azienda sanitaria. Livia Ferrario, dirigente del Dipartimento lavoro e Welfare della Provincia autonoma di Trento, ha quindi portato i saluti dell'assessore provinciale Ugo Rossi, assente per motivi istituzionali.
Successivamente, a Livia Ferrario, a Franca Bellotti, del Servizio organizzazione e qualità delle attività sanitarie, e a Maria Angela Zadra, della Comunità Valsugana e Tesino, il compito di illustrare il quadro istituzionale del comparto, dopo la rivoluzione introdotta dalla legge 16/2010 incentrata su tre principi cardine - la sussidiarietà, l'integrazione e la volontà di porre al centro il cittadino con i suoi bisogni e i suoi diritti - che ha segnato il passaggio "dal curare al prendersi cura".
La legge provinciale in materia di tutela della salute richiama dunque fortemente l'integrazione, sia a livello programmatico che di gestione delle politiche e delle azioni sociali e sanitarie, in linea con le sempre più stringenti necessità di rispondere adeguatamente, in un continuum sociale-sanitario e sanitario-sociale. Per questo si tratta di pensare a un Distretto sempre più socio-sanitario che includa geograficamente una o più Comunità di Valle titolari (al pari degli enti gestori comprensoriali e verosimilmente con più competenze, stante gli attuali assetti normativi) delle funzioni in materia di politiche sociali. Con la determinazione di un sistema organizzato in maniera integrata (sociale e sanitario) non si tratta solo di creare i presupposti per una risposta a un bisogno, quanto di evidenziare una componente più nascosta della medesima "prestazione socio-sanitaria" che è la "relazione socio-sanitaria". Da qui l'importanza e la necessità che i professionisti operino in forma integrata e multidisciplinare, anche disponibili al ripensamento e alla ri-negoziazione dei rispettivi ambiti di competenza.
"Di integrazione socio-sanitaria - ha chiarito la dottoressa Ferrario - si parla da molti anni, il tema è quello della presa in carico della persona, di una risposta globale che non si fermi al singolo bisogno, ma che integri fra loro le domande. In questo senso la legge 16/2010 individua due livelli di governo della sanità: il Consiglio per la salute e la Conferenza dei consigli per la salute. In ogni Comunità esiste poi il Comitato di coordinamento per l'integrazione socio sanitaria, luogo di partenza dei progetti di integrazione. Presieduto dal presidente della Comunità o da un suo delegato e composto in parti uguali da personale medico e socio assistenziale, ha il compito, tra l'altro, di approvare il progetto dei Punti unici di accesso. La finalità è quella di garantire uguali condizioni di accesso e trattamento ad ogni cittadino della provincia di Trento".
Recentemente la Giunta provinciale ha licenziato le linee di indirizzo per la costituzione dei Punti unici di accesso, uno per Comunità. Essi si compongono di un'équipe formata da un rappresentate dei servizi sociali di quel territorio, da un operatore sanitario del Distretto di riferimento e da un terzo soggetto che cura la sfera delle prestazioni amministrativo-finanziarie. Nel Punto unico confluiscono competenze del sociale (il riferimento sono le singole Comunità), della sanità (il riferimento sono i distretti, da poco riorganizzati in quattro ambiti), inoltre è previsto anche un responsabile del processo con il compito di controllare l'intero percorso.
Per il momento non sono ancora disponibili i dati relativi al carico di lavoro di questi Punti unici, però sicuramente le domande potenzialmente potrebbero essere molto elevate, basti solo pensare che l'indice di vecchiaia della popolazione del Trentino è pari a 126, ossia ogni 100 giovani ci sono 126 anziani, ovvero vi è un progressivo invecchiamento della popolazione solo parzialmente mitigato dalla presenza di stranieri.
Nel corso della mattinata di lavori anche il confronto con l'esperienza della Regione Toscana, quindi una tavola rotonda con la presenza di Luciano Flor direttore generale dell'Apss e nella quale si è presentato il punto di vista dei diversi operatori, con Massimo Giordani di Upipa, Antonio Simula del Centro trentino di Solidarietà, di Ovaldo Filosi della Cooperativa sociale Villa Maria, di Anna Berloffa dell'Ufficio provinciale Centro per l'Infanzia, di Renzo De Stefani del Servizio di Salute mentale dell'Apss, a moderare Sandra Chighizola, dell'Uffcio Stampa dell'Apss.

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