Lunedì, 10 Dicembre 2012 - 02:00 Comunicato 3857

L'assessore Ugo Rossi si è detto orgoglioso che la nostra provincia sia stata scelta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
IL TRENTINO ENTRA NELLA STRATEGIA "OMS 2020" SULLA PROMOZIONE DELLA SALUTE

L'assessore alla Salute e Politiche sociali Ugo Rossi ha inaugurato stamani presso l'Auditorium del Centro Servizi Sanitari di Trento il convegno "La promozione della salute in Trentino: numeri, attività, prospettive", promosso dalla Provincia autonoma di Trento e dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari. "Oggi è una giornata importante – ha detto l'assessore Rossi nel suo intervento di saluto, – perché oggi possiamo annunciare che, con l'aiuto nell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il nostro sistema trentino entra a tutti gli effetti nella strategia OMS 2020 per la promozione della salute".-

"La Provincia di Trento, in pratica – ha proseguito Rossi, – entra in una rete di regioni per la promozione della salute: saranno tre in Italia le regioni che faranno parte di questa rete e noi siamo stati scelti in rappresentanza del nord. È questo motivo di orgoglio e di soddisfazione, perché ci dà la possibilità di entrare in un contesto di buone pratiche assolutamente di livello europeo. L'obiettivo – ha poi spiegato l'assessore, – è quello di mettere nel motore del nostro sistema sanitario provinciale un maggior impegno sul fronte della promozione, della prevenzione, degli stili di vita, ma soprattutto anche dello sviluppo socio-economico dei nostri territori. Questi sono tutti fattori fondamentali per cercare di affrontare le sfide dell'invecchiamento della popolazione in primis, ma anche in conseguenza la sfida delle risorse scarse e la necessità di essere più innovativi e più aperti, per occuparci di salute non solo per quanto riguarda la cura delle patologie ma, appunto, la loro prevenzione".
È stato Erio Ziglio, dell'Ufficio Europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a consegnare all'assessore Rossi tre documenti, il primo sulla governance per la salute nel 21esimo Secolo predisposto dall'Ufficio Europeo dell'OMS; il secondo che raccoglie gli obiettivi che l'OMS intende raggiungere entro il 2020 in fatto di salute e benessere; il terzo invece sugli impegni del "Manifesto di Göteborg" sottofirmato il 6 novembre scorso e che sono alla base della "rete delle Regioni per la Salute" di cui il Trentino è entrato a far parte. Ed è poi toccato sempre a Erio Ziglio spiegare in sintesi le strategie dell'OMS fino al 2020.
L'Europa è sempre più formata da persone anziane. Restare in salute fino all'età più avanzata possibile è quindi una sfida inderogabile, per garantire la migliore qualità di vita possibile alle persone ma anche la sostenibilità dei sistemi sanitari e sociali chiamati ad assisterle e supportarle. Per questo l'ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato un piano strategico di azioni per l'invecchiamento sano in Europa 2012-2020.
l documento propone aree strategiche d'azione e un insieme di interventi in sinergia con la Salute 2020, la nuova politica di riferimento europea a sostegno di un'azione trasversale ai governi e alle società per la salute e il benessere, con la quale esiste una corrispondenza di aree strategiche. Si tratta della prima strategia europea che riunisce gli elementi relativi all'invecchiamento del programma di lavoro dell'Ufficio Regionale Europeo dell'OMS in un insieme coerente, presentandoli sotto forma di quattro aree strategiche d'azione e cinque interventi prioritari, oltre a tre interventi di supporto. Il piano d'azione è concepito come una guida per gli Stati Membri, che presentano livelli di reddito diversi, si trovano a differenti stadi dello sviluppo di politiche mirate all'invecchiamento o sono in fase di transizione demografica.
La strategia e piano d'azione è articolata in quattro grandi sezioni . La prima stabilisce il mandato, il background e il contesto. La seconda propone quattro aree strategiche prioritarie per l'azione che si rifanno agli strumenti esistenti e agli impegni assunti in passato dall'Ufficio Regionale, compresi gli strumenti elaborati a livello globale. Si tratta di: (i) invecchiamento sano attraverso tutto il corso dell'esistenza; (ii) ambienti favorevoli alla salute; (iii) sistemi sanitari e di assistenza a lungo termine adeguati a popolazioni in via di invecchiamento; (iv) potenziamento delle basi fattuali e della ricerca. Queste aree prioritarie includono interventi per aiutare le persone a restare attive il più a lungo possibile, anche nel mercato del lavoro, e azioni per proteggere la salute e il benessere delle persone affette da patologie croniche anche multiple o a rischio di fragilità.
La terza sezione propone cinque interventi prioritari: (i) prevenzione delle cadute; (ii) promozione dell'attività fisica; (iii) vaccinazione delle persone anziane e prevenzione delle malattie infettive nelle strutture sanitarie; (iv) sostegno pubblico all'assistenza informale, con particolare riguardo all'assistenza domiciliare; (v) rafforzamento delle competenze geriatriche e gerontologiche del personale impegnato nell'assistenza sanitaria e sociale. In aggiunta, nella sezione finale, tre interventi di supporto collegano l'invecchiamento sano al contesto sociale generale: (i) prevenzione dell'isolamento e dell'esclusione sociale; (ii) prevenzione dei maltrattamenti agli anziani; (iii) strategie per assicurare la qualità dell'assistenza alle persone anziane, inclusa quella per la demenza e le cure palliative per i pazienti che necessitano di cure a lungo termine.

E di promozione della salute s'è parlato per l'intera giornata, a cominciare dall'intervento introduttivo di Livia Ferrario, dirigente del Dipartimento lavoro e welfare: "Un convegno per fare il punto su quanto è stato fatto in tema di promozione della salute – ha detto Ferrario, – ma anche per gettare le basi dei futuri impegni. Infatti investire in prevenzione diventa fondamentale per la programmazione delle politiche sanitarie, perché grazie a una migliore conoscenza delle richieste, potremo programmare interventi più efficaci. Non solo: grazie anche a un approccio organizzativo saremo poi in grado da un lato di gestire meglio le risorse in contrazione, ma dall'altro anche di lavorare per far diventare i distretti sanitari dei distretti socio-sanitari".
Tra i numerosi temi toccati dal convegno di oggi – s'è parlato, tra l'altro, di disuguaglianze sociali e salute in Trentino, di mortalità evitabile, di normative di legge come strumento di promozione alla salute, di Piano provinciale di prevenzione... – uno spazio specifico è stato riservato ai risultati di un monitoraggio del sistema PASSI sui comportamenti affrontati dal programma "Guadagnare Salute" per verificarne l'andamento nel tempo e per indirizzare meglio gli interventi della sanità pubblica. Ecco quindi che nell'arco del 2011 sono state intervistate 520 persone di età tra i 18 e i 69 anni su problematiche legate al fumo di sigaretta, al consumo di alcol, all'attività fisica, allo stato nutrizionale e alimentazione. Ne emerge un quadro interessante sugli stili di vita in Trentino, nei quali ognuno si può riflettere per questo o per quell'altro stile. Questi sono i dati salienti.
FUMO DI SIGARETTA
La maggioranza della popolazione trentina (il 75%) non fuma e, tra chi fuma, il 44% desidera smettere. per l'84% degli intervistati il fumo non è ammesso in nessun locale della propria abitazione, ma nel 9% è ammesso fumare anche in presenza di bambini. L'abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini (29% contro il 21% delle donne), tra le classi più giovani (35% tra i 25 e i 34 anni, contro il 17% tra i 50 e i 69 anni), tra chi ha delle difficoltà economiche (il 40% per coloro che versano in gravi difficoltà economiche, contro il 25% tra chi non le ha. Al 44% delle persone che negli ultimi 12 mesi hanno avuto un contatto con un operatore sanitario è stato chiesto se fuma e tra i fumatori il 52% ha ricevuto il consiglio di smettere. Il
CONSUMO DI ALCOL
La maggior parte della popolazione trentina o non beve alcol oppure beve moderatamente (74% complessivamente). Il 26% degli intervistati può essere classificato come consumatore di alcol a maggior rischio o perché ha un consumo abituale elevato (6%) o perché consuma prevalentemente fuori pasto (15%) o perché bevitore binge (13%), oppure per una combinazione di queste tre modalità. L'8% della popolazione dichiara di aver guidato sotto l'effetto dell'alcol; tra chi è stato fermato dalle forze dell'ordine (il 41%), solo il 14% ha effettuato anche l'etilotest. Il consumo di alcol a maggior rischio è associato in maniera statisticamente significativa con la giovane età e il sesso maschile, senza un particolare gradiente socio-economico. Il consumo a rischio è più frequente in Trentino rispetto alla media italiana.Tra chi ha un consumo a maggior rischio, solo il 7% ha ricevuto il consiglio di bere meno da parte di un operatore sanitario. Il consumo di alcol in Trentino risulta stabile nel tempo.
ATTIVITA' FISICA
La maggioranza della popolazione trentina può essere definita attiva o parzialmente attiva (rispettivamente 40 e 41%), mentre il 19% risulta completamente sedentario. La sedentarietà aumenta con l'aumentare dell'età ed è più frequente nelle persone con molte difficoltà economiche. Comunque il Trentino, assieme all'Alto Adige, risulta tra le regioni italiane con la minor percentuale di persone sedentarie. Il 36% degli intervistati riceve il consiglio di fare più attività fisica da parte di un operatore sanitario. La sedentarietà è aumentata, passando dal 12% del 2007 al 19% del 2011.
STATO NUTRIZIONALE E ALIMENTAZIONE
Il 57% dei trentini risulta avere il peso nella norma, mentre il 5% è sottopeso. Il 29% risulta sovrappeso, mentre il 9% è da considerarsi obeso. Tra le persone in sovrappeso, il 39% ritiene che il proprio peso "sia più o meno giusto". Il 57% delle persone in eccesso di peso ha ricevuto da un sanitario il consiglio di fare una dieta e il 48% di fare regolarmente attività fisica. In trentino quasi tutte le persone mangiano almeno una volta al giorno frutta e verdura, ma solo il 13% nelle quantità raccomandate (almeno 5 porzioni). le donne, le persone mature (50-69 anni) e quelle con un alto livello di istruzione consumano più frequentemente 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. L'eccesso di peso e il consumo di frutta e verdura risultano stabili nel tempo.
(m.n.)
Filmato a cura dell'Ufficio Stampa
In allegato, breve dichiarazione audio dell'assessore Rossi in MP3

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