Martedì, 02 Giugno 2015 - 02:00 Comunicato 1381

Incontro promosso dall'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno
IL SUD (IM)MOBILE: DISUGUAGLIANZE E NUOVE EMIGRAZIONI

Questa decima edizione del Festival dell'economia non poteva prescindere dall'affrontare la problematica del Mezzogiorno italiano, i problemi causati delle sempre più numerose emigrazioni, la preoccupante situazione attuale che nega opportunità di lavoro per molti giovani e donne, la totale mancanza di mobilità sociale. Quali sono le prospettive per il futuro? È possibile sbloccare una situazione attuale che sembra ormai compromessa? Si sono confrontati ieri pomeriggio in una gremita Sala della Fondazione Caritro di Palazzo Calepini, alcuni massimi esperti in materia della "SVIMEZ" associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, assieme a Emanuele Felice, docente di Storia economica nell'Università Autonoma di Barcellona, Alessandro Rosina professore ordinario di Demografia nella Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano e Chiara Saraceno, una delle sociologhe italiane di maggior fama che per anni si è occupa delle tematiche legate alla famiglia.-

Il quadro sociale ed economico del Mezzogiorno italiano in effetti è piuttosto preoccupante esordiscono i relatori, fornendo alcuni dati che non possono che far pensare ad un vero e proprio default del mercato del lavoro e del mondo dell'istruzione. Se nei seminari di questi giorni la mobilità sociale correlata al nostro paese era considerata bassa, lo è ancora maggiormente ponendo la lente di ingrandimento sul solo Sud Italia; va da sé che anche la disuguaglianza sociale risulti fortemente compromessa e che il rendimento scolastico dei nostri studenti del Sud sia in forte calo, così come sono in calo le immatricolazioni alle Università. Anche il mercato del lavoro sta soffrendo, così come dimostrano i recenti dati statistici che dicono che la maggior parte dei posti di lavori persi tra il 2008 e il 2013, durante il primo periodo della grande crisi, interessa il Sud Italia. Scontato dire che attualmente la possibilità di trovare lavoro al Sud è molto più risicata che al Nord, come dimostrano i dati di raffronto con il tasso di occupazione presente in Grecia, che vedono il nostro Sud Italia avere una situazione occupazionale ancora più allarmante.
Emanuele Felice poi, sempre parlando della sfera economica, smentisce categoricamente che l'Italia sia entrata in crisi a causa del Mezzogiorno, ma altrettanto fermamente sostiene che allo stato attuale, il Nord, ha bisogno come non mai di un forte margine di miglioramento del Sud Italia affinché il nostro paese riesca finalmente a decollare.
L'altra problematica si pone oltre le considerazioni di tipo economico e statistico, ma si correla strettamente anche alla sfera sociale, riguarda i "giganteschi" flussi migratori che hanno caratterizzato il nostro Sud Italia negli ultimi decenni, i quali uniti ad una forte contrazione della demografia, hanno determinato quelle conseguenze sociali che noi tutti conosciamo.
Il Sud, interviene Alessandro Rosina sulla problematica flussi migratori, "si muove per difendersi dai cambiamenti" e questo, continua il professore, non potrebbe essere altrimenti dal momento che allo stato attuale non esistono politiche giovanili che possano supportare i giovani per il loro futuro. Forte dunque la critica agli ultimi governi italiani che non hanno saputo creare delle politiche mirate per aiutare i giovani a compiere delle scelte virtuose e dunque a convincerli a ritornare nella propria terra, una volta fatta una o più esperienze formative all'estero. Il problema dunque, continua Rosina, non è i giovani che si spostano verso il Nord o verso l'estero, ma il fatto che non tornino, perché non attratti da "un percorso credibile" e poiché la fiducia sociale nelle istituzioni e nelle classi dirigenti è molto bassa.
Anche Chiara Saraceno, ha dato un contributo fondamentale all'appuntamento odierno, parlando di welfare, molto più ridotto e povero al Sud rispetto al Nord, ma soprattutto mettendo alla luce come nella storia italiana gli investimenti nel Mezzogiorno, siano sempre stati drasticamente più bassi rispetto al Nord Italia, già a partire dalla fine della Seconda Guerra mondiale, quando tutti i finanziamenti per la ricostruzione del Paese conversero al Nord.
I relatori concludono l'appuntamento di confronto, attribuendo alla soluzione di questa lunghissima crisi del Sud Italia, parole come rinnovamento dell'istruzione, riforma della pubblica amministrazione, investimenti nelle infrastrutture e non ultimo il rilancio di un nuovo welfare. -



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