Mercoledì, 26 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2885

Nello spazio sotterraneo del S.A.S.S. secondo incontro serale per le "Rotte del Mondo"
IL SIGNIFICATO DELLA SOLIDARIETÀ PER I BAMBINI DI CHERNOBYL

"Accoglienza e solidarietà per i bambini di Chernobyl. Quale significato oggi?" è stato il tema affrontato nella serata di ieri durante il secondo degli incontri pubblici ospitati nello spazio archeologico sotterraneo del S.A.S.S., in piazza Cesare Battisti a Trento. Ha moderato Piergiorgio Franceschini, giornalista di radio Trentino in Blu. L'incontro era curato dall'associazione "Aiutiamoli a vivere", che promuove le esperienze di accoglienza dei bambini di Chernobyl in Italia e porta avanti progetti di solidarietà in Bielorussia e altre parti del mondo.
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All'incontro hanno partecipano: Mikhail Atrokhau, "ex bambino di Chernobyl", Mirco Elena, fisico e ricercatore, Fabrizio Pacifici, fondatore e presidente dell'associazione "Aiutiamoli a vivere", membro del comitato minori stranieri del Ministero del lavoro e Raffaele Vezzola in rappresentanza delle famiglie di accoglienza. Il 26 aprile 1986, data dell'incidente nucleare Chernobyl, è l'inizio di una catastrofe dalle proporzioni devastanti e dalle conseguenze ancora poco conosciute. Una tragedia fatta anche di silenzi complici e di dati sugli effetti delle radiazioni per l'organismo umano sottovalutati o deliberatamente interpretati in modo fuorviante, che hanno condizionato la vita e le cause di morte di un'intera popolazione e costato la vita a 24.000 persone fino ad oggi.
Mirco Elena ha illustrato i motivi e gli esiti dell'incidente, avvenuto paradossalmente nel corso di un test di sicurezza della centrale nucleare, la mancanza di piani di emergenza e di precauzioni, che avrebbero limitato i danni in modo significativo. Ha citato l'eroismo degli 800 mila liquidatori del reattore, che senza alcuna vera protezione, subendone poi le atroci conseguenze, hanno contenuto i danni causati dalla nube tossica che investì tutta Europa nei giorni successivi all'esplosione e ai quali, per riconoscenza, andrebbe dedicata una via in ogni città. Eppure da Chernobyl, come da ogni tragedia, accanto al dolore schiacciante si manifesta la capacità umana di rinascere, come ha bene espresso nella sua introduzione Piergiorgio Franceschini.
I bambini bielorussi hanno trovato in Italia un'accoglienza straordinaria, da primato, se si pensa che nel 2007 il nostro paese è arrivato ad ospitare per le vacanze terapeutiche 36.000 bambini, un vero record di solidarietà. Un dato riportato dal Fabrizio Pacifici, che ha conosciuto da vicino le storie di dolore e sofferenza dei bambini di Chernobyl, e ha visto cambiare la sua vita con questa esperienza. Di qui la nascita di tanti e proficui progetti di aiuto, non solo di tipo sanitario, ma anche di formazione e di accompagnamento al lavoro per gli orfani e i giovani che vivono il disagio e la povertà. L'accoglienza in famiglia è oggi il fulcro di numerose attività di cooperazione internazionale.
Solo in Bielorussia, grazie all'associazione "Aiutiamoli a vivere" si è arrivati ad investire 5 milioni di euro in progetti che riguardano il risanamento di ospedali e orfanotrofi. Nel corso della serata sono emerse esperienze molto forti, come quella di chi rinuncia alle ferie per portare un po' di felicità ai bambini gravemente malati, facendo il clown negli ospedali e negli istituti di ricovero. E poi l'accoglienza ai bambini di Fukushima, che dà continuità all'impegno cominciato da Chernobyl e l'ospitalità e la cura dei ragazzi bielorussi ammalati di fibrosi cistica, che hanno visto aumentare considerevolmente la loro età di sopravvivenza grazie a questo progetto. Anche dal Trentino non manca un'attiva collaborazione, le famiglie trentine, oggi, aprono le porte delle loro case ad oltre 350 bambini, che hanno famiglia o che provengono da quegli istituti detti "internati", per periodi da uno a tre mesi.
Le settimane trascorse in un ambiente non contaminato, infatti, consentono la riduzione dell'attività radioattiva e favoriscono l'eliminazione delle scorie assorbite dall'organismo.
Un'esperienza che è soprattutto reciproco scambio di amore e di riconoscenza, come ha messo in evidenza la toccante testimonianza di Mikhail, giunto per la prima volta a Tassullo nel 1996, a 11 anni e che ha trovato qui una seconda famiglia. Persone che gli hanno offerto accoglienza, cura e anche aiuto nel trovare la sua strada di vita attraverso la musica e il canto. "La misura della solidarietà la trovi dentro di te, vivendo in prima persona l'esperienza" ha commentato Raffaele Vezzola, che ha portato il suo contributo in rappresentanza delle famiglie ospitanti. Famiglie che si mettono in gioco, si confrontano e si consigliano reciprocamente, con il massimo rispetto per le storie e il vissuto di ogni bambino che, va ricordato, al termine della vacanza terapeutica rientra nel suo contesto, con il bagaglio di una nuova opportunità di vita e di salute. (s.m.)

Foto e immagini video a cura dell'ufficio stampa (service video in distribuzione stasera con altre immagini della giornata di oggi).

Il programma completo sul sito: www.missionetrentino.it

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