Mercoledì, 09 Aprile 2014 - 02:00 Comunicato 827

In Trentino solo pochi anziani fumano, il livello di istruzione è buono, circa un terzo svolge un ruolo attivo nella cura di altre persone
IL PROFILO DI SALUTE DEGLI ANZIANI NELLA PROVINCIA DI TRENTO

Negli ultimi 40 anni in provincia di Trento la speranza di vita è aumentata considerevolmente e di conseguenza gli anziani sono diventati sempre più numerosi. Questo progressivo allungamento della vita rappresenta contemporaneamente un "trionfo e una sfida", come affermano gli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La sfida consiste nella necessità di prepararsi ad accogliere dignitosamente un numero crescente di anziani e nel garantire le condizioni affinché gli anni aggiunti possano essere vissuti attivamente e in buona salute. Si tratta di una sfida dal punto di vista sia sanitario che economico e sociale. Al fine di creare le condizioni per poter vincere tale sfida e trasformare gli anziani da target passivo dei sistemi sanitari e sociali a risorsa per la società l'OMS propone la strategia dell'invecchiamento attivo, basata su tre colonne: partecipazione, salute e sicurezza. Esattamente questi tre aspetti vengono indagati da "PASSI d'Argento", il sistema di monitoraggio sulle condizioni di vita degli anziani coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, al quale il Trentino ha deciso di aderire a partire dal 2012. In Trentino, rispetto al resto d'Italia, i risultati sono incoraggianti: il livello di istruzione è migliore, solo pochi anziani fumano, i servizi sono accessibili, inoltre circa un terzo degli anziani svolge un ruolo attivo nel supporto o nella cura di altre persone. Fra gli aspetti da migliorare: il peso corporeo, il consumo di alcol e l'inclusione sociale.-

"Prepararsi ad accogliere dignitosamente un numero crescente di anziani e a garantire le condizioni affinché gli anni aggiunti possano essere vissuti attivamente e in buona salute è una sfida sia dal punto di vista sanitario che economico sociale - sono state le parole dell'assessora alla salute e solidarietà sociale Donata Borgonovo Re -. Il rischio che si corre nel porre l'accento sul peso demografico crescente della popolazione anziana è quello di svalorizzare la vecchiaia, ridurla a mero problema per la tenuta del sistema di welfare, mentre invece dobbiamo sempre più lavorare sulla prospettiva promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dell'invecchiamento attivo, basata appunto sulle tre colonne di partecipazione, salute e sicurezza, affinché i nostri anziani abbiamo sempre più un ruolo attivo e positivo all'interno della società". E se il presidente della Comunità Val di Non, Sergio Menapace, ha parlato della necessità di lavorare sia sul livello sociale che su quello sanitario, nonché del ruolo svolto dalle comunità, la direttrice dell'integrazione socio-sanitaria dell'Apss, Paola Maccani ha spiegato che la ricerca può essere utilizzata da soggetti diversi, concludendo: "Le indagini ci dicono che sono le donne ad occuparsi della salute di tutta la famiglia e a supportare, in ultima analisi, il sistema del welfare, ma dalla ricerca vediamo anche che sono loro a finire la propria vita spesso sole, proprio perché vivono più a lungo".
Quindi Pirous Fateh Moghadam, dell'Osservatorio per la salute, ha illustrato i dati principali. Il "Profilo di salute degli anziani nella provincia di Trento" a cura dell'Osservatorio per la salute del Dipartimento salute e solidarietà sociale, presenta la situazione degli anziani trentini in relazione a queste tre colonne dell'invecchiamento attivo, fornendo informazioni derivanti da diverse fonti informative tra cui, in primo luogo, l'indagine "PASSI d'Argento", coordinata a livello nazionale dall'Istituto superiore di sanità e condotta a livello provinciale dal Dipartimento salute e solidarietà sociale in collaborazione con i servizi sociali delle Comunità di valle. "PASSI d'Argento" è un'indagine condotta attraverso interviste telefoniche e vis-a-vis ad un campione rappresentativo della popolazione non istituzionalizzata anziana (>64 anni) della provincia di Trento.
I risultati sono piuttosto incoraggianti (soprattutto se messi a confronto con la media italiana):
il livello di istruzione e di apprendimento permanente è migliore rispetto al resto d'Italia, esiste una vasta offerta di servizi e attività culturali diffusi su tutto il territorio provinciale;
solo il 10% degli anziani trentini riferisce di sentirsi male o molto male (contro il 18% a livello nazionale);
solo pochi anziani fumano, la maggior parte o non beve o beve in maniera moderata, la maggioranza degli anziani pratica qualche attività fisica;
la stragrande maggioranza di anziani trentini non ha problemi di vista, di udito o di masticazione (anche grazie al ricorso dei relativi ausili);
i servizi necessari alla conduzione della vita quotidiana risultano accessibili sia fisicamente che economicamente;
la maggioranza degli anziani non riferisce sostanziali difficoltà economiche, si sente sicura nel quartiere in cui abita, in una casa che quasi sempre è di proprietà;
circa un terzo degli anziani svolge un ruolo attivo nel supporto e nella cura di familiari o di altre persone.
Tuttavia si registrano alcuni aspetti critici:
praticamente tutti gli indicatori sociali e di salute seguono un gradiente sociale che penalizza le persone più anziane, meno istruite e con meno risorse finanziarie a loro disposizione (circa 1/3 della popolazione anziana ha qualche problema finanziario);
il 15% della popolazione anziana è a rischio di isolamento sociale e sono colpite maggiormente le persone con disabilità e quelle economicamente svantaggiate (l'8% degli anziani ha qualche disabilità, il 20% mostra segni di fragilità);
l'apprendimento permanente non raggiunge gli obiettivi europei;
quasi metà della popolazione anziana è in eccesso ponderale;
il consumo di alcol ad alto rischio è relativamente frequente (23%);
la consapevolezza dell'importanza della salute orale tra chi ha problemi di masticazione è relativamente scarsa;
il 15% della popolazione anziana ha sintomi di depressione;
l'attenzione dei medici agli stili di vita (attività fisica, alcol, fumo) dei propri pazienti anziani è scarsa e vengono prescritti troppi farmaci;
non pochi anziani vivono da soli, soprattutto donne, di cui una parte non trascurabile (17%) lontano dai propri familiari, percependo questo come un problema.
Per rafforzare gli aspetti positivi e affrontare quelli problematici esistono già molti interventi a livello provinciale e locale, ma per essere più incisivi occorre raggruppare le diverse attività in un'unica cornice concettuale che comprenda interventi relativi a tutte tre le colonne dell'invecchiamento attivo seguendo un approccio di promozione della salute complessiva e senza perdere di vista l'obiettivo finale di "aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita".

In allegato il profilo di salute e una scheda di presentazione
Immagini, riprese e intervista (all'assessora Borgonovo Re) a cura dell'Ufficio Stampa -