Ha introdotto l'incontro Sandro Brusco, docente presso il Dipartimento di Economia della Stony Brook University di New York, definendo Eric Maskin come "una di quelle persone che onorano il premio Nobel". Nella sua prolusione, Busco ha sottolineato l'importanza del tema sul tappeto, perché due, in particolare, sono le questioni strettamente collegate all'azione del rinviare sine die: in primis, il fallimento di completare piani di risparmio capaci di garantire una felice vecchiaia. In secondo luogo un comportamento del genere, quando viene adottato dalla massa, comporta di sicuro dei problemi in termini economici. La procrastinazione, infatti, va ad interferire con il risparmio e la pianificazione di lungo termine: tutti siamo consapevoli che dobbiamo risparmiare per la nostra vecchiaia e per i figli, ma non lo facciamo. E questo può avere conseguenze disastrose.
Attraverso esempi concreti di vita, come la scadenza della dichiarazione dei redditi, Eric Maskin ha spiegato come agisce concretamente l'azione del posticipare: "Quando pensiamo a un impegno gravoso che ci attende, come ad esempio compilare la dichiarazione dei redditi, quando s'avvicina la data di scadenza iniziamo a ignorare l'impegno che ci eravamo presi in misura sempre più crescente a mano a mano che ci avviciniamo alla data fatidica. Invece di farlo ora con sforzi minori, ignoriamo la gravosità dell'impegno stesso".
Di fronte a questo tipo di comportamento la società ha costruito dei meccanismi che costringono ad agire attuando comportamenti virtuosi. Ne sono esempi la tredicesima, presente solo in Italia, e i piani pensionistici. Sono tutti rimedi costruiti dalle istituzioni per rimediare alla tendenza umana al rimandare al futuro.
Le buone intenzioni, fissate a gennaio, non vengono realizzate perché si presentano nel presente altre possibilità. Questo avviene perché con il passare dell'anno le persone scontano il futuro in maniera sempre crescente, ignorando sempre di più il futuro. Per fortuna a dicembre arriva la "tredicesima" a sistemare alme no momentaneamente alcune cose.
Ma perché c'è questa tendenza universale a dare meno peso al futuro? Il premio Nobel ha fornito due risposte. In generale il futuro è incerto, e questa incertezza ci spinge ad optare per il vantaggio immediato. Una seconda spiegazione è legata invece al costo dell'attesa: c'è un costo in termini di energia e uno in termini di peso economico. L'altra variabile decisiva riguarda la perdita di opportunità. Se rimaniamo in attesa, siamo costretti a rinunciare ad altre occasioni che la vita ci offre.
Ma il problema del procrastinare non interessa esclusivamente la natura umana. Esperimenti sugli uccelli hanno dimostrato che anche loro hanno la tendenza a rinviare le cose.
Questione importante: l'andare in rosso con le carte di debito è l'illustrazione perfetta dell'azione del procrastinare, in quanto rinviamo il pagamento del dovuto. Le carte di credito hanno distrutto i conti di Natale. Se la procrastinazione è eccessiva, ha concluso Maskin, ci sarà la tendenza ad accumulare debiti sempre più ingenti. Questo è quello che è accaduto negli Stati Uniti e che provocato la crisi attuale. Cancellare la carta di credito potrebbe essere un modo per evitare di procrastinare ciò che dobbiamo.
"La storia ci insegna che ci sono dei cicli – ha detto Maskin. – Possiamo imparare dal passato per non continuare a procrastinare".
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