Giovedì, 30 Maggio 2013 - 02:00 Comunicato 1529

IL NOBEL SPENCE E LA PERDITA CONTINUA DI SOVRANITA'

E' Michael Spence, premio Nobel per l'economia nel 2011, il primo ospite di "grido" del Festival, ripetendo la presenza che lo vide a Trento già quattro anni fa. E alla domanda "Come governare la catena produttiva globale" non lascia spazio ad eccessivi ottimismi. E se esordisce dicendo che "i nostri nipoti non ci perdoneranno per il debito che lasciamo loro" conclude parlando di figli e nipoti "in un mondo volatile e debole, non più regolato come un tempo, assai più complicato". E la risposta alla domanda che percorrerà tutto il Festival - sovranità in conflitto - sembra chiara: "La perdita di sovranità è continua e sarà la regola, la flessibilità e la creazione di reti di sicurezza sociale sono possibili antidoti". E, come a rispondere a gran parte del dibattito di questi mesi, un altro avvertimento viene dall'economista americano: "Non è detto che il recupero della crescita economica voglia dire, nelle mutate condizioni del mercato globalizzato, recupero dell'occupazione". Specie in quei Paesi avanzati nei quali "si è smesso di investire".-

L'analisi di Spence si affida a cifre, diagrammi, slides - li si trova sul sito del Festival - ma si affida anche a passaggi secchi, quasi ultimativi: "Il fatto che tutto sia radicalmente cambiato lo si capisce bene dal fatto che le nostre strutture devono adattarsi ad interconnessioni sempre più veloci e i vincitori sono coloro che si adattano ad un mercato globale in continua evoluzione. Dieci anni fa nessuno si accorgeva della Cina, oggi vale la metà dell'economia europea e nel complesso l'economia dei Paesi emergenti vale oggi la metà del mercato mondiale. Ci si allontana rapidamente dal modello classico delle economie avanzate e la stessa dinamica del consumo ci fornisce un quadro del tutto nuovo: basti pensare che in Cina i consumatori ad alto reddito entro dieci anni passeranno da 230 a 600 milioni e d'altra parte si era sempre pensato che il rischio del debito sovrano riguardasse i paesi avanzati ed invece si è visto che non era così. Le filiere industriali si atomizzano e frammentano, spariscono i lavori di routine sia nel campo manuale che in quello cognitivo: e questo è vero in particolare a partire dal 2008 con il sempre più forte e rapido affermarsi delle nuove tecnologie". E L'Europa? "Deve fare i conti con una struttura che pratica politiche economiche decentralizzate, vista la divergenza tra i diversi Stati e che poi deve affidarsi a strumenti per la convergenza economica che sono invece centralizzati. Tocca dunque agli europei scegliere tra decentramento e accentramento". Quanto alla crisi: "L'Europa reggerà ma la ripresa non arriverà prima di due anni".

Web: www.festivaleconomia.it
Twitter: @economicsfest
Facebook: www.facebook.com/festivaleconomiatrento
-