Giovedì, 10 Ottobre 2019 - 13:45 Comunicato 2428

I Musei Ferrari incontrano le scuole

Tutti conoscono i successi della Rossa di Maranello in Formula 1 ma non molti sono a conoscenza delle attività didattiche, formative e di team-building dei Musei Ferrari: si tratta dei Red & Yellow Campus, laboratori didattici che attirano annualmente nel modenese circa 10.000 studenti provenienti dalle scuole di tutta Italia. Se ne è parlato questa mattina a Palazzo Geremia con Marco Caobelli, referente attività didattiche Musei Ferrari Red & Yellow Campus, e Luca Galassi, senior tutor dei laboratori didattici Red Campus, insieme ad una nutrita ed entusiastica partecipazione degli studenti dell’I.T.T “Michelangelo Buonarroti” di Trento.

Quanta organizzazione c’è in un team vincente di Formula 1? Quanta innovazione tecnologica, creatività, training ma soprattutto quanto lavoro di squadra si nascondono dietro ai successi dei bolidi rossi? Queste le finalità delle attività didattiche dei Musei Ferrari, che sono due: uno a Maranello (con vocazione più tecnologica e mirata alla Formula 1) e un altro a Modena (costruito intorno alla casa di Enzo Ferrari e centrato invece sulla storia della Casa del Cavallino con focus sulle vetture stradali). Le attività formative dei Campus – “Red” per le scuole superiori e università, “Yellow” dalle scuole medie a scendere – sono centrate sugli aspetti caratterizzanti delle scuderie: un primo tecnologico (focalizzato sulla motoristica), un secondo che si concentra sul lavoro di squadra e un terzo che pone la sua attenzione alla Ferrari come brand.     

“In un team di Formula 1, al di là delle capacità del pilota che è come se fosse una rockstar – esordisce Marco Caobelli –, il lavoro di squadra riveste un ruolo fondamentale. Uno degli esempi più calzanti che portiamo per evidenziare l’importanza del team è il pit-stop, un momento delicatissimo della gara in cui ci si gioca tutto in 2,5 secondi (anche se il team Ferrari ha il record di soli 1,89 secondi). Una ventina di meccanici, i migliori disponibili, che con il loro operato possono anche condizionare l’esito di una competizione”.

“Quei due secondi e mezzo – spiega Luca Galassi – sono il risultato di una cura maniacale per i dettagli, tantissimo allenamento (fisico e mentale), ma soprattutto una spasmodica attenzione ai ruoli e agli obiettivi di ciascun membro del team. Ovviamente, anche la scienza svolge il suo ruolo, se si pensa che in Formula 1 vengono oramai adottate tecnologie che provengono dal settore aerospaziale. A volte a Maranello sembra di stare alla NASA”.

Ma l’offerta Ferrari, oltre ai bolidi da strada e da pista, agli spazi museali e alla relativa didattica, riguarda anche la formazione dei piloti. Compie infatti 10 anni la “Driver Academy”, una scuola di guida per piloti di Formula 1 che trova origine nel sogno di Enzo Ferrari: “mi piace pensare che Ferrari crei anche piloti, oltre che macchine”, sosteneva infatti il fondatore. Da questa Academy è recentemente passato l’attuale pilota Charles Leclerc e attualmente si sta formando Mick Schumacher, figlio di Michael al quale è stata dedicata una mostra - sempre a Trento, al Palazzo delle Albere - inaugurata proprio ieri. Sul green del Parco delle Albere sarà inoltre possibile ammirare una modello di Rossa da Formula 1.



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