Venerdì, 01 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1532

A "Confronti" la disoccupazione giovanile, l'assenza di ricambio generazionale, il debito pubblico e la fuga all'estero
I GIOVANI (E I CONTI) CHE NON TORNANO

Si fa presto a parlare di giovani e di questione giovanile, ma quali sono le basi per rendere più equa la società attuale? E' una domanda che da sola sottende molte implicazioni e altrettante soluzioni per uscire dalla crisi economica, e che è stata al centro del dibattito fra Sergio Nava, Leonardo Becchetti, Luca Bianchi, Francesco Delzio, Michele Rizzi e Alessandro Rosina, intervenuti a Palazzo Calepini per il format ‘Confronti' del Festival dell'Economia. Il dibattito ha toccato molti temi, dalle cause della disoccupazione giovanile all'assenza di ricambio generazionale, dalla genesi del debito pubblico alla diaspora dei giovani in Italia e all'estero.-

L'incontro è iniziato con un videomessaggio del presidente dell'ISTAT Enrico Giovannini, che ha introdotto il tema sottolineando come "a seguito delle politiche degli ultimi anni, il lavoro dei genitori sia stato tutelato meglio di quello dei loro figli. Serve, ha proseguito Giovannini, un "nuovo modello di sviluppo" per sciogliere il nodo intergenerazionale e favorire la partecipazione dei giovani alla gestione delle imprese e della cosa pubblica. E' necessario introdurre dei nuovi indicatori a livello statistico, come l'indicatore di benessere, per aiutare la politica europea ad agire nel migliore dei modi, per "abbattere la sensazione di vulnerabilità che attanaglia la società" e che porta la generazione dei genitori a soffocare più che a proteggere la potenzialità dei propri figli.
Introdotti da Sergio Nava, sono quindi iniziati gli interventi dei vari relatori. Brillante l'intervento di Michele Rizzi che ha coinvolto nel dibattito un gruppo di ragazzi presenti in platea. "Il vero focolaio della crisi è l'avidità e l'assenza di senso della responsabilità" ha dichiarato, ricostruendo le vicende politico-economiche che portarono alla crescita smodata del debito italiano a seguito della crisi dei tardi anni Settanta. Il debito, ha proseguito, può però rivelarsi un'occasione di rinascita se gestito con il giusto spirito di collaborazione generazionale: regolando gli eccessi e eliminando la speculazione, è possibile ricominciare a intendere il profitto come servizio alla comunità.
Alessandro Rosina, docente all'Università Cattolica di Milano, ha invece sollevato la questione dei cervelli in fuga e dei cosiddetti "bamboccioni, mammoni e sfigati", vittime prima di tutto di ingiuste definizioni linguistiche. Si tratta invece di realtà analizzate finora da strumenti statistici inadeguati, che non distinguono le varie forme di disoccupazione e che includono i cervelli in fuga nel dato complessivo dell'emigrazione. Questi ultimi infatti, "non sempre emigrano a causa del precariato, ma alla ricerca di strumenti migliori per fare al meglio il proprio lavoro". E' dunque compito della politica sviluppare questi strumenti anche in Italia, purchè si conosca il potenziale dei propri giovani e che la regolamentazione venga pianificata sul lungo periodo.
La parola è passata quindi a Luca Bianchi, vicedirettore SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, che ha approfondito la situazione dei giovani al Sud. "Molti fenomeni derubricati sotto la voce ‘mezzogiorno' sono in realtà questioni di portata nazionale" ha esordito, dal momento che il dato di disoccupazione giovanile fra gli under 35 è uguale fra Nord e Sud Italia. Le migrazioni interne sono però prima di tutto occasioni di esperienza, che non escludono a priori la possibilità del ritorno. Cambiare quindi le politiche nazionali è necessario per superare i fenomeni di gerontocrazia e clientelismo, a patto che non si ceda alle semplificazioni qualunquistiche: "mi auguro – ha concluso Bianchi – che uno scontro generazionale ancora più duro faccia superare l'immobilismo e che la filosofia del futuro sia di trovare soluzioni individuali ai problemi collettivi, e non ai propri interessi".
La parola è passata quindi a Francesco Delzio, imprenditore e scrittore, che ha delineato alcune possibili soluzioni di rinascita. Delzio ha inizialmente attaccato due "specchietti per le allodole" spesso indicati dai media come soluzioni alla crisi giovanile. Il primo è il patto generazionale che "è venuto meno già nel 1996 con la riforma delle pensioni del governo Dini e non è in alcun modo recuperabile". Il secondo è l'illusione della laurea: "paradossalmente studiare non paga, sia perché a un brillante percorso di studi non segue una conseguente remunerazione, sia perché le stesse università hanno prodotto negli ultimi dieci anni migliaia di laureati in discipline che non servono". La ripresa, ha proseguito Delzio è però possibile fin da subito se si rendesse "conveniente per l'imprenditore" il lavoro indeterminato dei dipendenti, ad esempio attraverso forti sgravi fiscali nel primo periodo di assunzione. Allo stesso tempo in Italia c'è "una moltitudine di giovani che provano a creare aziende nel deserto, molto più che all'estero", scontrandosi poi con la scarsa fiducia delle banche. Un intervento dello Stato in questo senso sarebbe una vera operazione di rinascita.
La conclusione è spettata infine a Leonardo Becchetti, professore di Economia all'Università Tor Vergata di Roma, che ha sottolineato come l'interazione fra gli stati europei dovrebbe assomigliare a quella fra gli stati federati degli USA, ed essere basata su "fiducia, dono, sussidiarietà e reciprocità". "Bisogna prima di tutto recuperare i 50 altri spread tra Italia e Germania: digitalizzazione, occupazione, burocrazia, giustizia civile…" da affiancare contestualmente a una forte riforma della finanza, poiché "salvare le banche senza imporre nuove regole è stato sicuramente un grave errore". La soluzione è ancora una volta quella politica, e inizia da quello che Becchetti ha definito voto col portafoglio: "Qual è il sistema di credito che vogliamo? La scelta è solo di noi elettori: siamo chiamati a scegliere tra la cultura della scommessa e quella della responsabilità, ed è quet'ultima l'unico modo per ritrovare una nuova speranza".

Per seguire e partecipare alla discussione online del Festival, l'hashtag ufficiale è #festivaleconomia -