Lunedì, 24 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2858

Oggi pomeriggio primo incontro pubblico delle Rotte del Mondo
I GIOVANI DELL'EST EUROPA: PROBLEMI E PROSPETTIVE

Sì è parlato di giovani dell'Est Europa, delle loro aspettative, dei problemi che devono fronteggiare questo pomeriggio nella sala Depero della Provincia, nel primo degli incontri pubblici della manifestazione "Sulle Rotte del Mondo", dedicata quest'anno all'Europa, ai missionari trentini che operano - o hanno operato - in paesi come Albania, Romania, Russia, Kosovo. Un impegno prezioso, il loro, soprattutto sul versante della formazione. Ed il messaggio che un po' tutti i relatori, religiosi e laici, hanno condiviso, è proprio questo: bisogna puntare sulla formazione, professionale, scientifica, ma anche e in primo luogo umana. Perché i valori sui si edifica una società sono determinanti.-

Sul tavolo dei relatori, introdotti dal direttore del quotidiano L'Adige Pierangelo Giovanetti, Giorgio Comai, dell'Osservatorio Balcani e Caucaso, profondo conoscitore dell'ex-Urss e dell'area caucasica, Sabrina Lekaj, coordinatrice del centro giovanile di Peje/Pec in Kosovo, fra' Luciano Levri, di Fiavè, religioso Marianista, impegnato attualmente in un progetto con i bambini Rom in Albania, padre Gianfranco Maronese, insegnante, pedagogo, provinciale dei Verbiti in Italia, Romania e Moldavia, mons. Angelo Massafra, arcivescovo metropolita di Scutari-Pult, che già stamani era intervenuto alla cerimonia di apertura, fra' Paolo Ruatti, originario di Terzolas, frate Concezionista, medico, rettore dell'Università cattolica di Tirana, padre Fabio Volani, di Volano, dell'ordine del "Giuseppini del Murialdo", attualmente missionario in Romania.
Ha aperto i lavori mons. Massafra, che ha illustrato quanto sottolineato recentemente dalla Conferenza episcopale albanese, nella festività dell'indipendenza: "L'Albania vede il suo futuro nell'Europa. Il paese non deve chiudersi ma al contrario impegnarsi per la democrazia e l'apertura all'Europa. Un appello che abbiamo rivolto in particolare ai giovani, affinché costruiscano il loro futuro giorno per giorno, con onestà e serietà. Ci vuole anche la cultura del lavoro, l'impegno educativo e formativo, bisogna combattere l'analfabetismo e l'ignavia. Bisogna anche che i giovani si convincano dell'importanza di rimanere del proprio paese per costruire lì e non altrove il proprio futuro."
Sabrina Lekaj ha delineato il quadro di un paese che ha vissuto la guerra. "E' la prima volta che vengo in Italia - ha detto - e sono stata molto colpita dal benvenuto che la vostra città mi ha dato. Ho anche constatato che in Trentino sono molto informati sulle vicende del Kosovo. La mia esperienza è questa: tutti i miei fratelli hanno lasciato il Kosovo per cercare un futuro migliore. La popolazione del Kosovo è la più giovane d'Europa. Nel paese ci sono anche molte comunità e culture diverse. Questo si riflette sul centro giovanile che conduco, sostenuto dall'Associazione Trentino con i Balcani. Nel centro si fanno molte attività, ma esso è soprattutto un luogo di incontro e di interscambio. Un luogo dove ci si può esprimere liberamente."
Per Fabio Volani "le vocazioni in Romania crescono, e questo è un bene. E' tuttavia indispensabile anche il lavoro educativo. Infatti accanto al seminario abbiamo creato una scuola e abbiamo avviato attività di animazione per i ragazzi cattolici e ortodossi, che così possono stare assieme. Recentemente è nata l'idea di creare un centro di ascolto, accreditato anche dal governo rumeno, con psicologi e altro personale competente per aiutare i giovani e le famiglie superare le loro difficoltà. Un problema che incontriamo è che le istituzioni, anche in Italia sono pronte a sostenere i nostri progetti quando si tratta di costruire edifici, strutture, muri, ma non altrettanto quando si tratta di sostenere progetti educativi, ovvero pagare gli insegnanti e così via. La formazione culturale, sociale e spirituale è fondamentale. Cattolici o ortodossi siamo tutti cristiani, abbiamo bisogno di recuperare il cammino della fede."
Giorgio Comai ha portato la sua esperienza di ricercatore in Russia e negli altri paesi dell'ex-Urss. "In Russia si è parlato a lungo di generazione perduta, relativamente a coloro che sono stati educati durante il comunismo e poi hanno dovuto affrontare in età adulta una realtà profondamente mutata. I più giovani invece non hanno sperimentato questa lacerazioni. Spesso oggi si discute di mancanza di valori nelle nuove generazioni. Lo Stato ha cercato di affrontare il problema attraverso attività educative a sfondo patriottico. Questa azione ha caratteri contraddittori: da un lato i giovani vengono educati ai valori della tolleranza e della multiculturalità, dall'altra vengono anche indottrinati. In Caucaso la situazione è complicata dall'esistenza di un conflitto, che rende difficile qualsiasi intervento, compreso quello delle ong."
Luciano Levri in Albania opera nel campo dell'integrazione di bambini Rom. "I Rom sono gli invisibili - ha detto - , quelli che non possiedono diritti. Anche la Chiesa deve interrogarsi su questo. La Chiesa è più attenta all'assistenza che al godimento dei diritti. I bambini non vanno alla scuola materna, quando vanno a scuola, se ci vanno, vengono messi tutti assieme in fondo alla classe. L'insegnamento ai Rom viene confuso con la rieducazione, il bambino viene visto come 'mancante di qualcosa', non come una risorsa. Il cammino è molto lungo. Noi dobbiamo dire che andare alla scuola materna è un diritto, non una concessione. Al tempo stesso le famiglie vanno responsabilizzate, seguite passo passo. I problemi sono enormi: spesso le baracche in cui vivono i Rom non hanno nemmeno un tavolo o un comodino dove appoggiarsi per scrivere. E poi, dobbiamo seguire ogni singola persona, le persone, le famiglie, non sono tutte uguali, non sono interscambiabili. Ognuna di esse va riconosciuta come tale. Accettare la diversità del Rom è importante anche per i 'bianchi', li aiuta a crescere."
Padre Gianfranco Maronese, dei Verbiti di Varone, oggi è in Moldavia. "Siamo andati ad operare in una zona rurale, con attività di formazione per i sacerdoti, le suore, i laici ma anche i giovani. Al mio arrivo mi ha colpito l'assenza di bambini che giocavano a pallone nelle strade. Gli operai uscivano dalle fabbriche senza parlare. Nessuno si sentiva libero di parlare. Il comunismo aveva tolto la creatività e la criticità nelle persone, e aveva tolto anche i valori. L'idea era cercare di sopravvivere, di farla franca. Qui una volta ho parlato con un costruttore di Riva, che mi ha detto che bisognava costruire fabbriche, non scuole. Mi sono detto: no, bisogna costruire l'uomo. Solo così il lavoro avrà un senso. Bisogna dare valori, restituire la capacità di essere critici. Superare un apprendimento solo mnemonico. L'atteggiamento autoritario degli stessi sacerdoti. Tuttavia in questi anni la Romania e la Moldavia hanno conosciuto, in certe zone, uno sviluppo immenso. Il sogno dell'Occidente è entrato anche lì. Certo, non è facile passare da uno stile di vita all'altro. Ci vogliono formazione e ci vogliono valori. Altrimenti questo sogno viene inseguito solo con l'emigrazione, con la rincorsa della ricchezza facile. Tutti devono fare la loro parte: politica, chiesa, scuola, istituzioni."
Paolo Ruatti, nel suo impegno di medico ma anche di rettore dell'Università, ha come principale impegno quello di aiutare i giovani a formarsi. "Abbiamo visto la marea di giovani che venivano a studiare in Italia, ha toccato quota 12.000. Ci siamo detti: perché non portare noi la nostra formazione in Albania? Un formazione seria, bene impostata, ad un tempo scientifica e umana, sociale. Dapprima abbiamo formato infermieri, con docenti italiani. Abbiamo cercato dei partners nelle università italiane, avviando quindi una serie di corsi di laurea in campo medico- sanitario, in economia e scienze politiche. Oggi abbiamo circa 1.500 studenti e abbiamo laureato 600 studenti. L'ambiente universitario che abbiamo creato è un ambiente accogliente, che crea comunità. Le nostre lauree sono riconosciute in tutta Europa. I professionisti che stiamo creando domani saranno un lievito della società albanese. E l'Albania è un paese giovane, ha di fronte a sé un grande futuro."

Questa sera allo spazio archeologico del Sass, in piazza Battisti a Trento, l'incontro pubblico sul tema: "La vita e il rispetto delle donne-minoranze in Kosovo."
Domani alle 17 in sala Depero Il tema sarà: "Migrazioni di donne dall'Est all'Ovest dell'Europa: conseguenze e sfide."
Nel frattempo oggi pomeriggio ha aperto i battenti anche il tendone in piazza Duomo a Trento che fungerà in questi giorni da casa-base delle associazioni trentine che operano in Europa con progetti di solidarietà internazionale e che ospita il ciclo "Incontro con l'autore".

Informazioni, programma e altro materiale sul sito: www.missionetrentino.it
Video e interviste sulla webtv della Provincia, accessibile dalla homepage: www.provincia.tn.it.

Immagini a cura dell'ufficio stampa: inaugurazione casa-base in piazza Duomo a Trento, intervista a mons. Massafra, immagini dell'incontro pubblico delle ore 17 in sala Depero.

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