Sabato, 23 Settembre 2017 - 16:59 Comunicato 2492

Prosegue il Festival delle Resistenze a Trento
Gli stereotipi sulle donne di Silvia Furlan

L'identità e la resistenza, in particolare quelle coniugate al femminile, sono state al centro della prima parte della seconda giornata del Festival delle Resistenze contemporanee, in corso di svolgimento in piazza Cesare Battisti a Trento. Al centro dello spettacolo “Io spero in meglio”, monologo di Silvia Furlan per la regia di Elena Marino della compagnia Live Art (presso Studio 14 di Trento), ci sono gli stereotipi di genere che continuano a caratterizzare la nostra vita quotidiana. Nello specifico, i pregiudizi con cui devono fare i conti le donne.

“Bisogna stare attenti all'uso delle parole. Anche senza volerlo usiamo termini che indicano discriminazione di genere. Se ad esempio – dice Silvia Furlan – diciamo di un uomo che è facile per intendere poco complicato, una donna facile è una mignotta. Un uomo che sa intrattenere è ben visto, una donna che intrattiene invece è una mignotta. Lo stesso vale per l'accompagnatrice, per la massaggiatrice e così via. E la cosa grave è che spesso sono le donne stesse a usare questi termini, cosicché noi donne dobbiamo combattere non solo con gli uomini ma anche con il fuoco amico”.

Come se ne esce? “Con l'educazione dei giovani, perché non acquisiscano la mentalità dei genitori e anzi – aggiunge Furlan– perché cerchino a loro volta di educare i genitori. E poi ci vuole un cambio di pensiero nella politica, nella scuola...”

Gli stereotipi di genere peraltro vanno anche a scapito dei maschi: “Basti pensare – dice Elena Marino – alle conseguenze sulla sensibilità dei ragazzini quando gli si dice loro che certe cose sono da femminucce, usando questo termine in senso dispregiativo. Ci vuole una rivoluzione culturale, in cui le donne devono essere protagoniste perché tuttora noi donne siamo afflitte da una sorta di autoflagellazione che ci rende la vita ancora più difficile”.

Al dibattito post spettacolo, al quale hanno assistito tanti studenti trentini, ha partecipato anche l'assessora provinciale alle Politiche giovanili Sara Ferrari, che ha portato ad esempio la composizione degli organi politici: “Se la presenza femminile negli organi decisionali è ancora bassissima, evidentemente noi donne non siamo ancora abituate a vedere una figura femminile come portatrice di interessi collettivi. E visto che si parla di resistenze, i giovani – ragazze ma anche ragazzi – devono resistere alle aspettative scontate che li condizionano e che li portano a fare cose che non hanno scelto. I genitori dovrebbero capire quali sono i talenti dei figli e lasciare loro la libertà di esprimersi, anche per poter godere appieno della ricchezza della differenza”.

Nel primo pomeriggio donne ancora alla ribalta con il toccante docu-film di produzione belga “Patience patience” di Hadja Labib. La storia racconta le vicende di 6 donne marocchine accomunate dall'emigrazione negli anni Sessanta al seguito dei mariti nelle miniere del Belgio. Un cambio di vita radicale che per loro ha significato tanto lavoro in casa e tante rinunce, a cominciare dalla mancata alfabetizzazione. La svolta arriva quando, andando per la prima volta in un teatro, assistono allo spettacolo di Tata Milouda Chaqiq, cantante-autrice di 67 anni partita dal Marocco senza soldi, senza documenti e senza istruzione. “A casa mia solo i maschi potevano andare a scuola. Ogni mattina prendevo la cartella di mio fratello, lo accompagnavo alla fermata come se anch'io avessi dovuto andare a scuola e poi tornavo a casa piangendo. Mi ripetevano sempre “Patience, patience. T’iras au paradis!” (Porta pazienza e andrai in paradiso). Ma io un pezzo di paradiso lo voglio adesso, oggi!”

L'amicizia con la gioiosa Milouda dona al gruppo di amiche la forza di cambiare vita e parte una sorta di rinascita: iniziano ad andare a scuola, guidano per la prima volta una vettura, fanno la prima gita della loro vita, girano per Bruxelles come turiste e non solo per fare la spesa, scoprono il Mare del Nord e di esperienza in esperienza riescono perfino ad organizzare un viaggio a New York, non prima di aver imparato anche un po' di inglese.

(fm)


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